Italia bocciata dal report 2013 dell’EEA sulla qualità dell’aria

16 ottobre 2013 – Presentato il rapporto 2013 preparato dall’Agenzia all’Ambiente Europea e, come è facile immaginare, non sono dati confortanti per l’Italia che per la presenza di polveri sottili è tra le aree più inquinate d’Europa. Le cause di questa aria cattiva sarebbero imputabili al trasporto su strada, i processi industriali e di produzione di energia e i riscaldamenti domestici. Non viene neppure menzionato l’inquinamento da diossina proveniente dai roghi tossici di materie plastiche che è un male tutto romano dovuto soprattutto ai mancati controlli delle istituzioni sui campi rom della periferia. Un problema molto avvertito dalla popolazione, stando ai dati del nostro sondaggio, ma non altrettanto da chi vive lontano dal problema.
Legambiente ha dichiarato: “Servono interventi immediati che puntino a migliorare la qualità dell’aria e a far respirare le città e l’area della Pianura Padana, una delle zone più critiche in Europa”. L’associazione ambientalista chiede un’azione efficace a partire dalla discussione in corso sulla revisione delle direttive europee per la qualità dell’aria.
Condividiamo ma vogliamo che l’impegno sia esteso a fermare i veleni dei “roghi tossici” con una politica che migliori i servizi alla periferia e superi il concetto di “campi rom” diventati i lager di una nazione che si reputa civile.
Inquinamento Atmosferico
Italia, Polonia, Slovacchia, Turchia e la regione dei Balcani sono le aree più critiche per gli elevati livelli di PM10 e PM2,5. Critica la situazione in Italia anche per i livelli di ozono e ossidi di azoto. È quanto emerge dal rapporto Air Quality in Europe 2013 dell’EEA, l’Agenzia dell’ambiente europea, sullo stato di salute della qualità dell’aria di Europa e Italia. I dati al 2011 indicano che la maggior parte della popolazione è esposta a livelli di inquinamento superiori ai valori stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In particolare a preoccupare sono i livelli elevati di particolato atmosferico (PM10 e PM2,5) e di ozono, a cui sono esposti oltre l’80% dei cittadini europei.
I dati diffusi oggi dall’EEA - dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – confermano quello che Legambiente sostiene da anni: l’inquinamento dell’aria resta uno dei principali problemi per la salute delle persone e per la salvaguardia dell’ambiente. Una vera e propria emergenza che colpisce anche e soprattutto il nostro Paese. I dati relativi allo scorso anno di ‘Mal’aria’ confermano la stessa situazione critica: su 95 città italiane monitorate da Legambiente, 51 hanno superato il bonus di 35 giorni di superamento stabilito dalla legge per il PM10. L’area della Pianura Padana, come risulta anche dal report dell’Agenzia europea dell’ambiente, si conferma come una delle più critiche”.

Le cause dell’inquinamento atmosferico – continua Zampetti – sono chiare e conosciute da tempo. Sono il trasporto su strada, i processi industriali e di produzione di energia e i riscaldamenti domestici. Per arginare l’emergenza smog serve una nuova strategia che intervenga sui settori più inquinanti, a partire da quello dei trasporti. Su questo in Italia serve una nuova capacità politica che invece di guardare alla realizzazione di inutili infrastrutture punti, attraverso interventi immediati e mirati, su una mobilità sostenibile basata su trasporto pubblico efficiente, mobilità pedonale e ciclabile e trasporto su ferro per ridurre il parco auto circolante, che nel nostro Paese raggiunge da sempre livelli da primato rispetto al resto d’Europa”.

A livello europeo la discussione del nuovo pacchetto di direttive sull’aria di questi mesi rappresenta un’occasione da non perdere per adottare politiche più risolutive. Su questo Legambiente, insieme all’EEB e ad altre ONG europee, chiede di considerare tre proposte prioritarie: l’adozione di significativi impegni di riduzione delle emissioni nell’ambito della revisione della direttiva NEC. In particolare per l’associazione ambientalista è necessario fissare limiti di emissione più stringenti e aumentare il numero di sostanze inquinanti a cui la direttiva si riferisce, aggiungendo anche il PM2,5 per il raggiungimento di “livelli di qualità dell’aria che non causino significativi effetti negativi, né rischi per la salute umana e per l’ambiente”. L’adozione di una normativa di settore che punti alla netta riduzione delle emissioni da tutte le fonti principali (come i trasporti, la combustione su piccola e media scala, l’agricoltura e l’uso di solventi). L’implementazione e il rafforzamento delle attuali norme europee sulla qualità dell’aria prevedendo misure più severe e limiti più stringenti sulla base delle più recenti raccomandazioni fornite dall’OMS.

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