9
Agosto 2012 – Una grossa nube nera
aleggiava ieri su Colli Aniene. “Nulla di nuovo”, penseranno i nostri
lettori che hanno assistito per anni ai numerosi roghi tossici appiccati
intorno alle discariche dei campi rom. Invece, questa volta, il problema
non si è limitato ad un fatto locale: tutta la città,
o per meglio dire tutta la regione, è stata preda di roghi
devastanti. L’anticiclone Nerone, che ha portato siccità e
calura, è stato solo uno dei fattori che hanno contribuito
al danno, il resto lo hanno fatto i soliti irresponsabili piromani
e l’indifferente scure del governo Monti con i suoi tagli irrazionali
che hanno colpito anche i Vigili del Fuoco.
Prima delle polemiche, riportiamo i fatti. L’incendio visibile da
Roma Est ha colpito il Parco di Aguzzano, posto tra la Tiburtina e
la Nomentana, seguito da un altro nei pressi di via Marco Simone.
Incendi di minore entità, ma certamente più tossici
perché non si tratta di sterpaglie, sono stati segnalati nella
zona tra il Collatino e Tor Sapienza dove numerosi focolai sono stati
avvistati dai residenti dal 6 all’8 agosto. Fuoco anche a Torrevecchia
in un deposito abusivo di copertoni nelle vicinanze del campo nomadi
di via Andersen, un altro a Monte Sacro e in due diversi punti della
Cristoforo Colombo. Siamo certi che ce ne sono stati altri ma è
inutile continuare uno sterile elenco. Il risultato è che Roma
brucia e ci sono delle chiare responsabilità. La prima è
l’indifferenza con la quale le Istituzioni hanno fin’ora trattato
quegli incendi che hanno un colpevole certo, ci riferiamo a quelli
intorno ai campi nomadi dove vengono bruciate materie plastiche al
fine di recuperare il rame o bruciare discariche di rifiuti mai ritirati
dall’AMA. Non intendiamo con questo alleviare la colpa del piromane
che compie il reato vero di accendere il rogo, per lui esiste la legge
che troppo spesso viene interpretata e mai applicata con rigore. Spesso
sono gli errori dei governanti e la superficialità con cui
vengono affrontati certi argomenti che fanno da sponda a determinati
reati contro il territorio. Basta
leggere il comunicato stampa della Funzione Pubblica CGIL per rendersi
conto in quali condizioni stanno operando le forze dei vigili del
fuoco per adempiere al loro compito. Gli automezzi sono al collasso
e contano mediamente oltre 20 anni di servizio: di 58 autopompe 28
sono fuori servizio per riparazione. Di 12 autoscale in servizio presso
il comando: 4 sono fuori servizio e 2 delle restanti 8 risultano immatricolate
negli anni 80, quindi con oltre 25 anni di servizio. Troppi mezzi,
da molti mesi, sono fermi sul piazzale delle officine del corpo, con
riparazioni che possono variare da 1000 a 10.000 euro cadauna. A nulla
valgono gli sforzi dei lavoratori addetti alle riparazioni che, oltre
a vedere diminuire il proprio potere d’acquisto a causa del blocco
del contratto, si devono arrendere alle scarse risorse che rendono
impossibile l’acquisto dei pezzi di ricambio. I fondi concessi dall’amministrazione,
in costante riduzione, al momento non rappresentano neanche il 10%
del budget dell’anno scorso, creando un ulteriore decadimento della
qualità del servizio di soccorso a cui ogni cittadino avrebbe
diritto.
Parole gravi e di denuncia per una situazione che ogni giorno si fa
più insostenibile e che sta portando questo paese alla paralisi
totale.
Legambiente scrive a chi appicca
il fuoco: "siete criminali e sciocchi".
“Mandate
in fumo le possibilità di crescita e sviluppo di tante
economie locali. La cenere non genera occupazione e reddito,
ma solo distruzione e freni allo sviluppo”.
“Non c’è la presunzione di convincervi, ma il tentativo
di spiegarvi che state bruciando il ramo su cui siete seduti”.
E’ questo uno dei passaggi della “lettera aperta a voi che state
incendiando il paese” che il presidente nazionale di Legambiente
ha deciso, oggi, di indirizzare ai criminali che stanno devastando
il patrimonio boschivo e forestale. Roghi quasi sempre di origine
dolosa, appiccati per fini speculativi.
“Motivi
diversi – si legge nella missiva di Vittorio Cogliati Dezza,
presidente nazionale di Legambiente – vi spingono a compiere
questi atti criminali. C’è, ad esempio, chi cede alla
seduzione di un facile e immediato guadagno offrendosi come
manovalanza a basso costo a quanti intendono speculare sulle
aree percorse dal fuoco, c’è chi spera di prenotarsi
un futuro lavoro di rimboschimento, c’è chi deliberatamente
vuole attaccare le aree naturali protette e i parchi, perché
ogni vincolo, per chi vuole devastare il territorio a proprio
uso e consumo, è insopportabile, c’è chi fa dell’illegalità
e dell’attacco ai beni comuni il proprio mestiere quotidiano,
c’è chi spera di ricavare un vantaggio personale dall’arrivo
di finanziamenti destinati alle attività di spegnimento”.
“Gli
incendi dolosi – prosegue Cogliati Dezza – sono un crimine ai
danni del patrimonio comune, perché mandano in fumo le
possibilità di crescita e sviluppo di tante economie
locali potenzialmente ricchissime. I soldi non si fanno bruciando
aree verdi, ma tutelandole e lavorando insieme alla parte migliore
del Paese per costruire sviluppo e occupazione. C’è bisogno
di gestire, curare, migliorare la qualità dei nostri
boschi, dei nostri ambienti naturali, è qui che si possono
creare mille mestieri, mille attività legali e legittime
che danno lavoro”.
Secondo
Legambiente salvare e tutelare le foreste significa creare occupazione
contribuendo così alla crescita delle economie locali.
Ed è a questa prospettiva che gli incendiari dovrebbero
convertirsi, trovando in questo modo soluzione al loro bisogno
di lavoro.
In
allegato la lettera
aperta scritta da Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale
di Legambiente.
Ufficio
Stampa Legambiente
|
|