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dicembre 2013 – Nonostante
i proclami delle istituzioni, che hanno sottolineato la necessità
improcrastinabile di passare da una logica emergenziale ad una logica
d’inclusione, l’Italia continua ad attuare nei confronti di rom e
sinti una politica discriminatoria che ghettizza tali comunità
nei cosiddetti “campi nomadi”. Questa politica ha ripercussioni devastanti
soprattutto sui minori i cui diritti umani, dall’alloggio adeguato
all’istruzione, dalla salute al gioco sino al diritto alla famiglia,
risultano violati in maniera sistematica.
In concomitanza con la Giornata mondiale dei Diritti umani indetta
dalle Nazioni Unite, l’Associazione 21 luglio ha presentato davanti
alla Commissione Straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti
umani del Senato “Figli dei campi”, libro bianco sulla condizione
dell’infanzia rom in emergenza abitativa in Italia.
Il rapporto analizza le condizioni di vita dei minori rom e delle
loro famiglie negli insediamenti formali, informali e nei centri di
accoglienza riservati a soli rom in 9 città italiane: Roma,
Milano, Napoli, Torino, Pisa, Lecce, Cosenza, Palermo, Latina e San
Nicolò d’Arcidano, in provincia di Oristano. In questi centri
risiedono 18 mila rom e sinti dei circa 40 mila totali che vivono
nei “campi” nel nostro Paese.
«I campi sono spazi isolati e sovraffollati che non offrono
nessuna seria prospettiva di inclusione sociale, dove le persone,
inclusi i minori, vivono in condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza
allarmanti, in una situazione di segregazione etnica di fatto»,
si legge nel rapporto dell’Associazione 21 luglio.
In Italia la politica dei “campi nomadi” ha preso avvio a partire
dagli anni Ottanta con l’attuazione di apposite Leggi regionali basate
sul presupposto che rom e sinti siano “nomadi” e non stanziali.
Da allora, nonostante questo presupposto sia da considerarsi ormai
infondato e superato, come peraltro sottolineato nella Strategia Nazionale
di Inclusione di Rom, Sinti e Caminanti adottata dal governo italiano
nel 2012, le amministrazioni locali insistono nell’individuare nel
“campo nomadi” il solo luogo possibile dove relegare le comunità
rom e sinte, alimentando stereotipi e pregiudizi negativi nei loro
confronti.
La violazione del diritto ad un alloggio adeguato, perpetrata anche
attraverso ripetuti sgomberi forzati che non rispettano gli standard
internazionali, ha un effetto devastante anche sugli altri diritti
dei minori.
Negli insediamenti formali, informali e nei centri di accoglienza
per soli rom i bambini rom e sinti cadono vittime delle cosiddette
patologie da ghetto (malattie infettive, ansie, fobie e disturbi del
sonno) con una frequenza ben maggiore di quanto non avvenga nella
società maggioritaria. In questo modo il loro diritto alla
salute risulta fortemente compromesso.
Vivere nei “campi” rappresenta un ostacolo importante anche per il
pieno godimento del diritto all’istruzione. I minori sono infatti
penalizzati dall’ubicazione degli insediamenti formali al di fuori
del tessuto urbano, lontano dagli istituti scolastici, e dalla mancanza
di spazi adeguati per lo studio all’interno delle abitazioni.
Le politiche predisposte dalle istituzioni per le comunità
rom e sinte in emergenza abitativa non contemplano poi né il
diritto al gioco dei bambini né tantomeno le attività
ricreative, artistiche e culturali, elementi fondamentali per un sano
sviluppo intellettivo, affettivo, cognitivo e relazionale dei minori.
Infine, sottolinea il rapporto, i minori rom e sinti che vivono nei
“campi” hanno ben 40 probabilità in più di essere dichiarati
adottabili rispetto a coetanei non rom, un dato che rivela la violazione
del loro diritto alla famiglia.
«La vera emergenza non è quella inventata dal Governo
italiano nel 2008, peraltro dichiarata illegittima dalla Cassazione
lo scorso aprile, ma l’emergenza rappresentata dalla discriminazione
cumulativa che subiscono i minori rom e le loro famiglie»,
afferma Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio.
«Questa emergenza – continua Stasolla - va affrontata non
l’anno prossimo o il prossimo mese, ma oggi, perché ogni giorno
che passa è un giorno in più che molti minori rom passano
a giocare in mezzo ai rifiuti, in luoghi dove è difficile fare
i compiti, dove non si possono invitare amici non rom per la vergogna
e dove semplicemente non si può costruire un futuro fatto di
diritti».
L’Associazione 21 luglio ha lanciato un appello
nazionale con raccolta firme per chiedere a otto Presidenti di
Regione di abrogare le Leggi regionali che istituiscono i “campi nomadi”
in Italia.
Il rapporto “Figli dei campi” sarà presentato al pubblico mercoledì
11 dicembre a Milano, presso l'Auditorium San Fedele, all’interno
dell’evento “Container
158”.
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IL RAPPORTO "FIGLI
DEI CAMPI"