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Marzo 2011 – Proseguiamo con la serie di interviste ai
personaggi politici di destra e di sinistra che dalla loro posizione
privilegiata tentano di concretizzare qualcosa per il territorio
dove abitiamo. Daniele Ozzimo si è impegnato al nostro fianco
nella lotta per lo sgombero del campo nomadi di via La Martora nel
completo rispetto dei diritti della popolazione rom. Nel corso del
convegno “L’opposizione riparte dalla Tiburtina”
ha sostenuto come la sfida a chi sta governando oggi debba ripartire
dal territorio, accanto alle persone che stanno soffrendo le scelte
“scellerate” di questa classe politica. Occorre far capire ai cittadini
che esiste un’alternativa valida diversa che sappia dare una svolta
sui temi del lavoro, dei grandi progetti per la comunità,
per evitare gli sperperi ma anche i tagli indiscriminati al sociale.
È proprio in relazione al convegno che abbiamo voluto porre
alcune domande all’ On.
Daniele Ozzimo eletto nel nostro territorio al Consiglio Comunale
di Roma.
Nel
corso del suo intervento si è dichiarato sorpreso per la
massiccia affluenza delle persone intervenute. Io che ero tra il
pubblico mi sono reso conto del disagio che attraversa tanti cittadini
sul tema del lavoro. Tanti dei presenti erano stati posti dalla
loro azienda in cassa integrazione o, peggio ancora, in mobilità
che rappresenta il dramma della perdita del posto di lavoro. Qual
è la proposta dell’opposizione su questo tema prioritario?
Come ha potuto notare molte persone sono rimaste fuori al freddo
pur di partecipare, altre, visto il freddo, hanno giustamente deciso
di andare via, la sala era stracolma. Segno di un clima politico
che sta crescendo a Roma, cresce il malcontento verso la destra
al governo della città e del Paese cresce il desiderio di
esprimersi da parte dei cittadini che non si accontentano di essere
spettatori passivi di sia pur interessanti trasmissioni televisive.
Le rispondo prendendo in prestito le parole di Bersani “stare nei
luoghi della crisi”, “ se c’è solo un euro in cassa va messo
a disposizione dei servizi sociali”. A livello nazionale, come purtroppo
a livello locale sulla crisi si è tenuta per troppi anni
una linea “negazionista”: la crisi non esiste, bisogna essere ottimisti,
queste erano le parole del Presidente del Consiglio. Sin dal 2008
abbiamo denunciato per quanto riguarda il Comune di Roma la mancanza
di una risposta alla crisi. In diversi comuni d’Italia si sono approvate
delle vere e proprie manovre anticrisi, i comuni si sono fatti garanti
presso gli istituti di credito per la realizzazione di fondi che,
oltre ai consorzi fidi, facilitassero l’accesso al credito sia alle
famiglie che alle imprese. A Torino addirittura il Comune si è
adoperato per anticipare risorse alle imprese in crisi. Dalla Giunta
Alemanno nessuna risposta, si è fatto finta di nulla. Siamo
riusciti in alcuni passaggi di Bilancio a destinare più risorse
sul sociale nei municipi romani convinti al contrario di quanto
pensa la Giunta Alemanno come la pesante crisi economica che stiamo
vivendo abbia modificato per quantità e qualità la
richiesta di servi sociali dei territori. A livello nazionale il
PD ha indicato delle chiare proposte alternative: lotta alla precarietà
;introduzione di una base comune di diritti e di protezioni per
tutte le forme di lavoro,incluse quelle autonome e professionali;
promozione dell’occupazione femminile; riforma in senso universalistico
degli ammortizzatori sociali accompagnata da uno sviluppo delle
politiche attive volte a favorire l’inserimento e il reinserimento
al lavoro, con un ruolo centrale della formazione. Diciamo che il
Governo in questi anni è stato impegnato a fare altro.
Uno dei temi più sentiti di questo territorio è
la Sicurezza, in particolare Colli Aniene ha subito negli ultimi
tempi molteplici reati: scippi ai danni delle donne e degli anziani,
appartamenti e box svaligiati, furti con scasso ai danni di esercizi
commerciali, per finire con alcune rapine a mano armata. Neanche
il museo dedicato al celebre scultore Alfiero Nena si è salvato
dai malintenzionati. Qual è la risposta del Partito Democratico
su questo argomento?
Il tema della sicurezza è stato il tema sul quale più
avanti si è spinta la spregiudicata demagogia della destra
e dell’allora candidato Sindaco Gianni Alemanno ed è sicuramente
uno dei punti principali del suo fallimento. Premetto che la “sicurezza”
non è né un tema di destra né di sinistra,
la sicurezza è un diritto di cittadinanza, come il voto,
la casa, il lavoro, è un bene comune come l’acqua o la cultura.
Tutti hanno diritto a vivere sicuri e troppo spesso la destra ha
costruito le sue fortune elettorali sulla paura speculando su tragici
fatti di cronaca e senza dare alcun tipo di risposta concreta. Una
città più sicura è una città dove c’è
la presenza sul territorio delle forze dell’ordine, dove non esiste
il degrado urbano, dove esiste una illuminazione pubblica adeguata
e dove non c’è indifferenza tra i cittadini. Non c’è
esercito che tenga, una società rinchiusa nelle proprie solitudini
dove chi delinque può sempre contare sulla “distrazione”
dei cittadini presenti è una società condannata all’insicurezza.
La destra ha fallito perché non è riuscita a dare
una risposta neanche sul terreno esclusivo dell’ordine pubblico,
è sotto il Governo Berlusconi che viene operato il più
grande taglio alle risorse destinate alle forse dell’ordine (sostituendole
con la buffonata delle ronde “in salsa padana”) della storia della
Repubblica. Colli Aniene è un quartiere con oltre 30.000
abitanti, non sarebbe uno scandalo un presidio fisso di polizia,
io mi accontenterei di un serio potenziamento del commissariato
di San Basilio ridotto in questi anni ai minimi termini, in modo
da garantire una maggiore frequenza di volanti delle forse dell’ordine
all’interno del quartiere.
Sempre sul tema della Sicurezza lei ha denunciato il completo
fallimento del Piano Nomadi del Comune di Roma che, a fronte di
investimenti enormi, prevede solo sgomberi forzati che hanno portato
al moltiplicarsi dei micro-insediamenti saliti da 60 a oltre 250.
Senza trascurare i danni al territorio dovuti alla trascuratezza
dell’amministrazione sui servizi minimi di sopravvivenza, come il
ritiro dei rifiuti urbani nei campi rom, che hanno condotto come
conseguenza a danni enormi al territorio e alle falde acquifere.
Tutti possono osservare lo scempio della discarica di via La Martora,
ma la situazione non è diversa negli altri insediamenti rom
presenti del quartiere. Qual è la sua posizione su questa
materia?
Sì, ho denunciato il completo fallimento del Piano Nomadi
del Comune di Roma perché nonostante le ingenti risorse disponibili
(30,8 milioni di euro e richiesti ulteriori 30 Mln) e poteri “speciali”
in deroga a tutte le normative vigenti, la situazione a Roma è
peggiorata. Questa è la dimostrazione di come spesso la disponibilità
di risorse sia sicuramente una condizione necessaria ma non sufficiente
alla risoluzione dei problemi. Il Sindaco Alemanno ha mentito alla
città, ha scritto sul suo programma elettorale che avrebbe
operato “20.000 espulsioni” dando l’idea di una città invasa
e di aver individuato una soluzione percorribile. Attraverso due
censimenti si è stabilito che i Rom a Roma sono 7000. In
realtà, si è proceduto semplicemente ad una sequela
di costosi sgomberi a carattere puramente vessatorio rincorrendo
l’illusione che questi continui sgomberi avrebbero spinto le comunità
Rom ad un allontanamento volontario fuori dai confini del Comune
di Roma. In realtà questa politica ha prodotto il proliferare
dei micro campi abusivi. I dati dell’Amministrazione (non del Partito
Democratico) sono spietati e ci dicono che siamo passati da 60 micro
campi abusivi a dicembre 2008 a 80 agosto 2009 a 209 settembre 2010
ad oltre 250 a febbraio 2011. Una politica della dispersione che
ha accresciuto il senso d’insicurezza dei cittadini romani e peggiorato
la condizione di vita delle comunità Rom. Il Sindaco non
ha mai ritenuto opportuno confrontarsi con i Municipi e le forze
sociali e associative presenti nella città di Roma e neanche
ha ritenuto utile un confronto con quelle realtà associative
e cooperative operanti ancora oggi, sotto la sua Giunta, all’interno
dei campi per conto dell’Amministrazione a seguito dell’aggiudicazione
di gare europee ad evidenza pubblica. Noi abbiamo chiesto al Sindaco
di fermare questo uso scriteriato di risorse pubbliche e convocare
un tavolo permanente con i Municipi, le forze sociali e l’associazionismo
sia laico che cattolico, riteniamo sia necessaria un’assunzione
di responsabilità complessiva, anche se all’opposizione,
vogliamo dare il nostro contributo. Su La Martora ci siamo battuti
perché l’intervento sul campo fosse riconosciuto come prioritario
rispetto al campo di Tor de Cenci, così è stato fatto
ed io personalmente, a mezzo stampa, ne ho dato pubblico merito
all’Assessore Belviso. In queste settimane stiamo chiedendo all’amministrazione
di intervenire sull’area per bonificarla in modo da scongiurare
l’ipotesi che sorgano nuovi insediamenti abusivi.
Lei ha chiaramente attaccato la politica sui lavori pubblici
prodotta dall’amministrazione capitolina per la mancanza di grandi
progetti. In realtà i cittadini sono più preoccupati
di quelli annunciati, come la futuristica mobilità di viale
Palmiro Togliatti con lo scempio di una monorotaia a sei metri di
altezza che produrrà una cementificazione selvaggia per piloni
e stazioni o l’abbattimento di un intero quartiere come Tor Bella
Monaca. Qual è la ricetta dell’opposizione sui lavori pubblici?
Quello che contestiamo alla Giunta Alemanno è l’incapacità
di esprimere una visione complessiva di città. In questi
quasi tre anni la Giunta Alemanno, al di là dei roboanti
annunci che troppo spesso si sono ridotti in un nulla di fatto,
si è limitata ad affossare progettualità faticosamente
portate avanti dalla precedenti amministrazioni oppure, a costo
di posticiparne la cantierizzazione e realizzazione, si è
voluto introdurre modifiche progettuali spesso marginali solo nel
disperato tentativo di non essere condannati a tagliare nastri inaugurali
di opere volute da altri. Una impostazione tutta ideologica che
troppo spesso ha paralizzato la città. Le scelte progettuali
con le quali si decise di realizzare il corridoio della mobilità
su Viale Palmiro Togliatti non ci piacquero affatto ma l’ipotesi
della monorotaia a sei metri di altezza è davvero in commentabile.
Altro argomento importante introdotto nel suo discorso è
quello di rilanciare l’attività dell’opposizione sul territorio,
sostenendo i comitati di quartiere e le attività di volontariato
per il sociale. Non ritiene un errore aver lasciato la maggior parte
dei comitati di quartiere in mano a Presidenti di chiara estrazione
di destra che vi vedono come fumo negli occhi?
Il Presidente di un Comitato di quartiere, quando è istituito
con regolari elezioni, non può che rispondere del proprio
operato a coloro che partecipano alle attività del Comitato.
Certo da un Comitato di quartiere non ci si aspetta posizioni preconcette
ma capacità di giudicare nel merito dei problemi, poi è
ovvio che, giustamente, ognuno possa pensarla come crede. Oggi in
Italia come a Roma la sfida che il Partito Democratico sta cercando
di raccogliere non è semplicemente riconducibile alla necessità
di fare un po’ meglio di Berlusconi e di Alemanno, la sfida è
più grande. Questo Paese ha toccato il fondo. Non esiste
risposta settoriale in grado di rimettere in piedi il Paese è
necessario un moto di popolo, soprattutto delle nuove generazioni,
intorno ad un progetto complessivo di trasformazione della società
italiana altrimenti il declino economico, sociale ed etico sarà
inarrestabile. Di fronte ad una sfida di questa portata qualche
presidente di Comitato schierato a destra è veramente poca
cosa.