Festa della Liberazione – Una data che deve unire gli italiani

24 aprile 2012 – Il prossimo 25 Aprile si festeggia il 67° Anniversario della Liberazione dell'Italia dal Nazifascismo. Questa ricorrenza rappresenta il passaggio dalla dittatura alla democrazia, per cui appartiene di diritto a tutto il popolo italiano e non solo ad una parte di esso. A distanza di più di mezzo secolo dalla fine della seconda guerra mondiale dobbiamo comprendere che questa festa deve rappresentare l’unione di tutti gli italiani e deve ricordare a tutti noi che uomini e donne di tutte le età sono morti allora, per garantirci i diritti democratici che oggi godiamo.
In occasione di questo anniversario, il Presidente del V Municipio Ivano Caradonna renderà omaggio ai caduti della Resistenza con una serie di iniziative e dà appuntamento ai cittadini per onorare i valori della difesa della Patria, della Libertà e della Democrazia, attraverso la commemorazione di chi sacrificò la propria vita per ricostruire un’Italia figlia della costituzione repubblicana.
Alle 9,30 Caradonna si recherà presso il carcere romano di Rebibbia dove si trova il monumento dedicato ai primi caduti della Resistenza romana.
Alle 10,30 presenzierà all’apposizione di una corona alla lapide dei partigiani di via del Peperino.
Di particolare interesse per il nostro quartiere sarà la commemorazione prevista per le 11,30 in via del Badile dove il minisindaco farà visita al monumento dedicato a Caterina Martinelli, una donna passata alla storia per aver sacrificato la propria vita per sfamare i propri bambini. Ricordiamola insieme per non dimenticare le tragedie di una guerra ormai lontana. Nella primavera del 1944 la situazione alimentare a Roma si fece sempre più precaria per la difficoltà di trovare il necessario per vivere. Le donne delle borgate, esasperate dal provvedimento delle truppe occupanti di ridurre la razione giornaliera di pane, assaltarono alcuni forni nel tentativo di sfamare i propri bambini. Mentre alcune di loro ritornavano nelle loro baracche con le sporte piene di filoni di pane, furono fermate da un milite della PAI. Al rifiuto di consegnare il pane rubato, il soldato sparò con il mitra colpendo Caterina Martinelli, che teneva in braccio la figlia ancora lattante e aveva una grossa pagnotta stretta al petto. La donna stramazzò a terra cadendo sopra la figlia, che sopravvisse ma ebbe la spina dorsale lesionata; altre restarono ferite. Tutto questo avvenne nel quartiere di Tiburtino III. Il giorno dopo, sul marciapiede dove era stata uccisa la donna, qualcuno depose un cartello con la scritta: 'Qui i fascisti hanno ammazzato Caterina Martinelli, una madre che non poteva sentir piangere dalla fame tutti insieme i suoi figli'.

Antonio Barcella
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