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aprile 2012 – Per ora non vi è alcuna traccia dei
centocinquantamila passeggeri al giorno che sarebbero dovuti transitare
per la nuova stazione Tiburtina: la gigantesca hall e i collegamenti
interni appaiono deserti così come gli spazi destinati agli
uffici commerciali, alla ristorazione e alle mostre. Un’inaugurazione
frettolosa e prematura, fortemente voluta dalle Istituzioni, di
cui non riusciamo a capire il senso. La maggior parte dell’area
esterna è ancora circondata per gran parte del perimetro
da un’area di cantiere, l’ingresso dal lato della tangenziale risulta
seminascosto e difficile da individuare mentre ancora più
difficile trovare l’uscita dal lato opposto. Un progetto futuristico
che avrebbe dovuto dare al mondo una dimostrazione della nostra
straordinaria capacità di innovazione e realizzazione e che
per il momento fornisce la solita attitudine italica a mostrare
quello che ancora non c’è. Negozi
vuoti come l’interno di una bolla di sapone o meglio ancora come
i discorsi dei politici che l’hanno presentata, toilette serrate
come luoghi da difendere, macchinari ancora sparsi ma abilmente
occultati. E che cosa dire dell’atrio di Pietralata inaugurato addirittura
un anno prima (dicembre 2010) dall’allora Premier Berlusconi? Per
riuscire a trovare l’uscita da questo lato della stazione Tiburtina
abbiamo dovuto fare ricorso alle informazioni di un sorvegliante.
Siamo passati attraverso un’area di cantiere per sbucare in un punto
dove risultano tutt’ora inesistenti i collegamenti con l’abitato
di Pietralata. Un lungo corridoio posto tra una serie di scavi attivi
che conduce verso l’inizio del ponte ferroviario di via Tiburtina
a pochi passi di distanza dall’ingresso del lato Nomentano.
Inoltre,
tutte le opere di supporto, soprattutto le previste opere di compensazione
per il territorio dei due Municipi che ospitano l’immensa struttura,
sono ancora in fase di approntamento o di netto ritardo.
È doveroso precisare che non stiamo criticando il progetto
che, quando sarà terminato, siamo certi che sarà un’opera
importante e innovativa per la città, stiamo semplicemente
focalizzando l’attenzione sulla pantomina messa in atto dalle Istituzioni
per un’inaugurazione alquanto prematura e inopportuna a cui non
riuscivamo a dare una spiegazione e che forse è più
semplice di quanto stavamo cercando: una questione di finanziamenti
europei forniti a fasi successive di completamento dei lavori. Ma
i lavori sono realmente completati?
Antonio
Barcella
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