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Gennaio 2011 - Come le bibliche piaghe d’Egitto, il Punteruolo
Rosso (Rhynchophorus ferrugineus) è arrivato inesorabilmente
anche nei parchi di Colli Aniene. Colpisce e distruggere le numerose
palme che nel verde del nostro quartiere hanno trovato cura e dimora
per oltre 30 anni. Il riferimento all’Egitto non è casuale.
La prima segnalazione di questo parassita in Italia risale al 2004
quando, dalla nazione dei Faraoni e delle Piramidi, un commerciante
toscano importò un carico di piante esotiche infette. La
diffusione su tutto il territorio nazionale è avvenuta con
la velocità di una pestilenza. A detta di alcuni esperti,
e nel peggiore dei casi, si prevede l’estinzione totale delle palme
nella città di Roma, prima del 2015. L’identificazione della
pianta appena attaccata è impossibile ad occhio nudo. Solo
dopo circa un mese sono visibili i sintomi dell’attacco: le foglie
hanno un aspetto cadente, poi ingialliscono fino a cadere a terra
spontaneamente, inesorabilmente una per una. La morte definitiva
arriva attraverso un vero e proprio collasso dell’albero e solo
a questo punto gli insediamenti del dannoso coleottero abbandonano
la pianta attaccata spostandosi su un nuovo esemplare non troppo
lontano da quello distrutto. I rimedi chimici adottati fino ad oggi
sembrano avere uno scarso effetto contro questo insaziabile insetto.
Qualche risultato si ha attraverso il trattamento fitoterapico chiamato
endoterapia (molto costoso), che consiste nell’inoculazione di prodotti
chimici direttamente nel tronco delle palme mediante dei particolari
iniettori effettuato ai primi sintomi dell’infezione, altrimenti
è indispensabile l’abbattimento e la bruciatura della palma.
Esistono decreti legislativi che tentano di arginare il diffondersi
dell’epidemia. Nel caso di accertata malattia della pianta è
obbligatorio informare le autorità competenti, ai sensi del
Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
del 9.11.2007 e del decreto
legislativo 214/2005. Inoltre ogni caso va comunicato immediatamente
al Servizio Fitosanitario Regionale, per non incorrere nelle sanzioni
pecuniarie previste nel decreto stesso. Per ulteriori chiarimenti
è possibile rivolgersi ad un esperto oppure approfondire
il problema sul sito della Regione Lazio.
Il
Comitato di quartiere, mentre assiste a questo strazio cercandone
la soluzione più idonea, osserva anche il continuo e costante
degrado dei nostri parchi. Il passaggio di competenze,
sui parchi del comprensorio, passate dagli abitanti di Colli Aniene
al Comune di Roma, dopo tre decenni dalla costruzione del quartiere,
ha prodotto i risultati che tutti possiamo constatare. Trent’anni
or sono il quartiere Colli Aniene era indicato come un piccolo paradiso
terrestre in mezzo a tanta cementificazione. Ora molti condomini
hanno pensato bene di scaricare dal proprio bilancio quelle spese
per il mantenimento del verde, avuto in concessione dal Comune,
considerate “superflue”, e così le competenze delle tanto
decantate aree verdi, sono tornate al Comune
di Roma la cui opera primaria è il totale abbandono.
Il Parco compreso tra via Ruini e via Orano, quello con il piccolo
anfiteatro, è un esempio eclatante: il completo abbandono
lo ha ridotto ormai ad una macchia mediterranea. Uno studio commissionato
dal V Municipio all’Università La Sapienza di Roma (Dipartimento
di Ingegneria Civile Edile e Ambientale) individua la scarsa manutenzione
delle aree verdi come una criticità ambientale che comporta
non solo impatti gravi limitando l’accessibilità e l’utilizzo
delle aree ma anche l’incremento del fenomeno di abbandono con conseguente
incremento del degrado e sviluppo di fenomeni di utilizzo improprio.
Il CdQ di Colli Aniene ritiene di poter migliorare questa vergognosa
situazione agendo sulla cultura e sulla sensibilità dei cittadini
e delle istituzioni per la conservazione di questa risorsa.
Pensiamo di coinvolgere tutto il quartiere programmando una serie
di eventi con la partecipazione delle scuole e delle istituzioni.
Cercheremo di diversificare lo sviluppo di poli d’interesse andando
dalla pulizia delle aree verdi, agli incontri tematici sull’ambiente,
ai seminari presso le scuole e al doveroso coinvolgimento delle
istituzioni sotto la spinta “il cittadino fa la sua parte,
le istituzioni rispondano alle sollecitazioni”. Cercheremo
alleanze con le associazioni ambientali, richiederemo il patrocinio
del Comune e del Municipio ma soprattutto stimoleremo la risposta
dei cittadini che vivono nel quartiere. Vi terremo informati sullo
sviluppo di questo ambizioso progetto nel quale crediamo. Ci aspettiamo
fiumi di proposte da parte di tutti.
Antonio
Barcella
www.collianiene.org
comitato@collianiene.org
Come combattere il Punteruolo Rosso:
la parola all’esperto
Come descritto nell’articolo i sintomi della malattia si manifestano
quando la pianta è stata già attaccata dal parassita.
La chioma appare disomogenea (1°stadio) e l’apice centrale,composto
dalle foglie più giovani in parte ancora chiuse, inizia
a piegare fino a rompersi ed adagiarsi su un lato, completamente
eroso all’attaccatura in prossimità del cuore della
palma. Nei giorni successivi, spesso in seguito a vento o
piogge, abbasserà tutte le altre foglie (2°stadio)
e ne lascerà cadere gran parte fino a seccare completamente
(3° e ultimo stadio).
Nonostante la pianta abbia raggiunto il 3° stadio e la
pianta sia irrecuperabile, l’insetto continua a nutrirsi,
riprodursi e volare altrove infestando tutte le altre palme
vicine. Proprio per questo, oltre la prevenzione, con misture
di prodotti che ne scoraggiano l’ingresso (lavaggi della chioma
con misture chimiche o biologiche con “nematodi”) é
opportuno intervenire tempestivamente su quelle già
attaccate, defogliandole subito, onde tutelare la sicurezza
dei passanti (caduta foglie), così da eliminare ogni
traccia dell’insetto. Vengono in oltre incappucciate per non
permettere ingresso e uscita di nuovi punteruoli rossi. Se
durante il defogliamento, il tecnico ritiene che il cuore
della pianta infestata sia ancora in buone condizioni, si
può tentare una cura a base di lavaggi della chioma
con mistura. Il rimedio è ancora sperimentale ma dà
buoni risultati ed ha un costo contenuto.
È opportuno tentare tutti i possibili rimedi per salvare
la pianta perché lo smaltimento di quelle irrecuperabili
appare problematico in quanto la pianta non brucia. Per questo
le ditte che si occupano di questa operazione devono necessariamente
spezzettare con le motoseghe i tronchi in tanti piccoli pezzi
affinché le apparecchiature delle discariche possano
tempestivamente triturarle. L’intervento ha un costo elevato,
fino a 500 euro solo per la “testa”, in quanto si tratta di
un rifiuto speciale, sfavorendo sicuramente un intervento
tempestivo e, più spesso, adottando inopportuni e irregolari
smaltimenti.
Claudio
Allegrucci
romalberi@tiscali.it
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