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luglio 2012 – Per rilevare la concentrazione
di alcool e droga nei luoghi della Movida romana, il Comune di Roma
ha deciso di adottare i “nasi elettronici”. Attraverso alcuni sensori
olfattivi si potrà misurare nell’aria la presenza di fumi
alcolici e sostanze stupefacenti. Di “stupefacente”
in questa notizia c’è soltanto la superficialità con
cui si spende denaro pubblico per controllare pochi individui per
i quali non c’è certo bisogno di tecnologia per capire che
sono “brilli” o “dopati”. L’occhio umano è in grado di percepire
più facilmente di un qualsiasi mezzo elettronico quando l’eccessivo
bere o il consumo di allucinogeni può sfociare in violenza.
Tanto più se consideriamo che questo tipo di problema potrebbe
essere risolto con ordinanze apposite che limitino la vendita di
bevande inebrianti e con i dovuti controlli della sicurezza. Di
certo non siamo convinti dell’efficacia di uno strumento che sia
in grado di rilevare le piccole emissioni che un individuo “alticcio”
possa emettere. Sembra perlopiù un deterrente di scarsa applicabilità
che finirà per essere il solito regalo per l’imprenditore
di turno che produce questo tipo di congegno elettronico. Una tecnologia
che presto potrebbe andare ad arricchire il già imponente
“cimitero” degli acquisti incauti di un’amministrazione sprecona.
L’aspetto
che più interessa a noi di questa operazione è il
motivo per il quale questi nasi elettronici non vengano utilizzati
per uno scopo molto più concreto e che interessa la vita
dei residenti di diversi quartieri di Roma Est. Stiamo parlando
ancora una volta delle emissioni nauseabonde presenti nella zona
intorno al Depuratore di via degli Alberini, un problema che assilla
i cittadini da quasi quarant’anni. Desideriamo ricordare ai lettori
che, fino ad oggi, la misurazione di questi miasmi non è
mai stata effettuata né dal Comune di Roma e neppure dall’ARPA
ossia l’ente preposto al controllo della qualità dell’aria
di questa città. Gli unici rilevamenti “spot” effettuati
in passato sono quelli commissionati dall’ACEA stessa a una ditta
privata (cioè ACEA controlla se stessa) e mai resi pubblici.
Siamo certi che “nasi elettronici” a Colli Aniene non ne vedremo
ancora per diverso tempo, perché con tale strumento potrebbero
essere accertate verità scomode che richiederebbero
interventi adeguati e costosi per l’azienda municipalizzata e per
la sua sponda politica. Del resto noi residenti non abbiamo bisogno
di strumenti elettronici per capire che nell’aria del nostro
quartiere qualcosa non quadra.
Antonio
Barcella
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