Prosegue il viaggio nel degrado del verde pubblico - Parco Livio Labor

17 ottobre 2013 – Quando il Presidente del IV Municipio Emiliano Sciascia inaugurò il suo mandato quinquennale, con una serie di ringraziamenti e buoni propositi per il roseo futuro del nostro territorio, scelse proprio questo parco per salutare gli elettori. Pensammo tutti: “perché scegliere il parco più sporco e peggio mantenuto di tutto il quartiere?”. Subito pensammo ad un significativo segnale verso l’elettorato, quasi un impulso verso una discontinuità con la passata giunta, uno scatto d’orgoglio per un territorio a cui non è stata dedicata la dovuta cura ed attenzione. Per questo motivo, è proprio con questo parco che intendiamo chiudere il nostro dossier, un viaggio all’interno delle nostre maltenute aree verdi. Ad oggi, trascorsi cinque mesi, il parco si presenta quasi nelle stesse identiche condizioni. Le essenze arboree hanno bisogno di essere sagomate mentre le piante ad alto fusto necessitano di una urgentissima potatura, soprattutto in vista dell’approssimarsi della nuova stagione invernale, momento in cui vengono messe a dura prova le fronde con il carico della pioggia e del vento con grande rischio per tutto quello che si trova al di sotto di essi. Il prato, se così possiamo definire un uniforme tappeto di gramigna infestante, si presenta tagliato di fresco a differenza del mese di Giugno dell’anno corrente, ma crescendo in maniera scomposta insieme ai pochi ciuffi di oleandri lascia un leggero e triste senso di incuria. A tenergli compagnia si trovano gli accessori per le aree attrezzate: due miseri cestini dei rifiuti sopravvissuti al fuoco ed al vandalismo, strenuo baluardo di una civiltà che cerca di resistere all’indifferenza ed all’incuria.

Si chiude il sopralluogo con una carrellata di insulti e graffiti, che poco hanno di artistico, su tutte le murature in tufo del parco, alcune delle quali danneggiate da vistose e poco rassicuranti crepe, mentre le sedute, essendo realizzate in economia, hanno subito il lento sgretolarsi del cemento portando alla luce la rete elettrosaldata arrugginita.
Purtroppo termina così questo breve viaggio nelle aree verdi del nostro amato quartiere che oggi invece di essere luoghi di aggregazione e svago sono divenuti la rappresentazione di una società abbandonata a se stessa verso cui il cittadino getta quotidianamente uno sguardo a volte sfuggente a volte rabbioso provocando in entrambi i casi un senso di impotenza e sconcerto complice un periodo di crisi delle casse comunali che non lascia presagire un futuro migliore.

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