17
marzo 2012 – La storia dell'insediamento abitativo di Colli
Aniene inizia almeno un decennio prima della consegna delle prime
palazzine, quando una serie di cooperative edilizie usufruendo delle
facoltà previste dalla legge 167/1962 sull'edilizia economica
e popolare, acquistarono una vasta area compresa nel Piano di Zona
"Tiburtino Sud". Una zona collinare e in gran parte paludosa
per la vicinanza agli argini del fiume che attraversa il suo territorio
(da cui il nome "Colli Aniene"). Un tempo queste erano
zone piene di acquitrini e malariche. Negli anni trenta le donne
del tiburtino vi venivano a lavare i panni nella sorgente che sgorgava
in mezzo al prato. Una zona bonificata con tonnellate di terra da
riporto che furono versate a ridosso della falda acquifera. Molte
costruzioni costarono molto di più del prezzo preventivato
dalle cooperative a causa di opere di palificazione straordinarie
indispensabili ma che si scoprirono in corso d’opera. Alcuni palazzi
furono rinforzati successivamente nelle fondamenta per stabilizzare
le costruzioni mentre tanti residenti hanno convissuto per anni
con sinistri scricchiolii che, per fortuna, non hanno portato ad
eventi drammatici.
I primi edifici del quartiere terminarono nel 1972 ad opera di cooperative
battezzate "rosse" (ma in realtà erano di differenti
colori politici) ma l’attività cantieristica della zona andò
avanti per buona parte degli anni settanta. Non mancarono episodi
di cattiva gestione amministrativa da parte di alcuni costruttori,
per i quali i cittadini pagarono a caro prezzo per una legge che
non li tutelava affatto nei loro diritti.
Un quartiere che si avvia verso la sua maturità ma già
ricco di quella storia che ha bisogno di essere ricordata per avviare
una riflessione sui problemi attuali e per non dimenticare le proprie
origini.
Oggi Colli Aniene, con tutti i suoi problemi, è un quartiere
tra i più belli della città e certamente uno dei più
vivibili, posizionato a pochi metri dalla metropolitana, con grandi
arterie che, prima o poi, chiuderanno i loro cantieri e torneranno
a funzionare per collegare velocemente l’abitato al centro della
città. Un quartiere ricco di parchi e giardini e a cui non
mancano i servizi essenziali, commerciali e culturali.
Purtroppo esiste l’altra faccia della medaglia ed è troppo
facile costatare come le grandi questioni di questa zona di Roma
continuino ad essere irrisolte a distanza di decenni. Basta riguardare
i titoli dei giornali di oltre venti anni fa per scoprire che la
questione del depuratore Roma Est è rimasta irrisolta, l’incuria
del verde pubblico è una questione aperta come allora, l’inquinamento
atmosferico e il rumore dell’autostrada A24 e di viale Palmiro Togliatti
sono tutt’ora fastidiosamente presenti, le questioni dei campi rom
sono in gran parte irrisolte sia per i diritti dei cittadini e sia
per quelli persone nomadi che hanno tutte le ragioni per vivere
secondo i propri costumi purché ciò avvenga nella
legalità e nel rispetto reciproco.
Per fortuna, oggi come allora, ci sono tante persone animate da
spirito di cooperazione e grande solidarietà che non si arrendono
al dilagare del degrado e del vandalismo. Gente che attraverso il
volontariato “lotta e coopera” con le Istituzioni cercando soluzioni
adeguate e condivise ma che, spesso, raccoglie solo l’ostracismo
e la contestazione di chi ha una funzione pubblica ma vorrebbe essere
lasciato tranquillo nel proprio orticello senza che qualche “ficcanaso”
porti sotto i riflettori le sue inadempienze.
Antonio
Barcella
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