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dicembre 2011 –
Accolto con grande entusiasmo e grida di giubilo papa Benedetto
XVI ha incontrato i detenuti del carcere di Rebibbia. "Dovunque
c'è un affamato, uno straniero, un ammalato, un carcerato,
lì c'è Cristo”. È stata l’occasione per
richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle condizioni
degli istituti di pena e sullo stato di sovraffollamento per il
quale l’Italia nel 2009 ha subito la condanna da parte della Corte
europea dei diritti dell’uomo. Auspichiamo che le parole del Papa
facciano breccia nel cuore dei politici e indichino la via per una
condizione di vita più umanitaria: “Cari fratelli sorelle
la giustizia umana e quella divina sono molto differenti. Per il
Signore giustizia e carità coincidono, non c'è azione
giusta che non sia anche atto di carità, di perdono. Com'è
lontana la visione di Dio dalla nostra: il Signore ci aiuta a cogliere
il vero spirito della sua legge.”
Ha
poi proseguito: “Vorrei potermi mettere in ascolto delle vicende
personali di ciascuno di voi ma non mi e’ possibile. Sono venuto
però a dirvi semplicemente che Dio vi ama di un amore infinito.
E’ pertanto urgente che siano adottati sistemi giudiziari e carcerari
indipendenti, per ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli.
… Siamo convinti che il nostro governo, i responsabili faranno il
possibile per aiutarvi a trovare una via che aiuti a tornare nella
società, con tutta la convinzione della vostra vocazione
umana e tutto il rispetto che esige. Il senso è di rinnovare
la dignità umana e migliorare la considerazione di ognuno
di voi. Speriamo che il governo abbia tutte le disponibilità
per rispondere a questa vocazione.”
Un detenuto visibilmente emozionato si è fatto portavoce
di un messaggio: “Santo Padre vorrei domandarti un milione di
cose... è molto forte per noi detenuti, poterci aggrappare
a te al Signore con la nostra sofferenza e quella delle nostre famiglie.”
Papa Ratzinger ha concluso il discorso con alcune parole che sembrano
indirizzate alle Istituzioni: “Il sovraffollamento e il degrado
possono rendere ancora più amara la detenzione
e perché i detenuti non debbano scontare una doppia
pena occorre verificare strutture, mezzi e personale in
relazione alle esigenze della persona umana".
Antonio
Barcella
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