Commercio – Crisi, burocrazia, tasse e criminalità costringono gli imprenditori ad abbassare le saracinesche

16 Agosto 2012 – Qualcosa sta mutando nel settore del commercio di questa nazione e, perfino un quartiere come Colli Aniene, che si posiziona (o si posizionava) in una fascia medio-alta sulla base del reddito dei suoi abitanti, risente fortemente della crisi economica. Ognuno di noi è in grado di osservare i pochi negozi di alimentari rimasti operativi, che non hanno ceduto alla concorrenza spietata dei supermercati e dei centri commerciali. Molte imprese sono state costrette alla chiusura per via dei conti che non tornano più. Spesso hanno ceduto la propria attività ad altri imprenditori stranieri. È chiaro che non siamo contrari per principio a quest’ultima categoria di persone perché sappiamo bene che è gente costretta a lasciare il proprio luogo natio per cercare in Italia un modo per condurre una vita dignitosa. Non ci dimentichiamo che proprio l’italiano è stato il primo protagonista, ad inizio del secolo scorso, del fenomeno di migrazione verso il nuovo continente. Quello che vogliamo evidenziare sono i motivi per i quali i commercianti italiani lasciano il posto ai nuovi venuti privi di voglia di lottare. Bar, ristoranti, pizzerie, casalinghi sono ormai preda incontrastata della popolazione cinese mentre le persone di origine araba preferiscono investire in negozi ortofrutticoli. Nell’ultimo periodo, ad esempio, il nuovo terreno di conquista della popolazione orientale sono stati i parrucchieri per donna. Esiste poi il fenomeno del lavoro autonomo dove la maggior parte delle badanti sono native dell’Europa orientale e gli imbianchini, i muratori, gli elettricisti e il personale addetto alle pulizie sono più che altro polacchi o rumeni. Inutile osservare che si tratta di persone oneste, che hanno voglia di lavorare e contribuiscono non poco al nostro Prodotto Interno Lordo del nostro paese. Siamo diventati cittadini del mondo e dobbiamo prendere sia la parte buona che quella meno digeribile di questa integrazione. Anche noi abbiamo lavoratori all’estero che cercano il loro spazio dove è possibile trovarlo.
Tra le cause che stanno portando alla fuga degli imprenditori nostrani ci sono in primo luogo la crisi economica e le tasse che strangolano il settore del commercio. L’italiano medio è stato costretto a pagare tasse enormi per far fronte alla speculazione che sta attaccando il nostro paese. Questo significa meno denaro che gira e quindi una conseguente crisi degli acquisti. Poi occorre tenere conto che le indigeste riforme delle pensioni e del lavoro hanno reso il futuro incerto e oscuro per molti, aumentando così la cautela a spendere risorse personali in beni voluttuari.
Ad aggravare tutto questo c’è l’elemento micro-criminalità in forte aumento in tutto il mondo occidentale. Continue rapine hanno colpito gli esercizi commerciali di Colli Aniene nei primi mesi del 2012, prima che le forze dell’ordine attuassero nuovi correttivi per fermare il fenomeno. Questo ha costretto alcuni esercizi commerciali a cautelarsi con vari dispositivi di sicurezza, compresa la vigilanza privata: un costo ingente sul bilancio di queste imprese.
Per concludere, secondo noi, la scure di Monti ha forse salvato temporaneamente le banche e l’euro ma un professore di economia dovrebbe sapere che, allontanando le pensioni, bloccando i salari, aumentando le tasse e facilitando il licenziamento dei lavoratori, si danneggia solo l’economia dello Stato e si fa girare meno denaro, innescando una spirale passiva in cui il debito pubblico difficilmente potrà contrarsi.

Antonio Barcella
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