La politica e il territorio – la solita storia di impegni non mantenuti

25 settembre 2013 – Se il grado di civiltà di una nazione si misurasse in termini di servizi forniti alla cittadinanza (case, scuole, strade, ambiente, illuminazione pubblica, etc) certamente l’Italia non rientrerebbe nell’elite mondiale perché si posizionerebbe più vicina al fondo di una ipotetica classifica che al suo vertice. Per paradosso, con una crisi economica spaventosa e un debito pubblico raccapricciante, in Italia abbiamo i politici con stipendi invidiati da tutto il mondo, forse i più alti in assoluto. Di certo non c’è proporzione tra capacità amministrativa e le loro eccezionali retribuzioni che, pensate bene a quello che scrivo, vengono determinate da loro stessi senza tenere in alcun conto i risultati prodotti.
Ancora più grande è l’abisso che separa le aspettative dei cittadini, in termini di capacità progettuale e dirigenziale, dalle risposte fornite dalla pubblica amministrazione. Nel giro di pochi mesi vengono dimenticati tutti gli impegni presi con gli elettori sconvolgendo, di fatto, le priorità date dai cittadini ai problemi del territorio.
È così che si continua a parlare di scuole fatiscenti, strade disastrate, fontane spente, carenza di sicurezza, inquinamento atmosferico, campi rom in condizioni sanitarie e di vita assurde, lavoro mancante, aumento delle famiglie povere senza che nessuno riesca a dare una vera svolta rispetto alla amministrazione che l’ha preceduta. L’amministratore pubblico ha paura di modificare i delicati equilibri della macchina burocratica e a urtare la sensibilità di chi la manovra. Così facendo nulla cambierà mai ed è difficile trovare delle vere differenze tra amministrazioni di colore politico diverso. La situazione generale della città anziché migliorare peggiora ulteriormente e i rappresentanti politici si eclissano dal territorio dove sono stati eletti per non incorrere nelle ire dei residenti. Basta rileggere i nostri articoli di un anno fa per osservare che nulla è cambiato: i problemi si incancreniscono mentre aumenta il disgusto per questo modo di esercitare la volontà popolare. Ricordiamo che la zona del tiburtino ha contribuito alla elezione di persone che stanno occupando cariche importanti in Municipio, Comune, Regione e perfino in Parlamento ma tutti ci chiediamo che fine ha fatto il contributo che tutti loro dovevano portare a questo territorio?
Trasparenza, capacità di ascolto e partecipazione dei cittadini rimangono solo slogan elettorali a cui nessuno crede più e la classe politico/amministrativa si trincera dentro il proprio bunker di clientelismo e partitocrazia dove il cittadino viene relegato all’ultimo posto nella catena della considerazione. Ci si può rassegnare di fronte a tutto questo?
Noi di certo non lo faremo, abbiamo un modo diverso di fare giornalismo e per questo la gente ci sostiene e ci incoraggia ad andare avanti con numeri invidiati da altri siti internet di informazione. Per questo continueremo a lavorare (gratuitamente e non con i lauti stipendi dei politici) per riportare ai lettori quelle che secondo noi sono le mancanze dei “nostri rappresentanti” indipendentemente dal colore politico e dal grado di preferenza pre-elettorale.

Antonio Barcella
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