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ottobre 2012 – Poche persone sono a
conoscenza della presenza di uno dei più importanti musei del
Pleistocene nella nostra zona.
Ai margini delle rive del fiume Aniene, durante il periodo del Pleistocene,
si sono insediati i primi abitanti d'Europa. Lo dimostrano i tanti
ritrovamenti effettuati in diversi siti archeologici tra la zona del
Tiburtino e del Nomentano: Casal de’ Pazzi, Monte delle Gioie, Ponte
Mammolo, Ripa Mammea, Saccopastore, Sedia del Diavolo. Oltre duecentomila
anni fa l’uomo primitivo cacciava, mangiava, si riproduceva lungo
il nostro territorio. L'evidenza scientifica indica l’evoluzione degli
uomini nella loro forma attuale durante il Pleistocene. È questo
il periodo in cui l’uomo inizia a lavorare le armi scheggiando pietre
di selce raccolte lungo i corsi d’acqua e ad organizzarsi per cacciare
gli animali. Solo in un secondo tempo creerà l’economia di
sussistenza e l’organizzazione del territorio attraverso la costruzione
di accampamenti, riunione in gruppi, gerarchizzazione fino a sviluppare
sistemi di comunicazione più complessa come il linguaggio.
Il
sito di Rebibbia Casal de' Pazzi si trova tra la via Nomentana e la
via Tiburtina, non lontano dal fiume Aniene e dai numerosi altri siti
paleolitici che ne costellavano in passato l'ultimo tratto. Esso fu
identificato accidentalmente durante la costruzione della strada prevista
nel piano di zona. Lo scavo stratigrafico, che ha interessato un'area
di oltre 1200 mq., fu eseguito dalla Soprintendenza Archeologica di
Roma dal 1981 al 1986 ed ha messo in luce l'antico alveo del fiume
Aniene, databile a circa 200.000 anni fa, costituito da ghiaie e sabbie,
all'interno del quale sono stati raccolti complessivamente circa 2.200
resti ossei ed oltre 1.500 reperti litici.
E’
l’unico museo a Roma dedicato esclusivamente alla preistoria dell’Urbe,
allestito su un’area di ritrovamenti fossili, con gli stessi materiali
che gli archeologi hanno riportato alla luce sul posto. Sono emersi
resti dell’elefante antico (le cui zanne raggiungono i 4 metri di
lunghezza), di rinoceronti, di ippopotami e di tanta altra fauna che
popolava la pianura laziale in quell’epoca, oltre ad un frammento
di cranio umano e a strumenti di pietra scheggiata.
Attualmente il Museo è in allestimento; le visite debbono essere
concordate con i responsabili chiamando il numero telefonico 0624404006.