17
novembre 2011 – Pubblicando
l’e-mail di una lettrice, il maggiore quotidiano di Roma ha
acceso “i
fari sul problema di via Calosso”.
Permettetemi il gioco di parole. Anche io come voi avrei preferito
che ad accendersi fossero stati i lampioni dell’illuminazione stradale,
chiudendo per sempre una storia squallida fatta di disservizi, ruberie
e mancata protezione dei cittadini. Purtroppo, gli abitanti di via
Calosso dovranno ancora subire questa angheria, che si somma ai
disturbi “temporanei” per la costruzione della complanare A24, dei
box di via Ruini, dei fumi tossici invadenti appiccati da persone
ben note che risultano “intoccabili”, dei disturbi “permanenti”
da traffico e polveri sottili dell’A24. In merito a questa vicenda
vogliamo mettere sullo stesso livello il silenzio assoluto del Municipio
con il minimo impegno prodotto dall’assessorato ai Lavori Pubblici.
Io, francamente, mi sono stancato di elemosinare quello che è
un diritto sacrosanto della gente in termini di servizi e sicurezza.
Il rapporto cittadino-istituzione è una sorta di contratto
in cui il primo paga le tasse e il secondo con quel denaro deve
ripagarlo in termini di servizi. Se questo non si verifica, la protesta
è legittima e si alzano i toni da parte di più persone.
Ad esempio Paolo ha scritto sulla bacheca facebook di Colli Aniene
“Ma possibile che non si riesca ad avere l'illuminazione stradale
per cinque giorni di seguito a Via Calosso? Oltre ad essere pericoloso
per eventuali malintenzionati, non si riescono a vedere nemmeno
le persone che attraversano la strada, soprattutto nella parte con
gli alberi al centro della carreggiata: ti spuntano davanti come
fantasmi. E' ancora un furto di rame??? O potremmo sapere con chi
prendercela?? Un grazie a che si interesserà della cosa!!!”
Successivamente Claudio ha aggiunto un commento: “Roma è
una città difficile e confusionaria, ed alcuni quartieri
sembrano purtroppo soffrire più di altri la mancanza di servizi
elementari che sono alla base di una società cosiddetta civilizzata".
Siamo d’accordo e per questo vogliamo ricordare all’assessore Fabrizio
Ghera che “Cristo non si è fermato a Pietralata!”.
Qualche volta bisognerebbe spostare lo sguardo un po’ più
in là dei luoghi che sono più cari o dove si vive.
Via
Umberto Calosso è al buio.
La responsabilità è da attribuirsi al furto
di un cavo elettrico da parte di ignoti (attività
che va per la maggiore). Il cavo suddetto passa sulla parete
perimetrale dei costruendi box interrati di via M. Ruini,in
superficie cioè.
Non essendoci alcun controllo da parte della impresa di
costruzione con una servizio di sorveglianza o altro, il
compito dei ladri è alquanto facilitato, e infatti
è già la seconda volta che ciò accade.
La prima volta siamo stati dieci giorni al buio prima che
l’ACEA intervenisse . Però i lampioni sono rimasti
accesi solo per tre sere. Ovvio se ci si limita a ripristinare
il cavo senza proteggerlo.
Al momento in cui scrivo siamo già a una settimana
senza illuminazione pubblica.
Si richiede pertanto,la messa in sicurezza del cantiere
sito in via M. Ruini (vedi art. 3 e art. 7 del “Permesso
di costruire”) o in alternativa lo spostamento dell’allaccio
del cavo che porta l’energia elettrica in via U.Calosso,da
via M. Ruini alla rete di via E.Orano. O qualunque altra
soluzione che possa risolvere il problema definitivamente.
Le eventuali diatribe tra Comune di Roma –ACEA - Impresa
G.B.A non ci interessano. Vogliamo solo che questo elementare
servizio venga erogato. Siamo cittadini solo per pagare
le tasse?
Carlo M.
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Antonio
Barcella
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