Il Papa a Rebibbia: “Dove c’è sofferenza c’è Cristo

18 dicembre 2011 Accolto con grande entusiasmo e grida di giubilo papa Benedetto XVI ha incontrato i detenuti del carcere di Rebibbia. "Dovunque c'è un affamato, uno straniero, un ammalato, un carcerato, lì c'è Cristo”. È stata l’occasione per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle condizioni degli istituti di pena e sullo stato di sovraffollamento per il quale l’Italia nel 2009 ha subito la condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo. Auspichiamo che le parole del Papa facciano breccia nel cuore dei politici e indichino la via per una condizione di vita più umanitaria: “Cari fratelli sorelle la giustizia umana e quella divina sono molto differenti. Per il Signore giustizia e carità coincidono, non c'è azione giusta che non sia anche atto di carità, di perdono. Com'è lontana la visione di Dio dalla nostra: il Signore ci aiuta a cogliere il vero spirito della sua legge.”
Ha poi proseguito: “Vorrei potermi mettere in ascolto delle vicende personali di ciascuno di voi ma non mi e’ possibile. Sono venuto però a dirvi semplicemente che Dio vi ama di un amore infinito. E’ pertanto urgente che siano adottati sistemi giudiziari e carcerari indipendenti, per ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli. … Siamo convinti che il nostro governo, i responsabili faranno il possibile per aiutarvi a trovare una via che aiuti a tornare nella società, con tutta la convinzione della vostra vocazione umana e tutto il rispetto che esige. Il senso è di rinnovare la dignità umana e migliorare la considerazione di ognuno di voi. Speriamo che il governo abbia tutte le disponibilità per rispondere a questa vocazione.
Un detenuto visibilmente emozionato si è fatto portavoce di un messaggio: “Santo Padre vorrei domandarti un milione di cose... è molto forte per noi detenuti, poterci aggrappare a te al Signore con la nostra sofferenza e quella delle nostre famiglie.
Papa Ratzinger ha concluso il discorso con alcune parole che sembrano indirizzate alle Istituzioni: “Il sovraffollamento e il degrado possono rendere ancora più amara la detenzione e perché i detenuti non debbano scontare una doppia pena occorre verificare strutture, mezzi e personale in relazione alle esigenze della persona umana".

Antonio Barcella
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