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gennaio 2013 –
La crisi economica non ha risparmiato Roma colpendo duramente le sue
aziende. I dati sulla disoccupazione e la cassa integrazione sono
preoccupanti mentre è nata un’altra categoria di persone “non
operative”: gli esodati. In questo contesto non poteva essere risparmiato
il Polo Industriale e Tecnologico della via Tiburtina. L'area industriale
denominata "Tiburtina Valley" rimane tutt’ora
il maggiore polo manifatturiero romano, sia pure soggetto al fenomeno
della deindustrializzazione che sta progressivamente chiudendo le
vecchie fabbriche sostituendole con servizi, centri commerciali e,
soprattutto, sale da gioco. La trasformazione della zona è
ormai partita e appare come un processo inarrestabile. Molte grandi
aziende trasferiscono le proprie forze di lavoro in altre sedi, altre
ridimensionano le proprie attività con tagli alla forza lavoro
e ipotizzano la messa in vendita degli stabilimenti. Di conseguenza
le piccole e medie imprese del terziario chiudono, strangolate dalla
crisi economica.
In questo quadro desolante, ci sono due attività che non sembrano
risentire delle difficoltà: la prostituzione e il gioco d’azzardo.
Due fenomeni che sembrano legati tra loro e che allarmano i residenti
per il degrado e i traffici illeciti che spesso li accompagna.
Lungo tutta la Tiburtina, dalla Caserma Ruffo fino a Guidonia, proliferano
le nuove sale gioco, veri e propri casinò sullo stile della
famosa città del vizio: Las Vegas. Grandi capannoni industriali
sono stati riconvertiti dalle multinazionali del gioco d'azzardo in
edifici dalle vistose insegne luminose che fino ad ora potevamo ammirare
solo sui film americani. I bar del territorio sono inondati di macchine
slot machine o video poker che catturano giocatori incalliti o patologici.
Tutto in regola a giudicare dalle licenze esposte. Le forze dell’ordine
hanno avviato i controlli di rito per verificare la correttezza delle
attività e per evitare pericolose infiltrazioni.
Antonio
Barcella
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