Rapporto sulla Corruzione in Italia – Dati sconfortanti

23 ottobre 2012 –Il diffondersi delle pratiche corruttive mina la fiducia dei mercati e delle imprese, scoraggia gli investimenti dall’estero, determina quindi, tra i suoi molteplici effetti, una perdita di competitività del Paese. È per queste ragioni che la lotta alla corruzione è stata assunta come una priorità del Governo” – dichiara il Presidente del Consiglio Mario Monti nell’introduzione al rapporto per lo studio e l’elaborazione di proposte in maniera di trasparenza e prevenzione della corruzione nella pubblica amministrazione.
Come confermato dalle statistiche internazionali, - prosegue poi Filippo Patroni Griffi Ministro per la pubblica amministrazione - la corruzione resta un fenomeno molto diffuso nel nostro paese. Si tratta di una delle principali cause dell’inefficienza dei servizi destinati alla collettività, del dissesto delle finanze pubbliche, come pure della disaffezione dei cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche. La corruzione, infatti, è causa di ingenti costi economici ma anche sociali, perché determina la compromissione del principio di uguaglianza, minando le pari opportunità dei cittadini, così da rivelarsi uno dei fattori di disgregazione sociale. L’obiettivo di restituire qualità e autorevolezza alla pubblica amministrazione (centrale e periferica) passa, dunque, anche per il contrasto alla corruzione, da intendere peraltro in senso ampio, in essa ricomprendendo anche episodi che - sebbene inidonei ad integrare la fattispecie penale – sono comunque espressione di maladministration.
Da questo rapporto emerge drammaticamente il dato allarmante che colloca l’Italia al sessantanovesimo posto al mondo e agli ultimi posti in Europa per corruzione percepita dalla popolazione (a pari merito con il Ghana e la Macedonia!!!), con un progressivo aggravamento negli ultimi anni. Non c’era bisogno di questa conferma per capire che questo paese è oppresso da una dirigenza politica che, per la maggior parte, è occupata più a capire come mettere le mani sul malloppo che ad amministrare il bene comune. Qualcuno potrebbe obiettare che fare una dichiarazione del genere è “antipolitica” o “qualunquismo”, in realtà siamo certi che il sentimento emergente contro il mondo politico e amministrativo viene generato dai comportamenti e non dalle parole. Come dimenticare gli ultimi episodi avvenuti alla Regione Lazio dove è vero che ci sono stati episodi gravi che sono al vaglio dei magistrati, in cui i colpevoli sono stati individuati, ma è altrettanto vero che tutti erano al corrente degli abnormi finanziamenti ai gruppi politici e ne approvavano gli scarsi controlli sull’utilizzo.
…è particolarmente gravoso l’impatto sulla crescita del Paese, la diffusione del fenomeno corruttivo alterando, in primo luogo, la libera concorrenza e favorendo la concentrazione della ricchezza in capo a coloro che accettano e beneficiano del mercato della tangente a scapito di coloro che invece si rifiutano di accettarne le condizioni. È stato, altresì, calcolato che ogni punto di discesa nella classifica di percezione della corruzione, come redatta da Transparency International, provoca la perdita del sedici per cento degli investimenti dall’estero.” – sono frasi scritte nel rapporto che confermano quanto stiamo sostenendo da tempo: questo malcostume va a danno della classe più povera della nazione con tagli alle pensioni, alla scuola, al sociale e sempre meno lavoro disponibile. L’Italia potrebbe essere una nazione ricca se si riducesse l’impatto degli alti costi della politica, della disgustosa corruzione e della evasione fiscale. Quanti miliardi di euro in più ci sarebbero disponibili per investimenti e occupazione se tali fenomeni venissero combattuti con determinazione?

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