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ottobre 2013 – Quando il Presidente del IV Municipio Emiliano
Sciascia inaugurò il suo mandato quinquennale, con una serie
di ringraziamenti e buoni propositi per il roseo futuro del nostro
territorio, scelse proprio questo parco per salutare gli elettori.
Pensammo tutti: “perché scegliere il parco più sporco
e peggio mantenuto di tutto il quartiere?”. Subito pensammo ad
un significativo segnale verso l’elettorato, quasi un impulso verso
una discontinuità con la passata giunta, uno scatto d’orgoglio
per un territorio a cui non è stata dedicata la dovuta cura
ed attenzione. Per questo motivo, è proprio con questo parco
che intendiamo chiudere il nostro dossier,
un viaggio all’interno delle nostre maltenute aree verdi. Ad oggi,
trascorsi cinque mesi, il parco si presenta quasi nelle stesse identiche
condizioni. Le essenze arboree hanno bisogno di essere sagomate mentre
le piante ad alto fusto necessitano di una urgentissima potatura,
soprattutto in vista dell’approssimarsi della nuova stagione invernale,
momento in cui vengono messe a dura prova le fronde con il carico
della pioggia e del vento con grande rischio per tutto quello che
si trova al di sotto di essi. Il prato, se così possiamo definire
un uniforme tappeto di gramigna infestante, si presenta tagliato di
fresco a differenza del mese di Giugno dell’anno corrente, ma crescendo
in maniera scomposta insieme ai pochi ciuffi di oleandri lascia un
leggero e triste senso di incuria. A tenergli compagnia si trovano
gli accessori per le aree attrezzate: due miseri cestini dei rifiuti
sopravvissuti al fuoco ed al vandalismo, strenuo baluardo di una civiltà
che cerca di resistere all’indifferenza ed all’incuria.
Si
chiude il sopralluogo con una carrellata di insulti e graffiti, che
poco hanno di artistico, su tutte le murature in tufo del parco, alcune
delle quali danneggiate da vistose e poco rassicuranti crepe, mentre
le sedute, essendo realizzate in economia, hanno subito il lento sgretolarsi
del cemento portando alla luce la rete elettrosaldata arrugginita.
Purtroppo termina così questo breve
viaggio nelle aree verdi del nostro amato quartiere che
oggi invece di essere luoghi di aggregazione e svago sono divenuti
la rappresentazione di una società abbandonata a se stessa
verso cui il cittadino getta quotidianamente uno sguardo a volte sfuggente
a volte rabbioso provocando in entrambi i casi un senso di impotenza
e sconcerto complice un periodo di crisi delle casse comunali che
non lascia presagire un futuro migliore.