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novembre 2011 – Non c’è bisogno di spendere troppe
parole per capire che il Comitato di Quartiere si è impantanato
sul problema dei miasmi del depuratore Roma Est. Basta leggere la
relazione sullo status delle attività relative alla questione
del maxi impianto, che loro stessi hanno scritto, per intuire che
si sono persi nel labirinto della burocrazia e ora chiedono aiuto
per uscirne fuori. Una relazione colma di tecnicismi e di ricerca
di soluzioni più o meno astruse che non spettano come compito
ai cittadini: sono il Comune di Roma e l’ACEA che devono trovare
il rimedio al danno che stanno provocando! Onde togliere di mezzo
qualsiasi equivoco, occorre riconoscere il gran lavoro fatto dal
CdQ su questo argomento che va avanti da oltre quarant’anni e su
cui nessuno ha la ricetta giusta. Alcune azioni sono condivisibili,
come ad esempio l’esposto alla Procura della Repubblica, ma che
non daranno di certo risultati a breve. Su
altre abbiamo un’opinione diversa e i fatti ci stanno dando ragione.
Il problema delle esalazioni fetide provenienti dal Depuratore Roma
Est non si è mai sopito come qualcuno voleva farci credere,
ed è tornato a riaffacciarsi intensamente nell’ultima settimana.
Una puzza disgustosa e prepotente si è diffusa nel quartiere
quasi a ricordarci che non si può abbassare la guardia su
una questione mai affrontata con la dovuta determinazione. In tempi
non sospetti, Federico Carabetta scriveva
in merito ai miasmi: “…Si è infatti verificato
che il Comitato cittadino non solo finisse in un inutile pantano,
ma che anzi fosse esso stesso ad attirare l’ACEA su quel terreno
del tutto improduttivo di risultati… Inutile pantano dicevamo,
fatto di ‘studi approfonditi per individuare’, di indagini, di riunioni
ed aggiornamenti, di rinvii e chiamate in causa di altri soggetti
competenti in materia di controllo come la Asl e l’ARPA. Tutte
schermaglie volte al solo scopo di insabbiare.”
Parole profetiche e ancora attuali. A distanza di tempo e quasi
senza risultati tangibili pensiamo che, forse, l’amico Federico
avesse avuto ragione nel ritenere errato l’approccio al problema.
Un’impasse allarmante confermata dal contenuto della relazione del
CdQ: “…la situazione che finora, nonostante il lavoro svolto
tra le parti coinvolte, nonché l’istruttoria in corso alla
Magistratura, ha avuto scarsi e temporanei interventi evidentemente
inefficaci.”
È logico che la colpa di questa situazione non è del
Comitato di Quartiere. Sono scelte errate di ACEA e delle Istituzioni
che vanno avanti da tanto tempo, ulteriormente aggravate nell’ultimo
periodo dall’ampliamento dell’impianto (decisione cervellotica e
assurda!) e dai collegamenti dei collettori di Frascati e Ponte
di Nona che hanno riversato nell’impianto tonnellate di reflui in
più.
Quello che viene rimproverato al CdQ è solo di non aver seguito
completamente le indicazioni provenienti dall’assemblea pubblica
dei cittadini. È ora di convocare di nuovo i residenti
di Colli Aniene per riferire onestamente la situazione reale e cercare
nuove idee per la difesa del diritto di respirare.
Antonio
Barcella
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