Senza
tregua ammorba i malcapitati abitanti dei quartieri di Colli Aniene,
Ponte Mammolo, Rebibbia e Casal Bruciato (di Federico Carabetta)
11
maggio 2011 – Su gentile concessione
dell'autore Federico Carabetta pubblichiamo un
articolo già edito su Abitare
A del 5 maggio 2011 e di cui condividiamo tutti i contenuti.
Sono
trascorsi circa sei mesi dal nostro articolo “Puzza
nauseabonda dal Depuratore Acea Roma Est. - Alcune considerazioni
dopo l'incontro del 23 ottobre 2010 tra cittadini e Istituzioni”
e la famigerata puzza, come era da prevedersi, a turno ed a seconda
del vento, non ha mai dato tregua ai malcapitati abitanti dei popolosi
quartiere di Colli Aniene, Ponte Mammolo, Rebibbia fino nientemeno
a Casal Bruciato. È stata meno pressante sì finora,
ma solo a causa delle condizioni dell'atmosfera proprie del periodo
invernale e delle stagioni di transizione.
Torniamo pertanto ad occuparci del puzzolente argomento perché
la bella stagione si annuncia purtroppo già accompagnata
dalla recrudescenza dell'insopportabile fetore ed anche per l'allarme
per l’intensificarsi del traffico di grosse autobotti di liquami
dirette a via degli Alberini.
Abbiamo già riconosciuto l'impegno del rinnovato Comitato
di quartiere “Colli Aniene” nell'intrattenere trattative con l'ACEA,
non possiamo però non dare ascolto ai cittadini che hanno
constatato come l'ACEA ha finora preso tempo senza portare a risultati
apprezzabili.
In effetti le indagini, gli “studi approfonditi per individuare”,
le ripetute riunioni e relativi aggiornamenti, i rinvii, le chiamate
in causa di Asl, ARPA ed una società privata, con gli impieghi
nientemeno di “nasi elettronici”, sono serviti unicamente a permettere
all'ACEA di guadagnare tempo. Perché, ormai è risaputo,
nel depuratore Roma Est, sono stati e vengono tuttora smaltite oltre
ai liquami di un ampio settore della Città, altri e in notevoli
quantità provenienti da quei Comuni limitrofi il cui depuratore
è stato da tempo posto sotto sequestro.
Allora, come valutare le indagini di routine, quelle a sorpresa
ed il responso dei “nasi elettronici”? Qui siamo di fronte alla
testimonianza inoppugnabile di decine di migliaia di cittadini che
non sopportano più assurde disquisizioni e chiedono, pretendono
anzi di essere liberati da questa autentica iattura.
L'ACEA, per prendere tempo si è mostrata anche interessata
alla “presenza di eventuali fattori di rischio per la salute umana”
negli effluvi del depuratore, quando è perfettamente al corrente
dell’innocuità dell’impianto, in base ad accertamenti sanitari
periodici eseguiti sul personale operante nella struttura di Via
degli Alberini come in quelle analoghe.
A chiarire esaustivamente la querelle è stato, nell’ultima
riunione del Comitato di quartiere, uno dei pionieri del quartiere
di Colli Aniene che ha detto: “Il problema dei miasmi esiste, ed
è reale in barba ai risultati delle indagini oggi sciorinate
dall'ACEA. La situazione è estremamente sgradevole e costringe
le persone a tappare le finestre per evitarsi forti disturbi pe
l'insopportabile cattivo odore; questo – continua – avviene perché
la ricettività del depuratore è stata nel tempo triplicata.
L'impianto, nel 1970 era stato progettato per una portata di 1.4
metri cubi al secondo per servire circa 300mila abitanti e tale
doveva assolutamente restare, vista la sua vicinanza a scuole e
centri residenziali. Il passaggio della gestione dell'impianto dal
Comune all'ACEA ha portato quest'ultima ad apportare ampliamenti
di tale entità da triplicarne la portata arrivando a 4.3
metri cubi al secondo per servire circa 800mila abitanti. Ampliamenti
finalizzati al rilascio di nuove licenze di costruzione e conseguente
espansione edilizia. È veramente riprovevole che l’ACEA,
al corrente della annosa situazione abbia adoperato i vari finanziamenti
comunali non per sanare l’inconveniente ma , pur promettendo e pur
sapendo che impianti di questa grandezza nascono in zone deserte,
consapevolmente abbia usato la parte più congrua di questi
finanziamenti per ampliare ciò che non doveva assolutamente
trovarsi così nel bel mezzo delle abitazioni, e che sarebbe
dovuto essere – al primo accenno di sofferenza da parte dei cittadini
– il più presto possibile delocalizzato”.
Allo scopo di risolvere il grave e annoso problema quali iniziative
intendono assumere il Comune e il V municipio? E il Comitato di
quartiere cosa intende fare?
Federico Carabetta