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dicembre 2011 – Per prima cosa, iniziamo a fornire una
definizione di quello che intendiamo con “ecomostri” per evitare
qualsiasi fraintendimento. Prendiamo a riferimento la spiegazione
fornita dal sito wikipedia:
un ecomostro è un edificio o un complesso di edifici considerati
gravemente incompatibili con l'ambiente naturale circostante. Il
termine fu coniato da Legambiente per descrivere l’impatto visivo
di un grosso albergo della costa amalfitana. Per chiarire meglio,
l’attribuzione del termine a una struttura è, per lo più,
causata dalla percezione sensoriale delle persone (visiva, olfattiva,
etc.) senza chiamare in causa l’utilità o meno dell’edificio
o dell’impianto industriale. Sono soprattutto costruzioni che non
sono in armonia con l'ambiente circostante. Ne
abbiamo individuate alcune lungo la via Tiburtina o nelle immediate
vicinanze ma siamo certi che ne esistono molte altre e, come vedremo
più avanti, di nuove ne stanno nascendo. Iniziamo la nostra
rassegna con la fabbrica abbandonata ICL/ISF situata
sulla via tiburtina a un passo dall’incrocio con il quartiere di
San Basilio. Un vero mostro dall’impatto visivo orrendo (foto 1).
Un cartello ormai scolorito racconta di un progetto di trasformazione
di questo scheletro di cemento armato dalle condizioni fatiscenti
in un Hotel da 400 camere e centro congressi. Un’idea sbiadita come
lo stesso cartello. Crediamo che prima si provvederà all’abbattimento
e meglio sarà per tutti. Il
successivo che incontriamo è il padiglione dell’ex
fabbrica Romanazzi (foto 2) su via di Tor Cervara. Una
costruzione, abbandonata da tempo e più volte occupata dalla
popolazione rom, che andrebbe sottoposta ad una immediata bonifica
per la presenza di coperture in eternit contenenti amianto. Continuando
la nostra passeggiata verso il raccordo anulare incontriamo la fabbrica
Technicolor, leader mondiale nel processo di stampa e sviluppo
di pellicole cinematografiche, con l’impatto visivo dei grossi silos
metallici (foto 3). Arriviamo in località “Settecamini/Caserosse”
dove incontriamo la fabbrica BASF temuta dai residenti
per l’inceneritore e le sue emissioni sospette (foto 4). Un
edificio posizionato tra palazzine nuove i cui progetti sono stati
approvati regolarmente dalle Istituzioni senza porsi il dubbio sulla
salubrità della zona.
Tornando
verso Colli Aniene, all’incrocio tra via Tiburtina e viale Palmiro
Togliatti troviamo un esempio di ecomostro stradale, ovvero una
grossa rampa di cemento che finisce nel deserto
della campagna romana (foto 5). Tanti soldi dei contribuenti gettati
via per un’opera inutile.
Per
finire arriviamo nel nostro abitato dove l’ecomostro è rappresentato
dall’impianto ACEA Depuratore Roma Est (foto 6)
che con i suoi miasmi ammorba vari quartieri. Anche qui è
nota la superficialità con la quale è stata autorizzata
la costruzione di un intero quartiere a ridosso di un mega
impianto di cui erano certamente conosciuti i mega
disturbi.
Per non farci mancare nulla, proprio in questi giorni, a ridosso
di Villa Adriana, la Regione Lazio e il prefetto Pecoraro stanno
creando un altro ecomostro che supererà per dimensioni e
disturbi tutti quelli esistenti lungo la zona della tiburtina con
impatti ambientali che è facile immaginare: la discarica
di Corcolle.
Antonio
Barcella
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