Fermiamo lo scempio del territorio, diciamo basta ad altre discariche abusive come La Martora

31 Marzo 2011 – Quello che è accaduto con il campo abusivo di La Martora e le conseguenze che ha lasciato sul territorio non deve più accadere in un paese che si dichiara civile e evoluto come l’Italia. Non possiamo giungere al punto che l’amministrazione pubblica arrivi a dichiarare complessa la bonifica di un’area usata come discarica dall’insediamento nomade e da gente incivile che si è liberata nel modo più semplice di rifiuti inquinanti. Forse il termine “complesso” riferito alla bonifica è quasi una maniera ottimistica di vedere lo scempio di via La Martora, chi di noi ha avuto modo di osservare da vicino lo stato in cui è ridotto il terreno si è reso conto in quali condizioni assurde è stato trasformato. Presenza di rifiuti di amianto e industriali, probabile esistenza di diossina per i numerosi roghi di materie pastiche, residui di ristrutturazione di appartamenti, apparecchiature elettriche abbandonate, lamiere, parti di automobili e quant’altro. La discarica, probabilmente, è arrivata a danneggiare anche la falda acquifera. Circa dieci giorni fa il Presidente della Commissione Sicurezza Fabrizio Santori ha emesso un comunicato stampa in cui dichiarava: “Il rilancio del piano nomadi deve garantire interventi immediati di bonifica e recinzione dei terreni sgomberati, sia di proprietà pubblica che privata, al fine di scongiurare il ripetersi di nuove occupazioni, così come un incremento dei controlli da parte delle forze dell’ordine che devono impedire agli abusivi di reinsediarsi in maniera illecita sul territorio. Chi si accampa in ogni dove deve essere denunciato per occupazione di suolo pubblico e chi non rispetta le aree verdi o assume comportamenti nocivi per la salute pubblica deve essere denunciato per i reati ambientali connessi. A coloro che non rispettano le regole per una civile convivenza non può garantirsi il diritto all’assistenza o a permanere sul territorio nazionale.” Parole condivisibili ma che al tempo stesso ci portano a riflettere se quanto è stato fatto fin’ora sia l’approccio giusto al problema nomadi. Io non ho la ricetta giusta a risolvere la questione e non ho neanche la presunzione di fornire consigli a chi ne sa più di me sulla materia. Mi limito ad osservare che l’ignorare completamente il problema non è la via giusta ma anche l’approccio di questa amministrazione con il suo Piano Nomadi non sembra dei più risolutivi soprattutto per la sua lentezza di attuazione. Abbiamo verificato come, con la chiusura di Casilino 900, si siano ingranditi i campi limitrofi di La Martora e Salviati e la nascita di nuovi insediamenti come via del Flauto. Successivamente, con lo sgombero di via La Martora sono aumentate le presenze negli insediamenti di via del Flauto e in via Severini. Per ogni grosso campo che viene sgomberato nascono diversi nuovi piccoli micro insediamenti (sono dati forniti dal comune di Roma) e si ingrandiscono quelli esistenti. Una conferma a questa tesi sono le immagini di via del Flauto di cinque anni fa rilevate da Google Maps, in cui non c’era alcuna presenza dei nomadi e il territorio appariva incontaminato, ora confrontate con quelle odierne il territorio appare devastato. Forse la ricetta migliore sarebbe quella di cercare l’integrazione con il popolo rom che la desidera, allontanare coloro che non accettano le regole civili di convivenza e perseguire il reato verso la persona e il territorio da chiunque venga commesso senza alcun tipo di attenuante. Garantire i diritti e la sicurezza dei cittadini è il primo vero passo verso la soluzione del problema. Invitiamo i Carabinieri del N.O.E. ad intervenire prontamente onde evitare un altro scempio del territorio come accaduto in via La Martora ma, forse, a giudicare dalle immagini satellitari, è già troppo tardi. L’ispirazione dell’articolo è stato suggerito da Walter un nostro affezionato lettore che ha fornito anche alcune delle immagini utilizzate.

Antonio Barcella
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