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settembre 2013 – Se il grado di civiltà di una nazione
si misurasse in termini di servizi forniti alla cittadinanza (case,
scuole, strade, ambiente, illuminazione pubblica, etc) certamente
l’Italia non rientrerebbe nell’elite mondiale perché si posizionerebbe
più vicina al fondo di una ipotetica classifica che al suo
vertice. Per paradosso, con una crisi economica spaventosa e un debito
pubblico raccapricciante, in Italia abbiamo i politici con stipendi
invidiati da tutto il mondo, forse i più alti in assoluto.
Di certo non c’è proporzione tra capacità amministrativa
e le loro eccezionali retribuzioni che, pensate bene a quello che
scrivo, vengono determinate da loro stessi senza tenere in
alcun conto i risultati prodotti.
Ancora più grande è l’abisso che separa le aspettative
dei cittadini, in termini di capacità progettuale e dirigenziale,
dalle risposte fornite dalla pubblica amministrazione.
Nel giro di pochi mesi vengono dimenticati tutti gli impegni presi
con gli elettori sconvolgendo, di fatto, le priorità date dai
cittadini ai problemi del territorio.
È così che si continua a parlare di scuole fatiscenti,
strade disastrate, fontane spente, carenza di sicurezza, inquinamento
atmosferico, campi rom in condizioni sanitarie e di vita assurde,
lavoro mancante, aumento delle famiglie povere senza che nessuno riesca
a dare una vera svolta rispetto alla amministrazione che l’ha preceduta.
L’amministratore pubblico ha paura di modificare i delicati equilibri
della macchina burocratica e a urtare la sensibilità di chi
la manovra. Così facendo nulla cambierà mai ed è
difficile trovare delle vere differenze tra amministrazioni di colore
politico diverso. La situazione generale della città anziché
migliorare peggiora ulteriormente e i rappresentanti politici si eclissano
dal territorio dove sono stati eletti per non incorrere nelle ire
dei residenti. Basta rileggere i nostri articoli di un anno fa per
osservare che nulla è cambiato: i problemi si incancreniscono
mentre aumenta il disgusto per questo modo di esercitare la volontà
popolare. Ricordiamo che la zona del tiburtino ha contribuito alla
elezione di persone che stanno occupando cariche importanti in Municipio,
Comune, Regione e perfino in Parlamento ma tutti ci chiediamo che
fine ha fatto il contributo che tutti loro dovevano portare a questo
territorio?
Trasparenza, capacità di ascolto e partecipazione dei
cittadini rimangono solo slogan elettorali a cui nessuno
crede più e la classe politico/amministrativa si trincera dentro
il proprio bunker di clientelismo e partitocrazia dove il cittadino
viene relegato all’ultimo posto nella catena della considerazione.
Ci si può rassegnare di fronte a tutto questo?
Noi di certo non lo faremo, abbiamo un modo diverso di fare giornalismo
e per questo la gente ci sostiene e ci incoraggia ad andare avanti
con numeri invidiati da altri siti internet di informazione. Per questo
continueremo a lavorare (gratuitamente e non con i lauti stipendi
dei politici) per riportare ai lettori quelle che secondo noi sono
le mancanze dei “nostri rappresentanti” indipendentemente dal colore
politico e dal grado di preferenza pre-elettorale.
Antonio
Barcella
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