Intervista al consigliere comunale Daniele Ozzimo (PD) in merito al convegno “L’opposizione riparte dalla Tiburtina”

16 Marzo 2011 – Proseguiamo con la serie di interviste ai personaggi politici di destra e di sinistra che dalla loro posizione privilegiata tentano di concretizzare qualcosa per il territorio dove abitiamo. Daniele Ozzimo si è impegnato al nostro fianco nella lotta per lo sgombero del campo nomadi di via La Martora nel completo rispetto dei diritti della popolazione rom. Nel corso del convegno “L’opposizione riparte dalla Tiburtina” ha sostenuto come la sfida a chi sta governando oggi debba ripartire dal territorio, accanto alle persone che stanno soffrendo le scelte “scellerate” di questa classe politica. Occorre far capire ai cittadini che esiste un’alternativa valida diversa che sappia dare una svolta sui temi del lavoro, dei grandi progetti per la comunità, per evitare gli sperperi ma anche i tagli indiscriminati al sociale. È proprio in relazione al convegno che abbiamo voluto porre alcune domande all’ On. Daniele Ozzimo eletto nel nostro territorio al Consiglio Comunale di Roma.

Nel corso del suo intervento si è dichiarato sorpreso per la massiccia affluenza delle persone intervenute. Io che ero tra il pubblico mi sono reso conto del disagio che attraversa tanti cittadini sul tema del lavoro. Tanti dei presenti erano stati posti dalla loro azienda in cassa integrazione o, peggio ancora, in mobilità che rappresenta il dramma della perdita del posto di lavoro. Qual è la proposta dell’opposizione su questo tema prioritario?
Come ha potuto notare molte persone sono rimaste fuori al freddo pur di partecipare, altre, visto il freddo, hanno giustamente deciso di andare via, la sala era stracolma. Segno di un clima politico che sta crescendo a Roma, cresce il malcontento verso la destra al governo della città e del Paese cresce il desiderio di esprimersi da parte dei cittadini che non si accontentano di essere spettatori passivi di sia pur interessanti trasmissioni televisive. Le rispondo prendendo in prestito le parole di Bersani “stare nei luoghi della crisi”, “ se c’è solo un euro in cassa va messo a disposizione dei servizi sociali”. A livello nazionale, come purtroppo a livello locale sulla crisi si è tenuta per troppi anni una linea “negazionista”: la crisi non esiste, bisogna essere ottimisti, queste erano le parole del Presidente del Consiglio. Sin dal 2008 abbiamo denunciato per quanto riguarda il Comune di Roma la mancanza di una risposta alla crisi. In diversi comuni d’Italia si sono approvate delle vere e proprie manovre anticrisi, i comuni si sono fatti garanti presso gli istituti di credito per la realizzazione di fondi che, oltre ai consorzi fidi, facilitassero l’accesso al credito sia alle famiglie che alle imprese. A Torino addirittura il Comune si è adoperato per anticipare risorse alle imprese in crisi. Dalla Giunta Alemanno nessuna risposta, si è fatto finta di nulla. Siamo riusciti in alcuni passaggi di Bilancio a destinare più risorse sul sociale nei municipi romani convinti al contrario di quanto pensa la Giunta Alemanno come la pesante crisi economica che stiamo vivendo abbia modificato per quantità e qualità la richiesta di servi sociali dei territori. A livello nazionale il PD ha indicato delle chiare proposte alternative: lotta alla precarietà ;introduzione di una base comune di diritti e di protezioni per tutte le forme di lavoro,incluse quelle autonome e professionali; promozione dell’occupazione femminile; riforma in senso universalistico degli ammortizzatori sociali accompagnata da uno sviluppo delle politiche attive volte a favorire l’inserimento e il reinserimento al lavoro, con un ruolo centrale della formazione. Diciamo che il Governo in questi anni è stato impegnato a fare altro.
Uno dei temi più sentiti di questo territorio è la Sicurezza, in particolare Colli Aniene ha subito negli ultimi tempi molteplici reati: scippi ai danni delle donne e degli anziani, appartamenti e box svaligiati, furti con scasso ai danni di esercizi commerciali, per finire con alcune rapine a mano armata. Neanche il museo dedicato al celebre scultore Alfiero Nena si è salvato dai malintenzionati. Qual è la risposta del Partito Democratico su questo argomento?
Il tema della sicurezza è stato il tema sul quale più avanti si è spinta la spregiudicata demagogia della destra e dell’allora candidato Sindaco Gianni Alemanno ed è sicuramente uno dei punti principali del suo fallimento. Premetto che la “sicurezza” non è né un tema di destra né di sinistra, la sicurezza è un diritto di cittadinanza, come il voto, la casa, il lavoro, è un bene comune come l’acqua o la cultura. Tutti hanno diritto a vivere sicuri e troppo spesso la destra ha costruito le sue fortune elettorali sulla paura speculando su tragici fatti di cronaca e senza dare alcun tipo di risposta concreta. Una città più sicura è una città dove c’è la presenza sul territorio delle forze dell’ordine, dove non esiste il degrado urbano, dove esiste una illuminazione pubblica adeguata e dove non c’è indifferenza tra i cittadini. Non c’è esercito che tenga, una società rinchiusa nelle proprie solitudini dove chi delinque può sempre contare sulla “distrazione” dei cittadini presenti è una società condannata all’insicurezza. La destra ha fallito perché non è riuscita a dare una risposta neanche sul terreno esclusivo dell’ordine pubblico, è sotto il Governo Berlusconi che viene operato il più grande taglio alle risorse destinate alle forse dell’ordine (sostituendole con la buffonata delle ronde “in salsa padana”) della storia della Repubblica. Colli Aniene è un quartiere con oltre 30.000 abitanti, non sarebbe uno scandalo un presidio fisso di polizia, io mi accontenterei di un serio potenziamento del commissariato di San Basilio ridotto in questi anni ai minimi termini, in modo da garantire una maggiore frequenza di volanti delle forse dell’ordine all’interno del quartiere.
Sempre sul tema della Sicurezza lei ha denunciato il completo fallimento del Piano Nomadi del Comune di Roma che, a fronte di investimenti enormi, prevede solo sgomberi forzati che hanno portato al moltiplicarsi dei micro-insediamenti saliti da 60 a oltre 250. Senza trascurare i danni al territorio dovuti alla trascuratezza dell’amministrazione sui servizi minimi di sopravvivenza, come il ritiro dei rifiuti urbani nei campi rom, che hanno condotto come conseguenza a danni enormi al territorio e alle falde acquifere. Tutti possono osservare lo scempio della discarica di via La Martora, ma la situazione non è diversa negli altri insediamenti rom presenti del quartiere. Qual è la sua posizione su questa materia?
Sì, ho denunciato il completo fallimento del Piano Nomadi del Comune di Roma perché nonostante le ingenti risorse disponibili (30,8 milioni di euro e richiesti ulteriori 30 Mln) e poteri “speciali” in deroga a tutte le normative vigenti, la situazione a Roma è peggiorata. Questa è la dimostrazione di come spesso la disponibilità di risorse sia sicuramente una condizione necessaria ma non sufficiente alla risoluzione dei problemi. Il Sindaco Alemanno ha mentito alla città, ha scritto sul suo programma elettorale che avrebbe operato “20.000 espulsioni” dando l’idea di una città invasa e di aver individuato una soluzione percorribile. Attraverso due censimenti si è stabilito che i Rom a Roma sono 7000. In realtà, si è proceduto semplicemente ad una sequela di costosi sgomberi a carattere puramente vessatorio rincorrendo l’illusione che questi continui sgomberi avrebbero spinto le comunità Rom ad un allontanamento volontario fuori dai confini del Comune di Roma. In realtà questa politica ha prodotto il proliferare dei micro campi abusivi. I dati dell’Amministrazione (non del Partito Democratico) sono spietati e ci dicono che siamo passati da 60 micro campi abusivi a dicembre 2008 a 80 agosto 2009 a 209 settembre 2010 ad oltre 250 a febbraio 2011. Una politica della dispersione che ha accresciuto il senso d’insicurezza dei cittadini romani e peggiorato la condizione di vita delle comunità Rom. Il Sindaco non ha mai ritenuto opportuno confrontarsi con i Municipi e le forze sociali e associative presenti nella città di Roma e neanche ha ritenuto utile un confronto con quelle realtà associative e cooperative operanti ancora oggi, sotto la sua Giunta, all’interno dei campi per conto dell’Amministrazione a seguito dell’aggiudicazione di gare europee ad evidenza pubblica. Noi abbiamo chiesto al Sindaco di fermare questo uso scriteriato di risorse pubbliche e convocare un tavolo permanente con i Municipi, le forze sociali e l’associazionismo sia laico che cattolico, riteniamo sia necessaria un’assunzione di responsabilità complessiva, anche se all’opposizione, vogliamo dare il nostro contributo. Su La Martora ci siamo battuti perché l’intervento sul campo fosse riconosciuto come prioritario rispetto al campo di Tor de Cenci, così è stato fatto ed io personalmente, a mezzo stampa, ne ho dato pubblico merito all’Assessore Belviso. In queste settimane stiamo chiedendo all’amministrazione di intervenire sull’area per bonificarla in modo da scongiurare l’ipotesi che sorgano nuovi insediamenti abusivi.
Lei ha chiaramente attaccato la politica sui lavori pubblici prodotta dall’amministrazione capitolina per la mancanza di grandi progetti. In realtà i cittadini sono più preoccupati di quelli annunciati, come la futuristica mobilità di viale Palmiro Togliatti con lo scempio di una monorotaia a sei metri di altezza che produrrà una cementificazione selvaggia per piloni e stazioni o l’abbattimento di un intero quartiere come Tor Bella Monaca. Qual è la ricetta dell’opposizione sui lavori pubblici?
Quello che contestiamo alla Giunta Alemanno è l’incapacità di esprimere una visione complessiva di città. In questi quasi tre anni la Giunta Alemanno, al di là dei roboanti annunci che troppo spesso si sono ridotti in un nulla di fatto, si è limitata ad affossare progettualità faticosamente portate avanti dalla precedenti amministrazioni oppure, a costo di posticiparne la cantierizzazione e realizzazione, si è voluto introdurre modifiche progettuali spesso marginali solo nel disperato tentativo di non essere condannati a tagliare nastri inaugurali di opere volute da altri. Una impostazione tutta ideologica che troppo spesso ha paralizzato la città. Le scelte progettuali con le quali si decise di realizzare il corridoio della mobilità su Viale Palmiro Togliatti non ci piacquero affatto ma l’ipotesi della monorotaia a sei metri di altezza è davvero in commentabile.
Altro argomento importante introdotto nel suo discorso è quello di rilanciare l’attività dell’opposizione sul territorio, sostenendo i comitati di quartiere e le attività di volontariato per il sociale. Non ritiene un errore aver lasciato la maggior parte dei comitati di quartiere in mano a Presidenti di chiara estrazione di destra che vi vedono come fumo negli occhi?
Il Presidente di un Comitato di quartiere, quando è istituito con regolari elezioni, non può che rispondere del proprio operato a coloro che partecipano alle attività del Comitato. Certo da un Comitato di quartiere non ci si aspetta posizioni preconcette ma capacità di giudicare nel merito dei problemi, poi è ovvio che, giustamente, ognuno possa pensarla come crede. Oggi in Italia come a Roma la sfida che il Partito Democratico sta cercando di raccogliere non è semplicemente riconducibile alla necessità di fare un po’ meglio di Berlusconi e di Alemanno, la sfida è più grande. Questo Paese ha toccato il fondo. Non esiste risposta settoriale in grado di rimettere in piedi il Paese è necessario un moto di popolo, soprattutto delle nuove generazioni, intorno ad un progetto complessivo di trasformazione della società italiana altrimenti il declino economico, sociale ed etico sarà inarrestabile. Di fronte ad una sfida di questa portata qualche presidente di Comitato schierato a destra è veramente poca cosa.

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