“Le Capocce” - Lezioni di economia ai Professori

23 luglio 2012 – L’argomento di questo mese non doveva essere il governo Monti, di cui abbiamo abbondantemente parlato, ma la riforma elettorale e quanto vi sta dietro; tuttavia quello che bolle in pentola mi costringe a spendere ancora qualche parola sui fatti del corrente governo.
Abbiamo già detto come questo abbia avuto, all’...inizio, il plauso di tutto lo establishment politico e popolare ed abbiamo rimarcato quali fossero le aspettative che ci saremmo auspicate da un tale consesso, quantomeno il risanamento del bilancio, ed invece eccoci qui a constatare come questo abbia raggiunto un nuovo record storico!
Eravamo sul baratro, ci hanno detto! Certo, la situazione non era rosea ma la disoccupazione era inferiore, il mercato tirava ancora quel tanto che bastava a mantenere stabile la produzione, l’edilizia, seppure in crisi, continuava a svolgere la sua funzione tra alti e bassi, gli stipendi non erano ancora falcidiati, e potrei continuare così per molte e molte altre pagine.
Eppure ci è stato detto che eravamo sull’orlo del baratro!
Ebbene sia concesso!
Abbiamo quindi accettato di buon grado tutti quei balzelli che ci sono stati imposti (benzina, imu, iva, ecc. ecc.), facendo i conti con difficoltà finanziarie via via più crescenti, con l’ottica di un risanamento del bilancio e la prospettiva di risanare i danni di un passato “allegro”; ed i risultati si sono visti: le entrate tributarie sono aumentate, l’evasione fiscale è stata attaccata come non mai, i beni della malavita sono stati confiscati in misura molto maggiore che in passato; ma ecco, però, che il debito pubblico, invece di diminuire, o quantomeno stabilizzarsi, ha raggiunto vertici inimmaginabile ed insostenibili con lo spread che è tornato oltre quota 500.
Perché? Ma, cari signori, la risposta è nei fatti!
Semplicemente, non si è fatto quello che si doveva fare!
Già perché tutto quello che è stato fatto è stato solo agire nell’interesse delle banche e di quel mercato borsistico su cui operano poche migliaia di grossi “banchieri” e “pescecani”.
Vi risulta, infatti, che le banche italiane siano in crisi o che qualche investitore di borsa si sia suicidato?
A me pare, invece, che molte famiglie, anzi troppe, siano sull’orlo della fame e che a suicidarsi siano stati solo quei piccoli imprenditori che non hanno retto al disastro economico che questo governo ha avallato!
Inutile entrare nel dettaglio dei provvedimenti che questo Governo ha adottato, non ultima la “farsa” dell’articolo 18.
Ho detto farsa perché forse non tutti sanno che anche con l’articolo 18 il licenziamento era possibilissimo, e che, semmai, è stata colpa di una magistratura troppo “permissivista” se “sfaticati” ed “opportunisti” l’hanno potuta fare franca sino ad ora, perché, cari signori, se andate a scavare, il provvedimento del Governo Monti è stato solo quello di togliere al magistrato la possibilità di “giudicare” sulla legittimità del licenziamento, e questo la dice lunga sulla credibilità della nostra “classe” giudicante.
Abbiamo detto di non dilungarci sulle “malefatte” di questo Governo ma l’ultima chicca che si va preparando ci impone di spendere qualche parola, esternando forti dubbi sull’opportunità di questo intervento. Mi riferisco alla non nuova grande trovata di questo gruppo di “professori”: “vendiamo i beni dello stato per abbassare il debito pubblico”!
Lo avesse detto l’ultimo cretino di questa nazione l’avrei accettato ma che questa proposta provenisse da “professori” d’economia no! Questo non lo accetto!
Non lo accetto perché se da un lato una famiglia indebitata fino al collo non può far altro che vendersi i mobili ed il “materasso” per pagare i debiti, questo non è credibile da parte di uno Stato degno di tale nome; e questo perché, quella famiglia, prima di vendersi il famoso “materasso”, ha cercato in tutti i modi di limitare le spese e, solo dopo aver saldato il disavanzo tra entrate ed uscite, è ricorsa alla vendita dei beni più preziosi.
Questo lo Stato non lo ha fatto, tanto è vero che il debito è aumentato!
E se il debito è aumentato, allora qualcosa vorrà pur dire!
Parliamo, allora, un po’ di finanza, cari “professori”.
In un bilancio di qualsiasi società (e lo Stato è una società di individui) vi sono due partite, una quella contabile (corrente) data dai movimenti dare (soldi che servono allo Stato per pagare: burocrazia, investimenti, debiti, ecc.) ed avere (soldi incamerati dallo Stato per varie vie: tasse dirette, indirette, ecc.) e quella a capitale, in cui sono posizionati tutti i beni in possesso della società (beni mobili, immobili ed azionari).
Orbene il pareggio di un bilancio, questo spero lo sappiate, si ha quando il disavanzo totale (in questo caso il debito pubblico) sia compensato dalle proprietà.
Vendere una parte di proprietà per sanare un debito, ai fini della contabilità generale, non cambia nulla perché, se da un lato diminuisce la parte debitoria (passivo), dall’altra diminuisce pure la parte capitale (attivo) ed il risultato è nullo.
Si può obiettare che in tal modo diminuiscono gli interessi che si devono pagare sul debito, certo ma bisogna tener presente anche che dall’altra parte si perde l’incremento capitale dovuto, quantomeno, alla svalutazione e questo cari “professori”, allora, me lo dovete spiegare!
Già perché a fronte di un tasso del 2-3% pagato sui BOT ad un anno, il tasso di inflazione corrente attuale risulta superiore al 3% per cui, se da un lato risparmio, dall’altro perdo un incremento capitale che è superiore a quanto ho risparmiato.
Si può obiettare che sono beni improduttivi!
Bene, ma allora è anche peggio, perché bisogna domandarsi: Perché sono improduttivi? Chi li ha voluti? Chi li ha gestiti? Chi ci ha lucrato sopra? Chi ci guadagnerà?
Perché, cari “professori” quale sarà quel “fesso” che si comprerà, a caro prezzo, un bene improduttivo?
No, cari signori, il vostro è un ragionamento che non regge, anche perché i Beni Nazionali (quelli posseduti dalla massa degli Italiani) copre per cinque volte il debito pubblico; semmai quindi sarebbe un problema di redistribuzione della ricchezza quello che va fatto e non certo quello di vendere i “gioielli” di famiglia per far arricchire ancor più “il banco dei pegni”!
Vi porto un esempio pratico!
L’Enel (società a capitale prettamente statale) fu venduta tramite un’offerta pubblica; quest’anno il dividendo azionario è stato di 0,26 euro per azione; orbene poiché l’azione Enel è quotata a 2,48 euro non ci vuol molto a comprendere come il suo rendimento sia il doppio di un Bot decennale.
Domanda: E’ stato intelligente vendere un tale gioiello?
Quali altri gioielli volete mettere in vendita? E chi pensate che farà la parte del leone nell’acquistare tali “manicaretti”?
Non sono forse le banche le maggiori beneficiarie, sia per l’acquisto diretto sia per i benefit dovuti alle gestioni azionarie di terzi?
No! Cari “professori”, questa non la bevo!
Andate a dirlo a qualche altro fessacchiotto che tutto questo è fatto per risanare il debito pubblico. Questo è il solito gioco per lucrare su uno Stato totalmente assente e purtroppo il mano vostra!
Ma attenzione cari “professori” un uomo affamato non ragiona più con la testa ma con lo stomaco e quando questo uomo diventa popolo diventa pericoloso ed allora non solo saltano i “professori”, i “ministri” ed i “ministeri”, allora cominciano a saltare anche “Le Capocce”.

Maurizio Stasi

Il Pungiglione - luglio 2012

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