Trasporti
Basta andarsi a rileggere tutti gli articoli pubblicati sull’argomento
da noi e dalla gran parte dei media per farsi un’idea del dilettantismo
con cui si gestisce un’azienda di trasporti pubblica. Ai nostri lettori
non servono più parole ma fatti. Abbiamo versato fiumi di inchiostro
sul malfunzionamento della metropolitana e dei mezzi di superficie.
Un indecente servizio che gli utenti sono costretti a subire quotidianamente:
dalla puzza nelle vetture, all’aria condizionata inesistente sui vecchi
convogli, i ritardi incredibili e i malfunzionamenti che stanno attraversando
il nuovo tratto della B1 con ripercussioni su tutta la linea B, controlli
inesistenti, assenza del personale di sorveglianza, segnaletica spesso
spenta, stazioni sporche e spazzatura sparsa ovunque. Abbiamo paragonato
il trasporto pubblico della capitale alle nazioni del terzo mondo,
ci scusiamo con queste ultime che non meritano di essere messe sullo
stesso livello del trasporto pubblico capitolino.
Sociale
Partiamo dalla prostituzione: fino a qualche tempo fa era un fenomeno
marginale della zona. Colpiva soprattutto l’area circoscritta di viale
Palmiro Togliatti (altezza ex centro carni) verso Tor Sapienza e il
Collatino, dove un vero commercio di sesso si sviluppa sotto gli occhi
di tutti e davanti all’indifferenza delle Istituzioni. Non esiste
altra forma di criminalità in cui l’accettazione sociale sia
così ampia e la società intervenga così poco
per reprimere l’illecito. Da qualche tempo anche a Colli Aniene sono
stati segnalate “lucciole” al lavoro su viale Palmiro Togliatti, all’altezza
di Ciocchetti Marmi, e davanti al deposito dell’AMA. Non vogliamo
fare i falsi moralisti, sappiamo bene che vendere il proprio corpo
è il mestiere più antico del mondo ma non si può
chiudere gli occhi davanti a reati come lo sfruttamento della prostituzione
e la schiavitù a cui sono sottoposte tante ragazze provenienti
dall’est europeo.
L’altro fenomeno sociale che risalta in questa zona è il campo
nomadi tollerato di via Salviati, un vero lager dove sono confinati
(o auto-confinati) i rom di diverse etnie. Negli ultimi due anni,
questo insediamento rom “tollerato” ha più che raddoppiato
le presenze a causa della chiusura dei campi adiacenti (La Martora,
via del Flauto, via Severini). In pochi metri quadrati c’è
una densità abitativa da far paura, senza alcun tipo di servizio
da parte della comunità. Topi che scorazzano su cumuli di immondizia
e tra i bambini che giocano nella terra e nel fango, creando i presupposti
per possibili focolai epidemici. È un luogo comparabile alle
bidonville brasiliane, dove vengono costantemente consumati reati
contro le persone e le cose. Non è in questo modo che si facilita
l’integrazione di queste etnie con gli altri cittadini romani. Con
lo sguardo di un profano sembra quasi di assistere a un crimine contro
l’umanità. La politica aveva promesso la ristrutturazione del
campo (vedi piano nomadi del Comune di Roma) attraverso la perimetrazione
dell’area, il livellamento delle strade, adeguamento delle fogne,
degli impianti elettrici, della pubblica illuminazione, degli impianti
idrici, la manutenzione e l’installazione di nuove unità abitative.
Inutile dire che i propositi non si sono concretizzati.
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la prima parte dell'intervista
Antonio
Barcella
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