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Agosto 2012 – Desideriamo premettere
che l’intento dei nostri articoli non è quello di fare una
polemica sterile ma di ottenere una migliore qualità dell’aria
nel nostro quartiere, restando consapevoli che chiudere l'impianto
di Roma Est è impossibile ma migliorarlo e renderlo più
efficiente, in modo tale da non recare danni alla popolazione, è
certamente realizzabile. Occorre soprattutto che ACEA decida di investire
parte del denaro pubblico ricavato dai servizi di trattamento dei
reflui non solo per i profitti degli azionisti ma per aggiornamenti
tecnologici in grado di minimizzare le emissioni. Su questo obiettivo
siamo allineati con l’assessorato ai Lavori Pubblici e insistiamo
nel tenere caldo l’argomento perché abbiamo già verificato
che lunghi silenzi sono spesso coincidenti con l’aumento delle fuoruscite
di miasmi dall’impianto.
Questa volta affronteremo questioni tecniche prendendo spunto da alcune
segnalazioni ricevute da addetti ai lavori che conoscono molto bene
l’intero processo di depurazione. Per prima cosa mettiamo in dubbio
alcune affermazioni comparse recentemente su alcuni mass-media che
indicano ritardi sulla concessione dell’AIA per la messa in esercizio
delle nuove vasche di essiccamento: l’Autorizzazione Integrata Ambientale
viene concessa per tutto l’impianto e non al solo processo di essiccamento.
È un’autorizzazione all’esercizio che deve tenere conto di
tutte le valutazioni tecniche. Sono considerate congiuntamente tutte
le diverse linee di impatto sull’ambiente dell'attività da
autorizzare, nonché tutte le condizioni di vita dell’impianto
(non solo a regime, ma anche nei periodi transitori e in fase di dismissione)
perseguendo una prestazione ambientale ottimale. L'unica cosa che
manca per poter mettere in funzione queste importanti modifiche è
una visita ispettiva da parte dei 3 enti in gioco, Provincia, Regione
ed ARPA, che certifichi che tutte le misure di monitoraggio descritte
nel piano, già approvato dagli enti, siano effettivamente installate
presso l'impianto. Per tutti quelli che non sono addetti ai lavori,
essiccare il fango umido è un’operazione regolata da una normativa
dell'Unione Europea. Infatti smaltire i fanghi umidi in discarica
con sostanze al di fuori delle normative è proibito. Attualmente
l'ACEA ottiene annualmente deroghe che gli
permettono di poter mandare in discarica i fanghi ancora umidi. A
chi conviene questo stato di cose? È facile ipotizzare che
se ne giova soprattutto la società di trasporto dei suddetti:
la Acquaser
s.r.l. E di chi è tale società? È dell'ACEA
stessa. L'essiccamento dei fanghi oltre ad inertizzare il fango stesso
privandolo di tutte le sostanze dannose ne riduce il peso,
a danno della società che lo trasporta in quanto viene pagata
a tonnellate trasportate.
Passiamo al secondo argomento che vogliamo affrontare oggi: lo sversamento
delle acque nel fiume Aniene. Come sappiamo negli ultimi due anni
è stata triplicata la portata dei reflui nell’impianto, appesantita
ulteriormente in questo periodo dalle autocisterne che trasportano
acque semitrattate provenienti dagli impianti sequestrati dei castelli
romani. Dove finiscono queste acque è facile immaginarlo: nel
fiume Aniene. Ma quello che si conosce poco è che queste acque,
pur trattate secondo le normative vigenti, vista l'impossibilità
di depurarle totalmente, contengono ancora sostanze in grado di provocare
ripercussioni negative sull’equilibrio biologico del fiume.
Il trattamento delle acque urbane varia in funzione della sensibilità
delle acque recipienti. Secondo la norma europea che regola la materia,
gli Stati membri sono responsabili del controllo degli scarichi provenienti
dagli impianti di trattamento e dei bacini di sversamento. Essi provvedono
affinché ogni due anni le autorità nazionali competenti
pubblichino un rapporto di valutazione che deve essere
trasmesso alla Commissione. Ci piacerebbe leggere questo rapporto,
se esiste, e osservare come viene valutata la triplicazione della
portata dell’impianto in rapporto a un corso d’acqua, come il fiume
Aniene, dalla portata piuttosto limitata.
Passiamo poi ad analizzare i silos dove viene stipato il fango umido:
dovrebbero avere un sistema di aspirazione in grado di convogliare
l'aria prelevata ad un sistema di abbattimento odori. Questo a Roma
Est non ci risulta che sia presente. Le vasche di ispessimento fanghi
dovrebbero essere interamente coperte ed aspirate e l'aria deve essere
trattata per la riduzione delle emissioni odorifere.
Il problema maggiore di cui ci dovremmo preoccupare non è la
puzza di escrementi ma tutto ciò che respiriamo che risulta
essere molto dannoso per il nostro organismo, come ad esempio l’idrogeno
solforato contenuto nel fango umido, ammoniaca e tante altre belle
sostanze alcune delle quali, se respirate in quantità
significative, potrebbero essere cancerogene. L'unico impianto
di abbattimento inquinanti dentro il depuratore di Roma Est è
al servizio dell'impianto di essicazione dei fanghi, come prevede
la prescrizione dell'AIA, peccato però che è
l'unico impianto non ancora funzionante.
Potremmo continuare con altre considerazioni atte ad ottenere un miglioramento
della qualità dell’ambiente ma dovremmo entrare troppo nei
dettagli tecnici. Nell’articolo c’è già materiale sufficiente
affinché le istituzioni e gli enti di controllo di Municipio,
Comune, Provincia e Regione comincino a chiedere lumi all’ACEA e ad
indire un tavolo di lavoro per dare quelle risposte che attendiamo
da anni.
Noi, prima ancora di conoscere questi dettagli, avevamo già
inviato una serie di domande al dirigente responsabile del Depuratore
Roma Est che sono ancora senza risposta. Crediamo che una maggiore
informazione e collaborazione da parte ACEA ATO possa tranquillizzare
i cittadini se accompagnata da impegni seri.
10
domande al responsabile ACEA del Bacino Roma Est Ing. M. Ruta
1.
Alla fine del 2009 sono stati eseguiti i lavori di ampliamento
dell’impianto di depurazione del Bacino Roma Est che ne hanno
triplicato la portata in termine di reflui urbani e di utenze
allacciate. La legge prevede che per questo tipo di lavori deve
essere eseguita una nuova Valutazione di Impatto Ambientale.
Esiste questo documento o ritenete che non sia necessario?
2. I gas prodotti all’interno dell’impianto vengono bruciati
anziché essere riciclati sul circuito che rifornisce
la città. È tecnicamente possibile utilizzare
questi gas come alimentazione delle caldaie del nostro quartiere,
visti gli alti costi del combustibile utilizzato per il riscaldamento
delle abitazioni?
3. Quando entrerà in esercizio il nuovo comparto di essiccamento
dei fanghi, già realizzato e collaudato da oltre un anno?
4. Le nuove vasche di essiccamento dei fanghi ridurranno le
emissioni di miasmi durante la fase di caricamento dei fanghi
o si tratta semplicemente di un ampliamento per trattare una
quantità di reflui urbani maggiore di quella attuale?
5. Gli odori che possono essere associati all'esercizio di un
impianto di trattamento di reflui urbani sono correlati ad odori
cosiddetti “biogenici”, che si sviluppano cioè dai processi
anaerobici di decomposizione organica e sono caratterizzati
prevalentemente dalla presenza di idrogeno solforato. ACEA ha
dichiarato di effettuare un monitoraggio ambientale nell’arco
delle 24 ore, tre/quattro volte ogni mese. Non le sembra un’anomalia
che ACEA controlli se stessa invece di affidare questo servizio
ad un ente esterno?
6. Sono stati mai effettuati controlli dell’impianto da parte
dell’ARPA o di un altro ente statale addetto alle verifiche
dei grandi impianti industriali?
7. Dove finisco le acque “clorate” filtrate dai reflui che arrivano
all’impianto? Secondo noi si tratta di una grande quantità
di residui che, se dispersi nell’ambiente, sarebbero in grado
di alterarne l’equilibrio biologico. Per essere chiari ci sono
sversamenti dell’impianto verso il fiume Aniene?
8. Dove vengono riversati i fanghi essiccati che sono il residuo
primario del processo industriale di depurazione?
9. Ritiene che ACEA abbia adottato tutte le tecnologie conosciute
per ridurre le emissioni dell’impianto o c’è qualcosa
che ancora si può fare?
10. ACEA sta progettando o valutando la costruzione di nuovi
impianti di depurazione, dove convogliare i reflui dei quartieri
costruiti oltre il raccordo anulare, in grado di alleggerire
il depuratore Roma Est che è locato al centro di vari
quartieri residenziali del Tiburtino? Logica vuole che i reflui
viaggino verso le zone più esterne e non verso il centro
della città.
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Per
approfondire l'argomento leggi anche l'articolo
de "Il Tempo" sullo stesso argomento.
Antonio
Barcella
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