20
Settembre 2011 – Non ci consola sapere che il furto dei
coperchi di ghisa sul manto stradale non è un reato inventato
in Italia ma, diciamo così, è di importazione
dalle nazioni oltre oceano. Le prime segnalazioni di questo
tipo di reato negli Stati Uniti, soprattutto a Filadelfia e nella
California, risalgono a prima del 2008. Un business in crescita
e anche piuttosto redditizio. Come tutte le cose disoneste presenti
nel mondo anche questa ha trovato i suoi emuli nella nostra città
e in particolare nel V Municipio.
Abbiamo già scritto
del pericolo che un tombino aperto e male segnalato rappresenta
per l’incolumità delle persone e dei veicoli ma una nuova
minaccia mette in allarme la comunità. Se non si provvederà
presto a risistemare i pozzetti dei canali di scarico, il furto
dei coperchi dei tombini nel V Municipio passerà dalla cronaca
dei reati a quella di disastro ambientale. È una dichiarazione
esagerata? Un pericolo reale? Diciamo che è più una
provocazione su quello che potrebbe accadere con le prime piogge
che troveranno i pozzetti intasati dal notevole materiale che, nel
frattempo, vi è penetrato dentro. L’acqua non potendo essere
assorbita dalle fogne si riverserà nelle strade e provocherà
allagamenti in tutto il quartiere con l’ulteriore rischio di finire
nelle cantine e nei box presenti sotto i nostri palazzi.
A
tal proposito, nell’incontro di qualche giorno fa nel Parco Baden
Powell, abbiamo chiesto all’assessore ai Lavori Pubblici del V Municipio
Massimo Caprari quanto tempo dovremo aspettare prima che siano ripristinati
i coperchi oggetti di furto. L’assessore ci ha gentilmente informato
che è in via di emissione il bando di gara per l’assegnazione
dei lavori. Fin qui tutto bene. Le parole successive ci hanno stupito
e sconcertato per l’entità della somma e per il fondo da
cui attingere. Il costo dell’operazione per il solo V Municipio
è di circa seicentomila euro e il denaro sarà prelevato
dai fondi destinati alla manutenzione stradale. Come a dire che
le nostre strade e i marciapiedi, ridotti già in condizioni
pessime, continueranno a peggiorare in termini di crepe e buche
nell’asfalto.
Per concludere, oltre ai problemi di sicurezza ne deriva un danno
notevole alla comunità che porta vari interrogativi su come
possa reiterarsi un reato la cui refurtiva è di rilevante
dimensione e difficilmente piazzabile presso i ricettatori. Siamo
convinti che pochi di loro siano disposti a rischiare il carcere
“ospitando” tombini che portano la firma del proprietario (SPQR).
E allora occorre chiedersi chi trae profitto da questa situazione?
A voi l’ardua risposta.