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ottobre 2013 – Fino ad oggi abbiamo dibattuto l’argomento
della inutilità di un progetto pubblico, quale è la
pista ciclabile di viale Bardanzellu, osteggiato dalla popolazione
e dalle stesse istituzioni locali. Pensate che in questi giorni il
Presidente del IV Municipio Emiliano Sciascia, sollecitato dalle critiche
piovute da tanti residenti, ha interpellato vari uffici tecnici del
Comune senza riuscire a conoscere il nome della persona che ha autorizzato
la ripresa dell’opera. Del resto, per esperienza personale, vi possiamo
assicurare che nella jungla dell’amministrazione
pubblica non è facile districarsi.
Noi che abbiamo seguito questa “opera” fin dall’inizio sappiamo che
l’ente responsabile del progetto è il X DIPARTIMENTO
TUTELA AMBIENTALE E DEL VERDE - Servizio ciclabilità
e mobilità sostenibile (D.D. n. 546 del 04/06/2007), guarda
caso lo stesso assessorato responsabile della “vergogna” del fermo,
ormai permanente, della fontana di Piazzale Loriedo.
Torniamo al tema dell’articolo. Abbiamo solo un dato certo il costo
iniziale dell’opera ch,e secondo il cartello dei lavori affisso in
viale Bardanzellu, doveva avere un costo totale di novantottomila
euro senza gli oneri di sicurezza che pesano per circa tredicimila
euro. Le successive modifiche al tracciato, pretese dalla gente di
questo quartiere per il mancato rispetto della delibera Comunale n.
56/2002 che stabilisce che la distanza minima di tutti gli scavi
dagli alberi deve essere di almeno di tre metri, hanno fatto lievitare
il prezzo a una somma che è davvero difficile da determinare.
Facile arrivare all’equazione che l’errore tecnico di un funzionario
dell’amministrazione capitolina è diventato una fonte di guadagno
per l’appaltatore. Per prima cosa ci chiediamo quante di queste modifiche
sono state camuffate da lavori di rifacimento della sede stradale.
Quanto ha inciso la rimozione e la pulitura delle opere semilavorate
e poi rimosse dalla carreggiata centrale? Quanto ha pesato sul costo
finale l’errore di un burocrate per avere un “aborto” di …? come definirla?
Certamente non si può chiamare pista ciclabile quella “cosa
oscena” che ha una interruzione ogni breve tratto, che sale e scende
dai marciapiedi e attraversa più volte lo stesso viale.
Vogliamo
parlare di sicurezza? Sfido chiunque a dimostrare che quella
“cosa” non è pericolosa per i ciclisti che la percorrono e
per chi è costretto ad attraversarla. L’ultima modifica prevede
che il tracciato, all’incrocio con via Balabanoff, attraversi la carreggiata
stradale, salga sul marciapiede davanti al Nido La Mongolfiera Magica,
ridiscenda pochi metri dopo e si incammini su quel marciapiedino tra
la carreggiata di viale Bardanzellu e i palazzi, proprio nel tratto
dove vi è anche una fermata d’autobus e le strisce di attraversamento
per chi è diretto alla scuola Balabanoff.
Una soluzione ridicola! Aspettiamoci ancora sorprese
quando la ciclabile dovrà attraversare la rotatoria di piazzale
Loriedo. Ci vengono già i brividi al solo pensarci.
Vogliamo terminare l’articolo ricordando i principi guida nella definizione
di un itinerario ciclabile dettati nell’articolo 2 “Finalità
e criteri di progettazione” dal D.M. 557 del 30/11/99:
a) favorire e promuovere un elevato grado di mobilità ciclistica
e pedonale, alternativa all'uso dei veicoli a motore nelle aree urbane
e nei collegamenti con il territorio contermine, che si ritiene possa
raggiungersi delle località interessate, con preminente riferimento
alla mobilità lavorativa, scolastica e turistica;
b) puntare all'attrattività, alla continuità ed alla
riconoscibilità dell'itinerario ciclabile, privilegiando i
percorsi più brevi, diretti e sicuri secondo i risultati di
indagini sull'origine e la destinazione dell'utenza ciclistica;
c) valutare la redditività dell'investimento con riferimento
all'utenza reale e potenziale ed in relazione all'obiettivo
di ridurre il rischio d'incidentalità ed i livelli di inquinamento
atmosferico ed acustico;
d) verificare l'oggettiva fattibilità ed il reale utilizzo
degli itinerari ciclabili da parte dell'utenza, secondo le
diverse fasce d'età e le diverse esigenze, per le quali è
necessario siano verificate ed ottenute favorevoli condizioni anche
plano-altimetriche dei percorsi.
Pensate
che siano stati osservati?