25
novembre 2013 – Il
5 novembre scorso, il sindaco Ignazio Marino e l’assessore ai lavori
pubblici e periferie Paolo Masini hanno visitato il quartiere di Settecamini
per ascoltare i problemi dei cittadini. Uno dei problemi affrontati
è l’annosa questione dell'inceneritore di rifiuti tossici e
nocivi BASF di via di Salone. Il Sindaco ha ascoltato attentamente
e con interesse le ragioni dei cittadini e nel giro di qualche giorno
ha convocato le parti interessate per affrontare la questione (8-11-2013).
In un clima di collaborazione è stata data disponibilità
a lavorare lungo le linee guida della DELOCALIZZAZIONE
e il MONITORAGGIO PERMANENTE ED EFFICACE dell’impianto
di incenerimento di rifiuti tossici e nocivi di via di Salone.
In questo senso sono stati istituiti due tavoli di lavoro e sono stati
definiti gli enti invitati a ciascuno dei essi assicurando il coinvolgimento
dei cittadini attraverso i comitati. Il Comune di Roma sarà
responsabile dell’attivazione di queste iniziative e del coordinamento
dei vari soggetti che partecipano a ciascun tavolo.
“Dopo l'incontro sulla Basf con il Sindaco Marino – ha confermato
il Presidente del IV Municipio Emiliano Sciascia - abbiamo preso
l'impegno di istituire due tavoli: uno sulla “Delocalizzazione”, con
l'azienda, i sindacati ed i cittadini, ed un altro specifico sulle
“Emissioni”, sempre con azienda e cittadini.”
Ricordiamo che il minisindaco si era già espresso in maniera
chiara sulla questione attraverso una intervista preelettorale al
nostro sito dichiarando: “La situazione della BASF è fortemente
complessa, frutto di una pianificazione del territorio ormai sorpassata
dall’urbanizzazione delle aree più esterne di Roma. A prescindere
da qualsiasi questione riguardante le autorizzazioni avute dall’industria,
la BASF va spostata in altro luogo.”
Per chi non conosce la storia relativa a questa industria ormai inglobata
nel cuore della periferia romana riassumiamo i punti più importanti
rilevati da una relazione ASL Roma B del 26-3-2009.
Lo stabilimento Engelhard, ora BASF, è sorto negli anni ’50
in un’area di Via di Salone (Zona Tiburtina) allora distante almeno
1500 m dagli insediamenti abitativi della borgata “storica” di Settecamini,
in ossequio, quindi, alla previsione di “isolamento nella campagna
e lontananza dalle abitazioni” contenuta nell’art. 216 del Regio Decreto
del 27/07/1934 n. 1265 (Testo Unico delle Leggi Sanitarie) nei confronti
di “manifatture o fabbriche che producono vapori, gas o altre esalazioni
insalubri o che possono riuscire in altro modo pericolose alla salute
degli abitanti”.
La ditta detiene ed utilizza, infatti, gas estremamente irritanti
per la cute e le mucose quali cloro, anidride solforosa, acido fluoridrico,
acido acetico, e dal suo ciclo produttivo scaturiscono numerosi punti
di emissione di inquinanti in atmosfera.
Le principali attività che si svolgono nello stabilimento sono
la produzione di catalizzatori chimici, in larga parte costituiti
da metalli preziosi (oro, platino, palladio) e il successivo recupero
degli stessi attraverso la pirolisi e termodistruzione dei catalizzatori
esausti che li contengono. Tale attività ha avuto inizio nel
1957 ed ha mantenuto nel tempo la sua configurazione, con un potenziamento
progressivo delle lavorazioni connesse al recupero dei metalli preziosi
dai catalizzatori esausti e da altri processi industriali. Attualmente
pervengono all’azienda i residui di diverse lavorazioni chimiche da
industrie italiane ed estere, per l’incenerimento ed il recupero dei
metalli.
Nei decenni successivi alla costruzione dello stabilimento, come in
quasi tutta la periferia della Capitale, anche nella zona si sono
avuti consistenti insediamenti edilizi abusivi, che hanno portato
alla nascita della borgata di Case Rosse, distante dallo stabilimento
industriale più o meno quanto quella di Settecamini, con alcune
sue propaggini tuttavia collocate ad una distanza dall’industria inferiore
al Km. (NDR= Ci sono palazzine costruite
con l'autorizzazione del Comune di Roma poste a poche centinaia di
metri dalla fabbrica). La popolazione complessivamente
residente nell’area di Settecamini, peraltro oggetto a partire dagli
anni 90 di un progetto, prima, e di un piano, poi, di riqualificazione
edilizio-urbanistica assai significativo, centrato sulla creazione
del “Polo Tecnologico-Industriale”, sale, al censimento ISTAT del
2001, a circa 16.000 persone.
Nel corso degli ultimi 15 anni, alcuni incidenti di una certa rilevanza
verificatisi nello stabilimento (sversamento di sostanze pericolose,
esplosione di un forno etc.) hanno determinato allarme nella popolazione
dei quartieri circostanti, anche in relazione alla sensazione avvertita
dalla stessa di un progressivo incremento di patologie tumorali e
d’organo (apparato respiratorio, cutaneo). Da questa situazione scaturirono
sia la nascita di comitati di cittadini che richiedevano la delocalizzazione
delle lavorazioni pericolose della Engelhard in altra sede, sia alcune
interpellanze parlamentari tese ad acquisire informazioni sulle cause
degli incidenti e sulle misure di sicurezza adottate dall’industria.
Antonio
Barcella
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