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novembre 2013 – Cosa si nasconde dietro i fumi neri che si
alzano puntualmente nei cieli di Roma Est? Sono solo frutto di un
disservizio nella raccolta dei rifiuti nei campi nomadi o dietro di
loro c’è un vero racket composto da imprenditori disonesti
e bande criminali più o meno organizzate? Perché questo
fenomeno non viene adeguatamente perseguito dalle Forze dell’Ordine
e dalle Istituzioni? La situazione dei roghi tossici di Roma è
così diversa da quella di Napoli, gestita dalla camorra, o
è solo la punta di un iceberg che può esplodere da un
momento all’altro?
Tutte domande lecite quando si analizza un disagio così pesante
per i cittadini. Come è nostra prassi cerchiamo di analizzare
i fatti per arrivare a delle conclusioni che siano il più vicino
possibile alla verità.
1. Ben pochi controlli vengono eseguiti sui libri di contabili dei
venditori di pneumatici o su quelli delle imprese edili. Basterebbe
dare una piccola occhiata ai registri delle piccole imprese per accorgersi
che quanto entra nei depositi non corrisponde alla quantità
di materiale eliminato nelle discariche pubbliche.
2. Enormi discariche abusive sorgono nel territorio adiacente gli
insediamenti rom a testimoniare che la rete preferita dalla malavita
per lo smaltimento di plastica, amianto, gomme, materiali edili sono
coloro che controllano i campi abusivi o regolari. Solo nel mese di
maggio di quest’anno gli inquirenti hanno scoperto una mega discarica
abusiva, composta da 6mila metri cubi di rifiuti di ogni genere, che
occupava undicimila metri quadrati di terreno nel villaggio rom La
Barbuta. Oltre a materiale di risulta di ogni tipo, anche
tossici, sul terreno sono stati riscontrati anche ingenti
quantitativi di materiale ferroso tra carcasse di autoveicoli, elettrodomestici
fuori uso, batterie per auto esauste e rivestimenti di materiale plastico
residuo della combustione di cavi e tubazioni di rame. Seicentomila
euro sono stati spesi dal Comune di Roma tra il 2011 e il 2012 per
bonificare l’ex area rom di via della Martora dalla presenza di rifiuti
speciali. Imponenti discariche abusive sono visibili ad occhio nudo
nei pressi dei villaggi regolari di Castel Romano e di Salone in quelli
tollerati di via Salviati.
3. Il comandante del Gruppo Sicurezza Pubblica ed Emergenziale, Antonio
Di Maggio, nel corso della Commissione Servizi Sociali e Sanità,
che si è svolta 19 settembre nel VI Municipio ha dichiarato
fra l’altro: “I roghi non possono essere fermati a breve termine.
In relazione agli incendi, sappiamo che i rom contattano gommisti,
elettrauto, benzinai: viene sottratto quello che serve, quello che
è possibile riciclare, ma non sappiamo chi fornisce
loro il materiale. Abbiamo già sequestrato e confiscato
diversi furgoni. Abbiamo identificato e denunciato tutte le persone
fermate. Ma le leggi non ci consentono di intervenire sempre. Non
è possibile mettere cinque vigili ogni notte: a parte i costi,
i rom brucerebbero comunque a 200 metri di distanza. Abbiamo speso
quasi 100mila euro di straordinari per la vicenda dell’alta velocità:
i lavori erano costantemente bloccati per i furti di rame. ”.
Quest’ultima
dichiarazione appare a chi legge come una dichiarazione di resa di
fronte ad un problema che la comunità non può accettare.
Una maggiore sinergia tra le forze dell’ordine dovrebbe colpire alla
fonte questo traffico illecito, ossia ricettatori e imprenditori disonesti,.
Se non ci fosse lo sfruttamento di quelli che si possono definire
i nuovi poveri, se non esistesse la ricettazione dei beni provenienti
dagli illeciti, non ci sarebbe neanche il reato.
A tal proposito voglio raccontarvi un piccolo aneddoto che può
in qualche modo spiegare la situazione. In una delle tante riunioni
che periodicamente frequento per la questione nomadi un piccolo imprenditore
si vantava di procurare lavoro per le persone rom. Ebbene lui ci spiegò
come usava affidare lo smaltimento degli scarti dei lavori edili ai
rom che avevano a disposizione un camioncino. Inutile spiegare a quest’uomo
che proprio quei rifiuti speciali alimentavano le discariche abusive
del nostro territorio. Facile per alcune persone far passare un illecito
per un atto di altruismo e mettere così a tacere la propria
coscienza. Tutti quelli che lo compiono potrebbero trovare mille giustificazioni
ma noi chiamiamolo per quello che è: un crimine che
comporta un enorme danno alla comunità.
Antonio
Barcella
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