Ponte Mammolo – Primi contrasti tra Municipio e Comune per i “ragazzi di Lampedusa”

18 agosto 2014 Le sollecitazioni al Campidoglio per la grave emergenza dei profughi di via delle Messi D’Oro, fatte attraverso una mozione del Consiglio del IV Municipio, non sembrano aver scosso più di tanto il sindaco Marino, più impegnato a piantare alberi e a creare isole pedonali al centro di Roma che ad affrontare le emergenze della periferia romana. È così che centinaia di immigrati, molti provenienti da Lampedusa in attesa di ricongiungersi a parenti e amici nel Nord Europa, vivono in condizioni disumane nel campo di Ponte Mammolo ai confini di Colli Aniene e Pietralata. Se noi residenti restiamo disgustati e perplessi nel vedere persone, non bestie che probabilmente trattiamo meglio di loro, dormire in improvvisati giacigli lungo il ciglio della strada con le automobili che sfrecciano a pochi metri, o espletare i loro bisogni fisici ovunque ci sia uno spazio più o meno appartato, pensate a come possono sentirsi questi ragazzi arrivati in Italia con un progetto di vita che nel loro paese appariva come una chimera. Credevano di trovare il Paradiso e si sono ritrovati in un girone di inferno dantesco dove la parola “accoglienza” è stata cancellata dal vocabolario dell’amministrazione capitolina. Un atteggiamento che resta incomprensibile perfino per i Consiglieri del IV Municipio dello stesso colore politico di chi amministra questa città. Infatti, il Presidente della Commissione Ambiente di questo territorio, Nicolò Corrado, commentando su Facebook un articolo sul campo profughi abusivo di Ponte Mammolo ha dichiarato: “Caro Sindaco Marino, quanto ci vuole ancora per capire che l'Assessore Cutini non è in grado (di gestire le emergenze) e deve andare a casa? Non c'è un briciolo di piano di accoglienza a Roma, non c'è un briciolo di idea per il superamento dei campi nomadi... onestamente, da una che proviene dalla Comunità di Sant'Egidio qualcosa in più ce la si aspettava..... ma dopo un anno, a ben vedere, forse è giusto dire basta.
Per fortuna che la solidarietà italiana nasce dal popolo e, grazie a tanti volontari della parrocchia di Santa Maria del Soccorso, si tenta di mettere una “pezza” dove le istituzioni fanno finta che “non accade nulla”. Lo stesso atteggiamento tenuto per i “roghi tossici” e le “fabbriche dei veleni”.
Inoltre, non sottovalutiamo il pericolo sanitario che non viene affrontato nei dovuti modi. Questi ragazzi sono spesso portatori di malattie che in Italia erano state debellate, come TBC e scabbia che, se non adeguatamente curate, potrebbero trasmettersi ai residenti. Soprattutto la scabbia, diventa quasi incurabile in condizioni igieniche precarie per la mancanza di docce e servizi. Che cosa aspetta il Campidoglio ad intervenire prima che qualche focolaio epidemico si propaghi nel territorio? Non basta la presenza saltuaria della Croce Rossa o di un presidio medico a farci stare tranquilli. Qui occorre “gestire” l’emergenza e riportare la situazione alla normalità.
Caro Presidente Emiliano Sciascia, non bastano più gli appelli al sindaco Marino, fatti quando qualche giornale nazionale riporta un fatto grave che noi abbiamo già riportato da mesi, qui occorre battere i pugni sul tavolo del Primo Cittadino e “pretendere” che l’emergenza venga affrontata. Questo non deve avvenire domani ma “immediatamente” a tutela degli immigrati e dei residenti!

Antonio Barcella
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