Manovra Monti – è solo macelleria sociale e tasse!

5 dicembre 2011 – Aumento dell’età pensionabile e dei requisiti di anzianità, estimi catastali rivalutati del 60%, IMU sulla prima abitazione, aumento dell'Iva dal 2012, blocco dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita sono solo alcuni provvedimenti contenuti nella manovra del Governo, presentata alla stampa ieri sera. E siamo certi che non finisce qui!
È facile comprendere che ancora una volta si fa cassa dove è troppo facile colpire. La grossa scure del governo Monti si è abbattuta sul ceto medio e sui poveri senza valutare gli impatti sociali che andrà a creare. Tra tanti professori, nessuno si rende conto in quale dramma sono stati gettati migliaia di lavoratori disoccupati che hanno perso il posto di lavoro in prossimità della pensione e che ora la vedono allontanarsi di cinque-sei-sette anni restando senza stipendio e senza pensione. Tutto questo viene realizzato con un taglio netto e senza nessun segno di progressività che avrebbe attenuato gli effetti su tante famiglie e, soprattutto, viene compiuto con la complicità di chi è stato votato per difendere l’interesse dei lavoratori, delle famiglie e delle classi più povere.
C’è poi la ridicola tassa sui capitali rientrati dallo scudo fiscale, gravati dell’1,5%, che è un sintomo evidente che nella manovra non c’è traccia di equità fiscale. Chi ha evaso le tasse in maniera fraudolenta viene salvaguardato dalle Istituzioni, sempre pronte a piegarsi davanti ai potenti di turno.
Infine, viene confermato il sospetto che abbiamo avuto fin dall’inizio: in questo governo è pesantemente entrata la lobby delle banche. Non riuscivamo a spiegarci perché alcuni membri dei consigli di amministrazione delle banche, lautamente pagati (parliamo di milioni di euro annui), hanno lasciato i loro incarichi direttivi per assumere una carica ministeriale con uno stipendio che rappresenta solo una decima parte del precedente. La nostra convinzione è rafforzata dal provvedimento varato dal Governo Monti di concedere la garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane. In poche parole sarà il contribuente a rispondere per i debiti delle banche.
Invece, non c’è nella manovra alcuna traccia di riduzione delle spese militari e di quelle per le “missioni di pace”, non c’è nessun taglio previsto per i rimborsi elettorali dei partiti (che sono decuplicati da quando c’è stato il referendum sul finanziamento pubblico dei partiti che fu abolito con oltre il 90% dei suffragi), poco o nulla sui doppi e tripli incarichi amministrativi e nemmeno sugli enti inutili creati apposta per elargire lauti stipendi a burocrati di partito. Per l’abolizione delle Province dovremo aspettare un’apposita legge che, sospettiamo fin da subito, non sarà mai fatta. La stessa cosa vale per i Municipi delle grosse metropoli, dove gli stessi assessori dichiarano l’inutilità della loro esistenza senza le appropriate deleghe. Nessun provvedimento serio è stato assunto per la lotta all’evasione fiscale che equivale a una dichiarazione di resa del Governo su un fenomeno che ha una larga diffusione in Italia. Nulla è stato fatto sulla riduzione del numero dei parlamentari, pochissimo è stato fatto sulla cancellazione dei privilegi dei politici e i pochi provvedimenti sono stati differiti alla prossima legislatura. È scandaloso che i redditi dei nostri parlamentari siano i più alti d’Europa: un nostro parlamentare guadagna oltre tre volte lo stipendio del primo ministro svedese.
Ma, soprattutto, c’è la sensazione che tutto questo sia un inutile sacrificio richiesto agli italiani per salvare l’euro e l’economia europea, sotto il mirino della speculazione. È troppo facile capire che l’Italia, così come la Spagna, la Grecia, il Portogallo e perfino la Francia, non è in grado di reggere il passo dell’economia della Germania e quindi, alla fine, saremo solo un paese povero e spremuto che uscirà inevitabilmente dalla moneta comune europea. Se questo avverrà domani o tra dieci anni non siamo in grado di prevederlo ma siamo certi che avverrà.

Antonio Barcella
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