Le Province costrette a ridurre i servizi per i tagli ai bilanci: scuole senza riscaldamento?

9 novembre 2012 – Le Province minacciano di lasciare le scuole senza riscaldamento se il governo porterà avanti la politica dei tagli. "Se il governo non vuole ascoltarci faremo comprendere ai cittadini come i tagli li priveranno dei loro diritti e cominceremo chiudendo le scuole prima del tempo questo inverno perché non abbiamo i soldi per pagare il riscaldamento delle aule" ha detto Antonio Saitta, nuovo presidente dell'unione province d'Italia: "i tagli ai bilanci sono tagli ai servizi senza risposte chiuderemo le scuole".
Successivamente corregge in parte il tiro con una nuova dichiarazione: "La nostra protesta non vuole colpire la scuola, anzi, vuole sollevare il velo su un tema drammatico, quello della sicurezza nelle scuole, che ci pare sia poco considerato quando si parla di tagli ai bilanci. Nei prossimi giorni contatteremo l'Associazione dei Presidi e dei dirigenti scolastici, perché sappiamo che sono loro i primi a soffrire delle gravissime carenze nella manutenzione delle scuole. Vogliamo che i nostri ragazzi studino in scuole sicure e se possibile moderne, le Province vogliono continuare ad investire nelle scuole, ma se il Governo ci impedisce di utilizzare le risorse per investire e addirittura ci taglia i fondi per la manutenzione ordinaria, non siamo in grado di assicurare il servizio. Facciamo un appello al Ministro dell'istruzione, Profumo, perché sostenga nel Governo la nostra richiesta di liberare risorse per l'edilizia e di togliere dal blocco del patto questi investimenti. Questa - chiude Saitta - è una protesta per ricordare al Governo e al Paese che quando si tagliano risorse in maniera cosi drammatica agli Enti locali, sono i cittadini che perdono".
La ventilata minaccia è molto concreta e le scuole italiane potrebbero anticipare le vacanze natalizie. Infatti, le Province ad oggi gestiscono oltre 3200 istituti scolastici di scuola secondaria (ed oltre 5000 edifici) con una spesa annua di circa 1,5 miliardi di euro.
"Fare dispetti e ritorsioni porta solo ulteriori problemi e nessuna soluzione: una catena senza fine". Così Giorgio Rembado, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi, commenta le parole di Saitta. "Voglio sperare che l'idea rientri solo in una forma di pressione nell'ambito delle contrattazioni tra Stato e autonomie locali per quanto riguarda la distribuzione delle risorse. Altrimenti potrebbe apparire come una sorta di sabotaggio al servizio dell'istruzione. Ma a tutto c'e' un limite anche alle ritorsioni. Le Province non possono sottrarsi ai loro doveri e corrispondere al fabbisogno delle scuole non é una cosa facoltativa".

Antonio Barcella
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