Il Punteruolo Rosso, ospite sgradito dei parchi di Colli Aniene, riporta l’attenzione sul degrado urbano

3 Gennaio 2011 - Come le bibliche piaghe d’Egitto, il Punteruolo Rosso (Rhynchophorus ferrugineus) è arrivato inesorabilmente anche nei parchi di Colli Aniene. Colpisce e distruggere le numerose palme che nel verde del nostro quartiere hanno trovato cura e dimora per oltre 30 anni. Il riferimento all’Egitto non è casuale. La prima segnalazione di questo parassita in Italia risale al 2004 quando, dalla nazione dei Faraoni e delle Piramidi, un commerciante toscano importò un carico di piante esotiche infette. La diffusione su tutto il territorio nazionale è avvenuta con la velocità di una pestilenza. A detta di alcuni esperti, e nel peggiore dei casi, si prevede l’estinzione totale delle palme nella città di Roma, prima del 2015. L’identificazione della pianta appena attaccata è impossibile ad occhio nudo. Solo dopo circa un mese sono visibili i sintomi dell’attacco: le foglie hanno un aspetto cadente, poi ingialliscono fino a cadere a terra spontaneamente, inesorabilmente una per una. La morte definitiva arriva attraverso un vero e proprio collasso dell’albero e solo a questo punto gli insediamenti del dannoso coleottero abbandonano la pianta attaccata spostandosi su un nuovo esemplare non troppo lontano da quello distrutto. I rimedi chimici adottati fino ad oggi sembrano avere uno scarso effetto contro questo insaziabile insetto. Qualche risultato si ha attraverso il trattamento fitoterapico chiamato endoterapia (molto costoso), che consiste nell’inoculazione di prodotti chimici direttamente nel tronco delle palme mediante dei particolari iniettori effettuato ai primi sintomi dell’infezione, altrimenti è indispensabile l’abbattimento e la bruciatura della palma. Esistono decreti legislativi che tentano di arginare il diffondersi dell’epidemia. Nel caso di accertata malattia della pianta è obbligatorio informare le autorità competenti, ai sensi del Decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del 9.11.2007 e del decreto legislativo 214/2005. Inoltre ogni caso va comunicato immediatamente al Servizio Fitosanitario Regionale, per non incorrere nelle sanzioni pecuniarie previste nel decreto stesso. Per ulteriori chiarimenti è possibile rivolgersi ad un esperto oppure approfondire il problema sul sito della Regione Lazio.
Il Comitato di quartiere, mentre assiste a questo strazio cercandone la soluzione più idonea, osserva anche il continuo e costante degrado dei nostri parchi. Il passaggio di competenze, sui parchi del comprensorio, passate dagli abitanti di Colli Aniene al Comune di Roma, dopo tre decenni dalla costruzione del quartiere, ha prodotto i risultati che tutti possiamo constatare. Trent’anni or sono il quartiere Colli Aniene era indicato come un piccolo paradiso terrestre in mezzo a tanta cementificazione. Ora molti condomini hanno pensato bene di scaricare dal proprio bilancio quelle spese per il mantenimento del verde, avuto in concessione dal Comune, considerate “superflue”, e così le competenze delle tanto decantate aree verdi, sono tornate al Comune di Roma la cui opera primaria è il totale abbandono. Il Parco compreso tra via Ruini e via Orano, quello con il piccolo anfiteatro, è un esempio eclatante: il completo abbandono lo ha ridotto ormai ad una macchia mediterranea. Uno studio commissionato dal V Municipio all’Università La Sapienza di Roma (Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale) individua la scarsa manutenzione delle aree verdi come una criticità ambientale che comporta non solo impatti gravi limitando l’accessibilità e l’utilizzo delle aree ma anche l’incremento del fenomeno di abbandono con conseguente incremento del degrado e sviluppo di fenomeni di utilizzo improprio.
Il CdQ di Colli Aniene ritiene di poter migliorare questa vergognosa situazione agendo sulla cultura e sulla sensibilità dei cittadini e delle istituzioni per la conservazione di questa risorsa.
Pensiamo di coinvolgere tutto il quartiere programmando una serie di eventi con la partecipazione delle scuole e delle istituzioni. Cercheremo di diversificare lo sviluppo di poli d’interesse andando dalla pulizia delle aree verdi, agli incontri tematici sull’ambiente, ai seminari presso le scuole e al doveroso coinvolgimento delle istituzioni sotto la spinta “il cittadino fa la sua parte, le istituzioni rispondano alle sollecitazioni”. Cercheremo alleanze con le associazioni ambientali, richiederemo il patrocinio del Comune e del Municipio ma soprattutto stimoleremo la risposta dei cittadini che vivono nel quartiere. Vi terremo informati sullo sviluppo di questo ambizioso progetto nel quale crediamo. Ci aspettiamo fiumi di proposte da parte di tutti.

Antonio Barcella
www.collianiene.org
comitato@collianiene.org

Come combattere il Punteruolo Rosso: la parola all’esperto

Come descritto nell’articolo i sintomi della malattia si manifestano quando la pianta è stata già attaccata dal parassita. La chioma appare disomogenea (1°stadio) e l’apice centrale,composto dalle foglie più giovani in parte ancora chiuse, inizia a piegare fino a rompersi ed adagiarsi su un lato, completamente eroso all’attaccatura in prossimità del cuore della palma. Nei giorni successivi, spesso in seguito a vento o piogge, abbasserà tutte le altre foglie (2°stadio) e ne lascerà cadere gran parte fino a seccare completamente (3° e ultimo stadio).
Nonostante la pianta abbia raggiunto il 3° stadio e la pianta sia irrecuperabile, l’insetto continua a nutrirsi, riprodursi e volare altrove infestando tutte le altre palme vicine. Proprio per questo, oltre la prevenzione, con misture di prodotti che ne scoraggiano l’ingresso (lavaggi della chioma con misture chimiche o biologiche con “nematodi”) é opportuno intervenire tempestivamente su quelle già attaccate, defogliandole subito, onde tutelare la sicurezza dei passanti (caduta foglie), così da eliminare ogni traccia dell’insetto. Vengono in oltre incappucciate per non permettere ingresso e uscita di nuovi punteruoli rossi. Se durante il defogliamento, il tecnico ritiene che il cuore della pianta infestata sia ancora in buone condizioni, si può tentare una cura a base di lavaggi della chioma con mistura. Il rimedio è ancora sperimentale ma dà buoni risultati ed ha un costo contenuto.
È opportuno tentare tutti i possibili rimedi per salvare la pianta perché lo smaltimento di quelle irrecuperabili appare problematico in quanto la pianta non brucia. Per questo le ditte che si occupano di questa operazione devono necessariamente spezzettare con le motoseghe i tronchi in tanti piccoli pezzi affinché le apparecchiature delle discariche possano tempestivamente triturarle. L’intervento ha un costo elevato, fino a 500 euro solo per la “testa”, in quanto si tratta di un rifiuto speciale, sfavorendo sicuramente un intervento tempestivo e, più spesso, adottando inopportuni e irregolari smaltimenti.

Claudio Allegrucci
romalberi@tiscali.it

 

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