Pier Paolo Pasolini e il nostro territorio come era sessant’anni fa

6 novembre 2012 – Oggi vogliamo soffermarci su un autore che ha descritto la vita delle borgate romane di Roma Est come mai nessuno aveva fatto in precedenza. I suoi scritti rappresentano ormai una testimonianza storica del nostro territorio come appariva oltre sessant’anni fa. Il romanzo di Pier Paolo PasoliniRagazzi di vita” racconta la storia di alcuni adolescenti appartenenti al mondo del sottoproletariato urbano che vivono di espedienti arrangiandosi come possono, cercando di accaparrarsi ogni genere di oggetto che possa essere rivenduto. Il libro è ambientato nella Roma del secondo dopoguerra quando la miseria era più tiranna che mai. Pasolini ebbe in quel periodo un rapporto particolarmente intenso con il mondo delle borgate romane e con la periferia della città di Roma. Conobbe a fondo quartieri come Pietralata, Rebibbia e Tiburtino e farà lì le sue prime amicizie romane
Tanti di noi conoscono la trama e i nomi dei protagonisti di “Ragazzi di vita” dal Riccetto al Lenzetta ma oggi vogliamo focalizzare la nostra attenzione sugli stralci del libro che descrivono il nostro territorio come era allora. Colli Aniene ancora non esisteva ma alcuni riferimenti indicano che l’ambientamento di parte della storia si è svolto proprio in questa zona prima che la città arrivasse a coprire di cemento questo lembo della campagna romana.
Dove il camion s'era fermato, poco prima d'entrare in borgata, c'erano da una parte e dall'altra della strada distese di campi che dovevano esser di grano, ma ch'erano tutti pieni di fratte, buchi e canneti; e più avanti un orto, con gli alberi ancora più vecchi del casolare cadente, e non potati più almeno da una ventina d'anni. Il fossatello era pieno d'acqua nera, e passeggiavano su e giù per l'erba e la terra ancor più nere delle vecchie papere sbandate. Poco più in là del casolare finivano i campi di grano, sperdendosi come andava andava su delle cave abbandonate e ridivenute anch'esse campi, tutti spelacchiati, buoni per i greggi sabini o abruzzesi di passaggio, e interrotti qua e là da burroncelli e strapiombetti.
Il sesto capitolo è quello del “Bagno sull’Aniene” e si svolge nel tratto di fiume vicino a Ponte Mammolo: “I ragazzi che erano andati a buttarsi alla draga, arrivavano urlando aggrappati a delle zatterette di canne. – Traversamo fiume, – gridò Alduccio da sotto, e si gettò in acqua…..Un rivoletto bianco come la calce la tagliava a metà, tra la fanga indurita e le vecchie fratte, sotto il muro della fabbrica della varecchina, coi suoi serbatoi verdi e i muretti color tabacco, senza finestre. Il Begalone andò sotto lo scolo bianco della varecchina a bagnarsi.
Purtroppo il fiume Aniene, anche allora, era preda di scarichi abusivi che inquinavano il corso d’acqua. Poco è cambiato al giorno d’oggi. La situazione inquinamento è ulteriormente peggiorata senza che si sia fatto granché per evitarla.
Altri scorci paesaggistici nel proseguimento del capitolo che possono essere riconosciuti dai lettori più attenti: “Venivano ancora cricche di ragazzini da in fondo alla curva, tra le stoppie che qua e là bruciavano lentamente sulle scarpate della Tiburtina, sul ciglione del fiume, scoppiettando sotto le piccole lingue di fuoco. Venivano due o tre alla volta, baccajando e zompando contro la campagna vuota con in fondo le pareti bianche del Silver Cine (ndr=è l’attuale Tristar posto all’inizio di via Grotte di Gregna) e la gobba del Monte del Pecoraro (ndr=situato tra Pietralata e Tiburtino III). Andarono in fila per il sentiero lungo l'Aniene, salirono su per la scarpata quasi a strapiombo sulla Tiburtina e imboccarono ponte…Voltarono fuori dalla Tiburtina su per via Casal dei Pazzi che puntava tra le grandi spianate dei campi coltivati, coi solchi a zig zag, e i piccoli fabbricati bianchi di calce, i cantieri, i mozziconi di case. Non c'era un'anima, e sotto il sole che cuoceva l'asfalto della strada e l'agro si sentiva solo la voce del Riccetto che cantava.
Nel proseguimento del racconto c’è un chiaro riferimento alla zona adiacente il nostro quartiere il casale antico di Boccaleone che è attualmente utilizzato da un noto ristorante: “Alcuni se ne andarono diretti a casa per via Boccaleone (ndr= si tratta di via Monte Boccaleone o Buccalione posta accanto all’area di via della Martora), altri invece stettero ancora in giro: si fecero piano piano il pezzo dal fiume ai primi lotti di Tiburtino, e si fermarono per una mezzoretta davanti al Silver Cine a guardarsi i cartelloni e a farsi dispetti. Poi andarono giù, ancora, tra i cespugliacci d'oleandri della Tiburtina, fino a che arrivarono alla fermata dell'autobus, ch'era il centro delle pipinare dei ragazzini e delle cricche dei giovincelli, nel piazzale davanti al Monte del Pecoraro.
Ma dove il riferimento è ancora più chiaro e si resta più sorpresi è quando si cita la linea autobus ancora esistente del 309 e si accenna a Santa Maria del Soccorso e alla borgata di Tiburtino III: “Davanti al Monte del Pecoraro c'era un gran piazzale e vicino al cartello con la scritta «Fine zona – Inizio zona», poco prima di dove cominciava la gran distesa dei campi fino all'Aniene, s'alzava la vecchia pensilina del 309 che a quel punto svoltava, lasciando la via Tiburtina, e puntando tra i lotti della Borgata verso la Madonna del Soccorso. Alduccio abitava, come il Begalone, al IV Lotto, in fondo alla via centrale della borgata, poco dopo lo spiazzo del mercato, con la fila dei lampioni che accendendosi all'imbrunire, lungo i lotti non più alti di due piani, davano l'impressione di trovarsi nel rione povero di qualche stazione balneare, con la strada che dietro la breve scesa pareva si sperdesse contro il cielo sfuocato, coi rumori della gente che tra le pareti sonore, nei cortili, stava cenando o si preparava alle ore della notte.”
Potremmo continuare ancora ma lasciamo a voi la possibilità di trovare altri riferimenti al territorio e scoprire uno squarcio di Roma che, forse, esiste ancora pur essendo profondamente cambiata.

Antonio Barcella
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