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ottobre 2013 – Presentato il rapporto 2013 preparato dall’Agenzia
all’Ambiente Europea e, come è facile immaginare, non sono
dati confortanti per l’Italia che per la presenza di polveri sottili
è tra le aree più inquinate d’Europa. Le cause di questa
aria cattiva sarebbero imputabili al trasporto su strada, i processi
industriali e di produzione di energia e i riscaldamenti domestici.
Non viene neppure menzionato l’inquinamento da diossina proveniente
dai roghi tossici di materie plastiche che è un male
tutto romano dovuto soprattutto ai mancati controlli delle istituzioni
sui campi rom della periferia. Un problema molto avvertito dalla popolazione,
stando ai dati del nostro
sondaggio, ma non altrettanto da chi vive lontano dal
problema.
Legambiente ha dichiarato: “Servono interventi immediati che puntino
a migliorare la qualità dell’aria e a far respirare le città
e l’area della Pianura Padana, una delle zone più critiche
in Europa”. L’associazione ambientalista chiede un’azione efficace
a partire dalla discussione in corso sulla revisione delle direttive
europee per la qualità dell’aria. Condividiamo
ma vogliamo che l’impegno sia esteso a fermare i veleni dei “roghi
tossici” con una politica che migliori i servizi alla periferia e
superi il concetto di “campi rom” diventati i lager di una
nazione che si reputa civile.
Inquinamento Atmosferico
Italia, Polonia, Slovacchia, Turchia e la regione dei Balcani sono
le aree più critiche per gli elevati livelli di PM10 e PM2,5.
Critica la situazione in Italia anche per i livelli di ozono e ossidi
di azoto. È quanto emerge dal rapporto Air Quality in Europe
2013 dell’EEA, l’Agenzia dell’ambiente europea, sullo stato di salute
della qualità dell’aria di Europa e Italia. I dati al 2011
indicano che la maggior parte della popolazione è esposta a
livelli di inquinamento superiori ai valori stabiliti dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità. In particolare a preoccupare sono i
livelli elevati di particolato atmosferico (PM10 e PM2,5) e di ozono,
a cui sono esposti oltre l’80% dei cittadini europei.
“I dati diffusi oggi dall’EEA - dichiara Giorgio Zampetti,
responsabile scientifico di Legambiente – confermano quello che
Legambiente sostiene da anni: l’inquinamento dell’aria resta uno dei
principali problemi per la salute delle persone e per la salvaguardia
dell’ambiente. Una vera e propria emergenza che colpisce anche e soprattutto
il nostro Paese. I dati relativi allo scorso anno di ‘Mal’aria’ confermano
la stessa situazione critica: su 95 città italiane monitorate
da Legambiente, 51 hanno superato il bonus di 35 giorni di superamento
stabilito dalla legge per il PM10. L’area della Pianura Padana, come
risulta anche dal report dell’Agenzia europea dell’ambiente, si conferma
come una delle più critiche”.
“Le
cause dell’inquinamento atmosferico – continua Zampetti –
sono chiare e conosciute da tempo. Sono il trasporto su strada, i
processi industriali e di produzione di energia e i riscaldamenti
domestici. Per arginare l’emergenza smog serve una nuova strategia
che intervenga sui settori più inquinanti, a partire da quello
dei trasporti. Su questo in Italia serve una nuova capacità
politica che invece di guardare alla realizzazione di inutili infrastrutture
punti, attraverso interventi immediati e mirati, su una mobilità
sostenibile basata su trasporto pubblico efficiente, mobilità
pedonale e ciclabile e trasporto su ferro per ridurre il parco auto
circolante, che nel nostro Paese raggiunge da sempre livelli da primato
rispetto al resto d’Europa”.
A livello
europeo la discussione del nuovo pacchetto di direttive sull’aria
di questi mesi rappresenta un’occasione da non perdere per adottare
politiche più risolutive. Su questo Legambiente, insieme all’EEB
e ad altre ONG europee, chiede di considerare tre proposte prioritarie:
l’adozione di significativi impegni di riduzione delle emissioni nell’ambito
della revisione della direttiva NEC. In particolare per l’associazione
ambientalista è necessario fissare limiti di emissione più
stringenti e aumentare il numero di sostanze inquinanti a cui la direttiva
si riferisce, aggiungendo anche il PM2,5 per il raggiungimento di
“livelli di qualità dell’aria che non causino significativi
effetti negativi, né rischi per la salute umana e per l’ambiente”.
L’adozione di una normativa di settore che punti alla netta riduzione
delle emissioni da tutte le fonti principali (come i trasporti, la
combustione su piccola e media scala, l’agricoltura e l’uso di solventi).
L’implementazione e il rafforzamento delle attuali norme europee sulla
qualità dell’aria prevedendo misure più severe e limiti
più stringenti sulla base delle più recenti raccomandazioni
fornite dall’OMS.