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maggio 2012 – L’onorevole Antonio Di Pietro (IDV) ha presentato
in data 17 maggio 2012 una interrogazione
parlamentare relativa al progetto di trasformare il Casale Alba
2, situato nel territorio del Parco di Aguzzano tra via Nomentana
e via Tiburtina, in un “Istituto di Custodia Attenuata per
Madri detenute”.
Il leader IDV premette che detto parco con i suoi 57 ettari, è
il più piccolo tra le riserve e i parchi regionali del Lazio,
ma di grande importanza vista la sua inclusione all'interno di un
territorio densamente edificato. Ha conservato negli anni il suo
aspetto di «ultimo lembo dell'Agro Romano», e custodisce
ancora le testimonianze dell'antica attività agricola che
ne fa oggi un museo all'aria aperta; il piano del parco del resto,
con il suo modello di assetto fortemente unitario, accentua e valorizza
queste caratteristiche, conferendo al parco (costituito nel 1989)
la caratteristica indiscussa di polmone verde, e rappresenta un
punto di svago e di incontro per i cittadini della zona est di Roma.
Nell’interrogazione si evidenzia come tale progetto è stato
solo in parte rigettato dall'ente Roma Natura, commissariato dalla
giunta del Lazio, ritenendolo «non compatibile» con
il piano di assetto del parco di Aguzzano, soffermandosi però
a prescrivere solo l'abbassamento del muro di cinta da quattro a
due metri e respingendo tutte le osservazioni di associazioni come
Italia Nostra e altri singoli privati cittadini. A seguito di questa
decisione è immediatamente sorto un comitato di cittadini
che pur condividendo il dramma delle madri detenute, ritiene la
variante così come il progetto tutto con gli interventi previsti
sul Casale Alba 2, incompatibile con la funzione che un parco deve
avere. Il problema per i cittadini è la destinazione d'uso
che si pone chiaramente in contrasto con i vincoli paesistici insistenti
nonché data l'infrastrutturazione e la modifica del «Casale
Alba 2» con sistemi di sicurezza e di dissuasione.
Secondo il parlamentare firmatario dell’interrogazione, l'adeguamento
funzionale e la divisione di un'ampia area intorno al Casale in
tre aree concentriche distinte, sorvegliate e illuminate giorno
e notte, renderebbero, di fatto, il casale più simile a uno
«stalag» di prigionia d'infauste memorie se non a un
vero e proprio mini-carcere in mezzo a un parco vincolato; frequentato
assiduamente anche negli orari serali dagli abitanti del quartiere,
dai ciclisti, pedoni e dai numerosi amanti del fitness e degli sport
all'aria aperta.
Inoltre, la costruzione del «mini-carcere» porterebbe
inevitabilmente al taglio e all'eradicazione di grandi essenze arboree
di pregio in prossimità delle mura perimetrali, nonché
all'ampliamento di cubature come da indicazione progettuale per
la realizzazione delle scale esterne al casale e, presumibilmente,
per la realizzazioni di altri volumi tecnici e comprometterebbe
l’ecosistema naturale presente nel territorio.
L’interrogazione
si conclude con la richiesta al Ministro della giustizia se
non intenda rinunziare da subito a questo piano di sperimentazioni
dalle premesse non chiare e dagli esiti incerti, che determinerebbe
un’invasione di cemento in un parco romano pubblico vincolato e
di pura reclusione per madri detenute e i loro piccoli e se, prima
di porre in esecuzione tale piano, non intendano invece chiarire
i molti e anzi troppi punti problematici della vicenda.