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ottobre 2012 – “Il diffondersi delle pratiche corruttive
mina la fiducia dei mercati e delle imprese, scoraggia gli investimenti
dall’estero, determina quindi, tra i suoi molteplici effetti, una
perdita di competitività del Paese. È per queste ragioni
che la lotta alla corruzione è stata assunta come una priorità
del Governo” – dichiara il Presidente del Consiglio Mario Monti
nell’introduzione al rapporto
per lo studio e l’elaborazione di proposte in maniera di trasparenza
e prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione.
“Come confermato dalle statistiche internazionali, - prosegue
poi Filippo Patroni Griffi Ministro per la pubblica amministrazione
- la corruzione resta un fenomeno molto diffuso nel nostro paese.
Si tratta di una delle principali cause dell’inefficienza dei servizi
destinati alla collettività, del dissesto delle finanze pubbliche,
come pure della disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni
democratiche. La corruzione, infatti, è causa di ingenti costi
economici ma anche sociali, perché determina la compromissione
del principio di uguaglianza, minando le pari opportunità dei
cittadini, così da rivelarsi uno dei fattori di disgregazione
sociale. L’obiettivo di restituire qualità e autorevolezza
alla pubblica amministrazione (centrale e periferica) passa, dunque,
anche per il contrasto alla corruzione, da intendere peraltro in senso
ampio, in essa ricomprendendo anche episodi che - sebbene inidonei
ad integrare la fattispecie penale – sono comunque espressione di
maladministration.”
Da questo rapporto
emerge drammaticamente il dato allarmante che colloca l’Italia al
sessantanovesimo posto al mondo e agli ultimi posti in Europa per
corruzione percepita dalla popolazione (a pari merito con il Ghana
e la Macedonia!!!), con un progressivo aggravamento negli ultimi anni.
Non c’era bisogno di questa conferma per capire che questo paese è
oppresso da una dirigenza politica che, per la maggior parte, è
occupata più a capire come mettere le mani sul malloppo che
ad amministrare il bene comune. Qualcuno potrebbe obiettare che fare
una dichiarazione del genere è “antipolitica”
o “qualunquismo”, in realtà siamo certi che
il sentimento emergente contro il mondo politico e amministrativo
viene generato dai comportamenti e non dalle parole.
Come dimenticare gli ultimi episodi avvenuti alla Regione Lazio dove
è vero che ci sono stati episodi gravi che sono al vaglio dei
magistrati, in cui i colpevoli sono stati individuati, ma è
altrettanto vero che tutti erano al corrente degli abnormi finanziamenti
ai gruppi politici e ne approvavano gli scarsi controlli sull’utilizzo.
“…è particolarmente gravoso l’impatto sulla crescita del
Paese, la diffusione del fenomeno corruttivo alterando, in primo luogo,
la libera concorrenza e favorendo la concentrazione della ricchezza
in capo a coloro che accettano e beneficiano del mercato della tangente
a scapito di coloro che invece si rifiutano di accettarne le condizioni.
È stato, altresì, calcolato che ogni punto di discesa
nella classifica di percezione della corruzione, come redatta da Transparency
International, provoca la perdita del sedici per cento degli investimenti
dall’estero.” – sono frasi scritte nel rapporto
che confermano quanto stiamo sostenendo da tempo: questo malcostume
va a danno della classe più povera della nazione con tagli
alle pensioni, alla scuola, al sociale e sempre meno lavoro disponibile.
L’Italia potrebbe essere una nazione ricca se si riducesse l’impatto
degli alti costi della politica, della disgustosa corruzione e della
evasione fiscale. Quanti miliardi di euro in più ci sarebbero
disponibili per investimenti e occupazione se tali fenomeni venissero
combattuti con determinazione?