Tiburtina Valley: da polo industriale a una nuova Las Vegas

25 gennaio 2013 La crisi economica non ha risparmiato Roma colpendo duramente le sue aziende. I dati sulla disoccupazione e la cassa integrazione sono preoccupanti mentre è nata un’altra categoria di persone “non operative”: gli esodati. In questo contesto non poteva essere risparmiato il Polo Industriale e Tecnologico della via Tiburtina. L'area industriale denominata "Tiburtina Valley" rimane tutt’ora il maggiore polo manifatturiero romano, sia pure soggetto al fenomeno della deindustrializzazione che sta progressivamente chiudendo le vecchie fabbriche sostituendole con servizi, centri commerciali e, soprattutto, sale da gioco. La trasformazione della zona è ormai partita e appare come un processo inarrestabile. Molte grandi aziende trasferiscono le proprie forze di lavoro in altre sedi, altre ridimensionano le proprie attività con tagli alla forza lavoro e ipotizzano la messa in vendita degli stabilimenti. Di conseguenza le piccole e medie imprese del terziario chiudono, strangolate dalla crisi economica.
In questo quadro desolante, ci sono due attività che non sembrano risentire delle difficoltà: la prostituzione e il gioco d’azzardo. Due fenomeni che sembrano legati tra loro e che allarmano i residenti per il degrado e i traffici illeciti che spesso li accompagna.
Lungo tutta la Tiburtina, dalla Caserma Ruffo fino a Guidonia, proliferano le nuove sale gioco, veri e propri casinò sullo stile della famosa città del vizio: Las Vegas. Grandi capannoni industriali sono stati riconvertiti dalle multinazionali del gioco d'azzardo in edifici dalle vistose insegne luminose che fino ad ora potevamo ammirare solo sui film americani. I bar del territorio sono inondati di macchine slot machine o video poker che catturano giocatori incalliti o patologici. Tutto in regola a giudicare dalle licenze esposte. Le forze dell’ordine hanno avviato i controlli di rito per verificare la correttezza delle attività e per evitare pericolose infiltrazioni.

Antonio Barcella
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