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luglio 2012 – L’argomento di questo
mese non doveva essere il governo Monti, di cui abbiamo abbondantemente
parlato, ma la riforma elettorale e quanto vi sta dietro; tuttavia
quello che bolle in pentola mi costringe a spendere ancora qualche
parola sui fatti del corrente governo.
Abbiamo già detto come questo abbia avuto, all’...inizio,
il plauso di tutto lo establishment politico e popolare ed abbiamo
rimarcato quali fossero le aspettative che ci saremmo auspicate
da un tale consesso, quantomeno il risanamento del bilancio, ed
invece eccoci qui a constatare come questo abbia raggiunto un nuovo
record storico!
Eravamo sul baratro, ci hanno detto! Certo, la situazione non era
rosea ma la disoccupazione era inferiore, il mercato tirava ancora
quel tanto che bastava a mantenere stabile la produzione, l’edilizia,
seppure in crisi, continuava a svolgere la sua funzione tra alti
e bassi, gli stipendi non erano ancora falcidiati, e potrei continuare
così per molte e molte altre pagine.
Eppure ci è stato detto che eravamo sull’orlo del baratro!
Ebbene sia concesso!
Abbiamo quindi accettato di buon grado tutti quei balzelli
che ci sono stati imposti (benzina, imu, iva, ecc. ecc.), facendo
i conti con difficoltà finanziarie via via più crescenti,
con l’ottica di un risanamento del bilancio e la prospettiva di
risanare i danni di un passato “allegro”; ed i risultati si sono
visti: le entrate tributarie sono aumentate, l’evasione fiscale
è stata attaccata come non mai, i beni della malavita sono
stati confiscati in misura molto maggiore che in passato; ma ecco,
però, che il debito pubblico, invece di diminuire, o quantomeno
stabilizzarsi, ha raggiunto vertici inimmaginabile ed insostenibili
con lo spread che è tornato oltre quota 500.
Perché? Ma, cari signori, la risposta è nei fatti!
Semplicemente, non si è fatto quello che si doveva fare!
Già perché tutto quello che è stato fatto è
stato solo agire nell’interesse delle banche e di quel
mercato borsistico su cui operano poche migliaia di grossi “banchieri”
e “pescecani”.
Vi risulta, infatti, che le banche italiane siano in crisi o che
qualche investitore di borsa si sia suicidato?
A me pare, invece, che molte famiglie, anzi troppe, siano sull’orlo
della fame e che a suicidarsi siano stati solo quei piccoli imprenditori
che non hanno retto al disastro economico che questo governo ha
avallato!
Inutile entrare nel dettaglio dei provvedimenti che questo Governo
ha adottato, non ultima la “farsa” dell’articolo 18.
Ho detto farsa perché forse non tutti sanno che anche con
l’articolo 18 il licenziamento era possibilissimo, e che, semmai,
è stata colpa di una magistratura troppo “permissivista”
se “sfaticati” ed “opportunisti” l’hanno potuta fare franca sino
ad ora, perché, cari signori, se andate a scavare, il provvedimento
del Governo Monti è stato solo quello di togliere al magistrato
la possibilità di “giudicare” sulla legittimità del
licenziamento, e questo la dice lunga sulla credibilità della
nostra “classe” giudicante.
Abbiamo detto di non dilungarci sulle “malefatte” di questo Governo
ma l’ultima chicca che si va preparando ci impone di spendere qualche
parola, esternando forti dubbi sull’opportunità di questo
intervento. Mi riferisco alla non nuova grande trovata di questo
gruppo di “professori”: “vendiamo i beni dello stato per
abbassare il debito pubblico”!
Lo avesse detto l’ultimo cretino di questa nazione l’avrei accettato
ma che questa proposta provenisse da “professori” d’economia no!
Questo non lo accetto!
Non lo accetto perché se da un lato una famiglia indebitata
fino al collo non può far altro che vendersi i mobili ed
il “materasso” per pagare i debiti, questo non è credibile
da parte di uno Stato degno di tale nome; e questo perché,
quella famiglia, prima di vendersi il famoso “materasso”, ha cercato
in tutti i modi di limitare le spese e, solo dopo aver saldato il
disavanzo tra entrate ed uscite, è ricorsa alla vendita dei
beni più preziosi.
Questo lo Stato non lo ha fatto, tanto è vero che il debito
è aumentato!
E se il debito è aumentato, allora qualcosa vorrà
pur dire!
Parliamo, allora, un po’ di finanza, cari “professori”.
In un bilancio di qualsiasi società (e lo Stato è
una società di individui) vi sono due partite, una quella
contabile (corrente) data dai movimenti dare (soldi che servono
allo Stato per pagare: burocrazia, investimenti, debiti, ecc.) ed
avere (soldi incamerati dallo Stato per varie vie: tasse dirette,
indirette, ecc.) e quella a capitale, in cui sono posizionati tutti
i beni in possesso della società (beni mobili, immobili ed
azionari).
Orbene il pareggio di un bilancio, questo spero lo sappiate, si
ha quando il disavanzo totale (in questo caso il debito pubblico)
sia compensato dalle proprietà.
Vendere una parte di proprietà per sanare un debito, ai fini
della contabilità generale, non cambia nulla perché,
se da un lato diminuisce la parte debitoria (passivo), dall’altra
diminuisce pure la parte capitale (attivo) ed il risultato è
nullo.
Si può obiettare che in tal modo diminuiscono gli interessi
che si devono pagare sul debito, certo ma bisogna tener presente
anche che dall’altra parte si perde l’incremento capitale dovuto,
quantomeno, alla svalutazione e questo cari “professori”, allora,
me lo dovete spiegare!
Già perché a fronte di un tasso del 2-3% pagato sui
BOT ad un anno, il tasso di inflazione corrente attuale risulta
superiore al 3% per cui, se da un lato risparmio, dall’altro perdo
un incremento capitale che è superiore a quanto ho risparmiato.
Si può obiettare che sono beni improduttivi!
Bene, ma allora è anche peggio, perché bisogna domandarsi:
Perché sono improduttivi? Chi li ha voluti? Chi li ha gestiti?
Chi ci ha lucrato sopra? Chi ci guadagnerà?
Perché, cari “professori” quale sarà quel “fesso”
che si comprerà, a caro prezzo, un bene improduttivo?
No, cari signori, il vostro è un ragionamento che non regge,
anche perché i Beni Nazionali (quelli posseduti dalla massa
degli Italiani) copre per cinque volte il debito pubblico; semmai
quindi sarebbe un problema di redistribuzione della ricchezza quello
che va fatto e non certo quello di vendere i “gioielli” di famiglia
per far arricchire ancor più “il banco dei pegni”!
Vi porto un esempio pratico!
L’Enel (società a capitale prettamente statale) fu venduta
tramite un’offerta pubblica; quest’anno il dividendo azionario è
stato di 0,26 euro per azione; orbene poiché l’azione Enel
è quotata a 2,48 euro non ci vuol molto a comprendere come
il suo rendimento sia il doppio di un Bot decennale.
Domanda: E’ stato intelligente vendere un tale gioiello?
Quali altri gioielli volete mettere in vendita? E chi pensate che
farà la parte del leone nell’acquistare tali “manicaretti”?
Non sono forse le banche le maggiori beneficiarie, sia per l’acquisto
diretto sia per i benefit dovuti alle gestioni azionarie di terzi?
No! Cari “professori”, questa non la bevo!
Andate a dirlo a qualche altro fessacchiotto che tutto questo è
fatto per risanare il debito pubblico. Questo è il solito
gioco per lucrare su uno Stato totalmente assente e purtroppo il
mano vostra!
Ma attenzione cari “professori” un uomo affamato non ragiona più
con la testa ma con lo stomaco e quando questo uomo diventa popolo
diventa pericoloso ed allora non solo saltano i “professori”, i
“ministri” ed i “ministeri”, allora cominciano a saltare anche “Le
Capocce”.
Maurizio
Stasi
Il
Pungiglione - luglio 2012