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Marzo 2011 – Quello che è accaduto con il campo
abusivo di La Martora e le conseguenze che ha lasciato sul territorio
non deve più accadere in un paese che si dichiara civile
e evoluto come l’Italia. Non possiamo giungere al punto che l’amministrazione
pubblica arrivi a dichiarare complessa la bonifica di un’area usata
come discarica dall’insediamento nomade e da gente incivile che
si è liberata nel modo più semplice di rifiuti inquinanti.
Forse il termine “complesso” riferito alla bonifica
è quasi una maniera ottimistica di vedere lo scempio di via
La Martora, chi di noi ha avuto modo di osservare da vicino lo stato
in cui è ridotto il terreno si è reso conto in quali
condizioni assurde è stato trasformato. Presenza
di rifiuti di amianto e industriali, probabile esistenza di diossina
per i numerosi roghi di materie pastiche, residui di ristrutturazione
di appartamenti, apparecchiature elettriche abbandonate, lamiere,
parti di automobili e quant’altro. La discarica, probabilmente,
è arrivata a danneggiare anche la falda acquifera. Circa
dieci giorni fa il Presidente della Commissione Sicurezza Fabrizio
Santori ha emesso un comunicato stampa in cui dichiarava: “Il
rilancio del piano nomadi deve garantire interventi immediati
di bonifica e recinzione dei terreni sgomberati, sia di
proprietà pubblica che privata, al fine di scongiurare il
ripetersi di nuove occupazioni, così come un incremento dei
controlli da parte delle forze dell’ordine che devono impedire agli
abusivi di reinsediarsi in maniera illecita sul territorio. Chi
si accampa in ogni dove deve essere denunciato per occupazione di
suolo pubblico e chi non rispetta le aree verdi o assume
comportamenti nocivi per la salute pubblica deve essere denunciato
per i reati ambientali connessi. A coloro che non rispettano
le regole per una civile convivenza non può garantirsi il
diritto all’assistenza o a permanere sul territorio nazionale.”
Parole condivisibili ma che al tempo stesso ci portano a riflettere
se quanto è stato fatto fin’ora sia l’approccio giusto al
problema nomadi. Io non ho la ricetta giusta a risolvere la questione
e non ho neanche la presunzione di fornire consigli a chi ne sa
più di me sulla materia. Mi
limito ad osservare che l’ignorare completamente il problema non
è la via giusta ma anche l’approccio di questa amministrazione
con il suo Piano Nomadi non sembra dei più risolutivi soprattutto
per la sua lentezza di attuazione. Abbiamo verificato come, con
la chiusura di Casilino 900, si siano ingranditi i campi limitrofi
di La Martora e Salviati e la nascita di nuovi insediamenti come
via del Flauto. Successivamente, con lo sgombero di via La Martora
sono aumentate le presenze negli insediamenti di via del Flauto
e in via Severini. Per ogni grosso campo che viene sgomberato nascono
diversi nuovi piccoli micro insediamenti (sono dati forniti dal
comune di Roma) e si ingrandiscono quelli esistenti. Una conferma
a questa tesi sono le immagini
di via del Flauto di cinque anni fa rilevate da Google
Maps, in cui non c’era alcuna presenza dei nomadi e il territorio
appariva incontaminato, ora confrontate con quelle odierne il territorio
appare devastato. Forse la ricetta migliore sarebbe quella di cercare
l’integrazione con il popolo rom che la desidera, allontanare coloro
che non accettano le regole civili di convivenza e perseguire il
reato verso la persona e il territorio da chiunque venga commesso
senza alcun tipo di attenuante. Garantire i diritti e la sicurezza
dei cittadini è il primo vero passo verso la soluzione del
problema. Invitiamo i Carabinieri
del N.O.E. ad intervenire prontamente onde evitare un altro
scempio del territorio come accaduto in via La Martora ma, forse,
a giudicare dalle immagini satellitari, è già troppo
tardi. L’ispirazione dell’articolo è stato suggerito da Walter
un nostro affezionato lettore che ha fornito anche alcune delle
immagini utilizzate.
Antonio
Barcella
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