Qualche
domanda a Don Donato in occasione del suo anniversario con
la Chiesa.
Qui
lei ha trovato una comunità grande, accogliente, dinamica,
affettuosa, esuberante, ma soprattutto impegnativa, che ha
messo alla prova da subito il suo impegno in veste di Parroco.
Quali sono state le difficoltà maggiori da affrontare
per conquistare l’affetto dei suoi parrocchiani?
Devo dire che non ho incontrato neanche per un momento difficoltà
di inserimento. Questo grazie anche al lavoro di due bravissimi
parroci prima di me: don Carlo, che ha fondato dal nulla la
parrocchia, quando ancora il quartiere era in costruzione,
e don Luciano, parroco fino al 2004, che ha portato la comunità
alla sua vita attuale. Questi due parroci, insieme a tanti
altri collaboratori, hanno formato il terreno buono nel cuore
delle persone e io non ho fatto altro che raccogliere i frutti
di quell’immenso lavoro, spesso nascosto. Mi sono dato così
un programma: ridere con chi ride e aiutare le persone a portare
la croce. Il parroco infatti non ha potere di risolvere molte
situazioni umane, ma condivide la vita del suo popolo, come
il buon pastore Gesù. Le responsabilità davanti
a Dio sono tante: il parroco è responsabile delle anime
a lui affidate dal Signore e un giorno dovrà renderne
conto a Dio. Ma se lo fa con il sorriso sulle labbra e un
senso sano dei propri limiti, allora è meglio. In questa
responsabilità immensa, la cosa più bella che
ho visto è la FEDE DEL MIO POPOLO! Alcuni portano Dio
nel cuore senza neanche saperlo, con la più grande
naturalezza. Colli Aniene è piena di santi, posso dirlo
con assoluta sicurezza! La santità di tutti i giorni,
non quella degli altari, della gente normale, quella che incontri
per strada e che nei fatti vive il Vangelo. Come parroco ho
avuto la grazia di conoscere storie nascoste di un eroismo
che è difficile immaginare. Tutto è conosciuto
da Dio.
In
momenti come questo si rivivono i ricordi, si riguardano le
fotografie e, attraverso molti flashback tutta la vita ti
ripassa davanti. Quali sono le immagini più importanti
che emergono da questa rivisitazione del passato?
Un
giorno un vecchio prete mi disse che la cosa più bella
che avrei visto nella mia vita da parroco sarebbe stato lo
“splendor animarum”. Lo disse in latino ma è facilmente
comprensibile, e soprattutto vero: lo splendore che c’è
nei cuori delle persone mi riempie la vita e mi commuove profondamente.
La bellezza delle persone, di ciò che possono fare
di bene, senza negare che possiamo fare anche orrori, è
la cosa che mi rimane sempre più dal passato. Poter
leggere dentro i cuori delle persone, per condividere l’immagine
di Dio in ognuno è il dono prezioso di questi 25 anni.
Cosa
vuole comunicare alla Comunità di Colli Aniene per
condividere la gioia in un momento importante come questo?
Che
è bello stare al mondo, è bello avere amici,
è bello credere, che ciò che ci muove non è
mai un obbligo ma la passione. Io vedo ogni giorno tante persone,
credenti e non credenti, accomunati da una cosa fondamentale:
affrontare la vita con coraggio, imparare a non scappare,
affrontare le difficoltà con la speranza che a tutto
c’è rimedio. Queste sono le cose più preziose
della gente di Colli Aniene. Ormai quello che so di Dio lo
devo a queste persone. Perciò ogni giorno ringrazio
Dio che mi ha messo in questo quartiere!
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