Periferia – Bene Comune da tutelare

23 luglio 2013Basta fare qualche conto veloce per renderci conto che la maggior parte dei cittadini romani risiede nella parte periferica della città mentre gli investimenti maggiori delle amministrazioni che si sono succedute alla guida del Campidoglio si sono concentrati sul centro storico della capitale. È arrivata l’ora di invertire questo “trend” per dare alla zona più popolare di Roma la considerazione e, soprattutto, servizi degni di una metropoli europea. A questo proposito non possiamo che essere d’accordo con il sindaco Ignazio Marino quando, esponendo le linee programmatiche della sua giunta, dichiara: “l’Amministrazione non si limiterà ad affrontare i problemi del centro storico, anche le periferie dovranno diventare il laboratorio di un nuovo sistema di sviluppo, che favorisca l’intervento diretto dei cittadini nei piani di recupero e nella manutenzione degli spazi pubblici.
Ottime intenzioni ma ribadiamo che si debba passare velocemente ai fatti! Occorre recuperare le macerie e i disastri nei sobborghi della capitale conseguenza dell’incompetenza e dell’indifferenza dell’amministrazione pubblica.
Roma non è paragonabile alle metropoli del nord come Torino o Milano che, grazie ad una economia industriale importante, hanno incoraggiato e compattato le periferie popolari, assorbendo le ondate migratorie. È una città che ha dovuto fare i conti con la storia e l’eredità che questa ha lasciato: quartieri dormitorio, zone popolari, l’esplodere dell’abusivismo edilizio per finire con gli insediamenti di una immigrazione, spesso, clandestina.
Anche a Colli Aniene, nato come un quartiere modello, si vivono i disagi dell’estrema periferia romana.
Nella capitale, i quartieri dell’hinterland, da quelli più antichi a quelli più recenti costruiti ben oltre il Raccordo Anulare, sono abitati da persone di diversa estrazione sociale, famiglie che hanno differenti livelli di benessere, e composte da operai, artigiani, professionisti, lavoratori intellettuali, commercianti, oltre ai tanti impiegati impegnati nei servizi o nelle piccole imprese e ai tanti disoccupati, esodati, salvaguardati, giovani che non trovano lavoro, studenti, pensionati. Abitati socialmente disomogenei, dove la maggioranza delle famiglie è proprietaria della casa in cui abita, possiede almeno un automobile, ha il collegamento a internet, ma in cui tutti sono costretti ad affrontare i disagi comuni di questa parte della città:

1. Edilizia scolastica scellerata
2. Problemi di convivenza con le diverse etnie
3. Problemi di sicurezza
4. Segnaletica stradale fatiscente o addirittura mancante
5. Mancanza di una manutenzione stradale adeguata,
6. Problemi di mobilità
7. Opere pubbliche abbandonate al degrado e all’incuria
8. Carenza di luoghi di aggregazioni e culturali (teatri, cinema, auditorium, etc)
9. Importanti criticità nelle infrastrutture
10. Scarsa manutenzione del verde pubblico
11. Presenza di discariche, depuratori e siti industriali che provocano inquinamento atmosferico
12. Ecomostri che andrebbero abbattuti
13. Presenza di campi rom abusivi o regolari, spesso, in condizioni sanitarie e umanitarie critiche
14. Disoccupati, esodati, giovani senza il primo impiego

Per concludere, la periferia della nostra città è una grossa fetta di territorio complessa e contraddittoria, costituita soprattutto di vecchi quartieri costruiti attraverso edilizia pubblica o economica, di casette sparse in zone dimenticate dalla pianificazione urbana, centri suburbani o rurali totalmente interessati dai flussi di immigrazione e priva, in gran parte, di centri culturali, di socializzazione e di aggregazione. I palazzoni hanno riempito qualsiasi spazio vuoto gli si offrisse senza dover rispettare un qualsiasi piano edilizio che comprendesse i servizi ai cittadini. Dove non trova resistenza né pianificazione, come avviene in questa città, l’esplosione del concetto di periferia genera disagi e microconflitti, non aiuta affatto l’integrazione e finisce per alimentare l’insicurezza nei cittadini e, per certi versi, il razzismo verso chi è diverso.

Antonio Barcella
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