La Rete Territoriale Roma Est lavora per l’integrazione

11 marzo 2014Giovedì 6 marzo presso la Parrocchia Santa Bernadette si è tenuto un tavolo di lavoro per trovare un percorso condiviso sulla questione Rom. Presenti alla riunione, oltre ai rappresentanti dei cittadini e delle associazioni che sostengono la Rete Territoriale Roma Est, le famiglie Rom, il Presidente del IV Municipio Emiliano Sciascia, oltre ad alcuni membri della Commissione Politiche Sociali del IV Municipio accompagnati dalla Presidente Vasselli Loredana. Un grande ruolo nell’organizzazione di questo evento “meticcio” l’ha avuto lo Sportello Rom della parrocchia Santa Bernadette. Da questo momento di confronto sono scaturiti tanti spunti di riflessione che potranno aiutare a migliorare le relazioni tra il quartiere e le persone rom cancellando i luoghi comuni che spesso accompagnano la povertà e la diversità di cultura. È emersa, soprattutto tra i più giovani, la volontà di uscire da questa specie di lager che sono i campi nomadi e di integrarsi nella società civile. “Dateci un’opportunità e noi saremo pronti a coglierla al volo”. La Rete Territoriale Roma Est è convinta che attraverso il miglioramento delle condizioni di vita dei rom si elimineranno anche tutti gli altri problemi di coesistenza con i residenti di Tor Sapienza e Colli Aniene. Per questo sta organizzando una serie di progetti per favorire l’integrazione di cui vi daremo notizia nei prossimi giorni.
Mirko, uno dei più importanti capofamiglia del campo nomadi di via Salviati, ha informato i presenti come, nonostante tutte le difficoltà di vita di un campo rom, lui ha una figlia che frequenta il 4° anno di un istituto superiore e presto si diplomerà. “Noi occupiamo questo territorio da molto tempo prima che venissero costruiti i palazzoni di Colli Aniene. Dalla zona di via della Martora fino al Casilino 900, che prima era chiamato Torraccia, era tutta campagna tranne le palazzine popolari di Tiburtino III (ndr=basta leggere “Ragazzi di vita” di Pasolini per averne conferma). Molti di noi hanno un lavoro che permette una vita dignitosa, fiorai, musicisti, lavoratori del ferro ma quando tentiamo di uscire dai campi iniziano le difficoltà. Non possiamo partecipare all’assegnazione di una casa perché ci viene risposto che ne abbiamo già una, ossia quelle baracche di lamiera fatiscenti dove vivono nuclei di 10-15 persone in 33 metri quadri con muri pieni di crepe dove proliferano gli scarafaggi. Non possiamo ottenere un mutuo neppure se dimostriamo che, con il nostro reddito, siamo in grado di pagarlo. Le condizioni degli insediamenti sono assurde, senza acqua potabile e l’impianto fognario che non funziona. L’AMA non raccoglie i nostri scarti e se li portiamo noi in una discarica pubblica non ci permettono neppure di entrare. Forse non sapete che la Comunità Europea consegna all’Italia svariati milioni di euro per l’integrazione dei Rom ma a noi non arriva nulla. Se questi soldi fossero spesi per creare lavoro e case per i rom, molti di noi sarebbero già perfettamente integrati con la comunità.
Altre persone rom hanno parlato a turno evidenziando che nessuno fornisce lavoro a chi è etichettato come “zingaro” e quello che riescono a creare, tipo la lavorazione del ferro e i mercatini, è spesso un percorso irto di difficoltà a causa della complessa burocrazia e per via delle spese richieste per aprire una partita IVA e l’iscrizione alla camera di commercio (circa 40.000 euro). Nei campi sovraffollati e in condizioni igienico sanitarie incredibili non esiste un luogo di stoccaggio dei rifiuti e degli scarti del campo, motivo per il quale si creano le discariche abusive.
Successivamente ha parlato il Presidente Sciascia che ha evidenziato come i Municipi possano fare poco perché questo è un tema centrale dell’amministrazione capitolina. Ha dichiarato che si impegnerà a sostenere le richieste emerse da questo incontro presso l’AMA e l’amministrazione comunale e sosterrà quei progetti che la Rete Territoriale sta definendo per portare al superamento dei campi.
Uno dei presenti all’incontro, rivolto al Presidente del Municipio, ha messo in evidenza il paradosso delle discariche AMA chiuse ai rom. Oltre al danno all’ambiente che si procura con questo tipo di ordinanza è bene capire che è la comunità residente sul territorio che crea i rifiuti destinati alla raccolta dell’AMA e sulle quali paga regolarmente le tasse di smaltimento. Questi rifiuti spesso vengono raccolti dai rom per ricavarne metalli che altrimenti finirebbero in discarica (è un processo ecologico a vantaggio dell’ambiente) producendo uno scarto inferiore alla quantità originale. Perché l’AMA respinge l’ingresso in discarica di rifiuti già pagati? Attendiamo la risposta dai nostri politici.

Antonio Barcella
www.collianiene.org
news@collianiene.org

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