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novembre 2012 – Oggi vogliamo soffermarci su un autore che
ha descritto la vita delle borgate romane di Roma Est come mai nessuno
aveva fatto in precedenza. I suoi scritti rappresentano ormai una
testimonianza storica del nostro territorio come appariva oltre sessant’anni
fa. Il romanzo di Pier Paolo Pasolini “Ragazzi
di vita” racconta la storia di alcuni adolescenti appartenenti
al mondo del sottoproletariato urbano che vivono di espedienti arrangiandosi
come possono, cercando di accaparrarsi ogni genere di oggetto che
possa essere rivenduto. Il libro è ambientato nella Roma del
secondo dopoguerra quando la miseria era più tiranna che mai.
Pasolini ebbe in quel periodo un rapporto particolarmente intenso
con il mondo delle borgate romane e con la periferia della città
di Roma. Conobbe a fondo quartieri come Pietralata, Rebibbia e Tiburtino
e farà lì le sue prime amicizie romane
Tanti di noi conoscono la trama e i nomi dei protagonisti di “Ragazzi
di vita” dal Riccetto al Lenzetta ma oggi vogliamo focalizzare la
nostra attenzione sugli stralci del libro che descrivono il nostro
territorio come era allora. Colli Aniene ancora non esisteva ma alcuni
riferimenti indicano che l’ambientamento di parte della storia si
è svolto proprio in questa zona prima che la città arrivasse
a coprire di cemento questo lembo della campagna romana.
“Dove il camion s'era fermato, poco prima d'entrare in borgata,
c'erano da una parte e dall'altra della strada distese di campi che
dovevano esser di grano, ma ch'erano tutti pieni di fratte, buchi
e canneti; e più avanti un orto, con gli alberi ancora più
vecchi del casolare cadente, e non potati più almeno da una
ventina d'anni. Il fossatello era pieno d'acqua nera, e passeggiavano
su e giù per l'erba e la terra ancor più nere delle
vecchie papere sbandate. Poco più in là del casolare
finivano i campi di grano, sperdendosi come andava andava su delle
cave abbandonate e ridivenute anch'esse campi, tutti spelacchiati,
buoni per i greggi sabini o abruzzesi di passaggio, e interrotti qua
e là da burroncelli e strapiombetti.”
Il sesto capitolo è quello del “Bagno sull’Aniene” e si svolge
nel tratto di fiume vicino a Ponte Mammolo: “I ragazzi che erano
andati a buttarsi alla draga, arrivavano urlando aggrappati a delle
zatterette di canne. – Traversamo fiume, – gridò Alduccio da
sotto, e si gettò in acqua…..Un rivoletto bianco come la calce
la tagliava a metà, tra la fanga indurita e le vecchie fratte,
sotto il muro della fabbrica della varecchina, coi suoi serbatoi verdi
e i muretti color tabacco, senza finestre. Il Begalone andò
sotto lo scolo bianco della varecchina a bagnarsi.”
Purtroppo
il fiume Aniene, anche allora, era preda di scarichi abusivi che inquinavano
il corso d’acqua. Poco è cambiato al giorno d’oggi. La situazione
inquinamento è ulteriormente peggiorata senza che si sia fatto
granché per evitarla.
Altri scorci paesaggistici nel proseguimento del capitolo che possono
essere riconosciuti dai lettori più attenti: “Venivano
ancora cricche di ragazzini da in fondo alla curva, tra le stoppie
che qua e là bruciavano lentamente sulle scarpate della Tiburtina,
sul ciglione del fiume, scoppiettando sotto le piccole lingue di fuoco.
Venivano due o tre alla volta, baccajando e zompando contro la campagna
vuota con in fondo le pareti bianche del Silver Cine (ndr=è
l’attuale Tristar posto all’inizio di via Grotte di Gregna)
e la gobba del Monte del Pecoraro (ndr=situato
tra Pietralata e Tiburtino III). Andarono in fila per il sentiero
lungo l'Aniene, salirono su per la scarpata quasi a strapiombo sulla
Tiburtina e imboccarono ponte…Voltarono fuori dalla Tiburtina su per
via Casal dei Pazzi che puntava tra le grandi spianate dei campi coltivati,
coi solchi a zig zag, e i piccoli fabbricati bianchi di calce, i cantieri,
i mozziconi di case. Non c'era un'anima, e sotto il sole che cuoceva
l'asfalto della strada e l'agro si sentiva solo la voce del Riccetto
che cantava.”
Nel proseguimento del racconto c’è un chiaro riferimento alla
zona adiacente il nostro quartiere il casale antico di Boccaleone
che è attualmente utilizzato da un noto ristorante: “Alcuni
se ne andarono diretti a casa per via Boccaleone (ndr=
si tratta di via Monte Boccaleone o Buccalione posta accanto all’area
di via della Martora), altri invece stettero ancora in giro:
si fecero piano piano il pezzo dal fiume ai primi lotti di Tiburtino,
e si fermarono per una mezzoretta davanti al Silver Cine a guardarsi
i cartelloni e a farsi dispetti. Poi andarono giù, ancora,
tra i cespugliacci d'oleandri della Tiburtina, fino a che arrivarono
alla fermata dell'autobus, ch'era il centro delle pipinare dei ragazzini
e delle cricche dei giovincelli, nel piazzale davanti al Monte del
Pecoraro.”
Ma dove il riferimento è ancora più chiaro e si resta
più sorpresi è quando si cita la linea autobus
ancora esistente del 309 e si accenna a Santa Maria
del Soccorso e alla borgata di Tiburtino III: “Davanti al Monte
del Pecoraro c'era un gran piazzale e vicino al cartello con la scritta
«Fine zona – Inizio zona», poco prima di dove cominciava
la gran distesa dei campi fino all'Aniene, s'alzava la vecchia pensilina
del 309 che a quel punto svoltava, lasciando la via Tiburtina, e puntando
tra i lotti della Borgata verso la Madonna del Soccorso. Alduccio
abitava, come il Begalone, al IV Lotto, in fondo alla via centrale
della borgata, poco dopo lo spiazzo del mercato, con la fila dei lampioni
che accendendosi all'imbrunire, lungo i lotti non più alti
di due piani, davano l'impressione di trovarsi nel rione povero di
qualche stazione balneare, con la strada che dietro la breve scesa
pareva si sperdesse contro il cielo sfuocato, coi rumori della gente
che tra le pareti sonore, nei cortili, stava cenando o si preparava
alle ore della notte.”
Potremmo continuare ancora ma lasciamo a voi la possibilità
di trovare altri riferimenti al territorio e scoprire uno squarcio
di Roma che, forse, esiste ancora pur essendo profondamente cambiata.
Antonio
Barcella
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