19
agosto 2014 –
Questa mattina ho avuto modo di parlare con una volontaria della Parrocchia
di Santa Maria del Soccorso che si sta occupando, insieme ad altre
persone, del problema degli immigrati di via delle Messi D’Oro. Questa
persona ha preferito restare nell’anonimato e noi rispettiamo il suo
desiderio (per comodità la chiameremo “F” per tutela della
privacy). Ci ha fornito un quadro raccapricciante di questa emergenza
che va al di là delle aspettative peggiori: queste persone
stanno letteralmente morendo di fame!
La causa primaria di questo, oltre agli occhi distratti delle istituzioni,
è la città deserta che ha spopolato la città
da tante generose persone che non si sarebbero fatte pregare per intervenire.
Ogni giorno ci sono nuovi arrivi e nuove partenze in questo campo
profughi spontaneo. Di solito un immigrato staziona a Ponte Mammolo
per un periodo di 4-5 giorni prima di riprendere il suo cammino verso
gli stati del Nord Europa per ricongiungersi a parenti ed amici. Sono
ridotti quasi a scheletri umani e spesso malati di scabbia a causa
delle condizioni igienico sanitarie carenti. Il volontariato
da solo non ce la fa! L’amministrazione di Roma Capitale
ha lasciato a queste associazioni caritatevoli il compito di “accoglienza”
dei profughi senza fornirgli alcun sostegno di tipo economico e collaborativo
fatta esclusione per la presenza di un piccolo presidio sanitario
che fornisce solo alcuni medicinali.
Come
gestisce questa emergenza il mondo del volontariato? Di cosa c'è
bisogno?
F – Siamo disperati! Da soli non ce la facciamo più, manca
tutto il necessario ad iniziare da cibo e vestiario. Raccogliamo tutte
le sere presso i panifici l’avanzo quotidiano di pane e pizza che
poi viene distribuito agli immigrati ma non è sufficiente neanche
per un pasto giornaliero. Ci occorrono soprattutto abiti di taglia
piccola: magliette da uomo di taglia media o small, pantaloncini corti
taglia 42/44, scarpe dal 39 al 42 – magliette donna taglia media o
small, pantacollant, reggiseni taglie piccole (1a o 2a), scarpe dal
36 al 38. Soprattutto c’è carenza di intimo per uomo e donna.
Dove possono essere consegnati gli aiuti?
F – Presso la segreteria della Parrocchia Santa Maria del Soccorso
prima delle 17 di ogni giorno. Dalle 18 alle 20 viene distribuito
il materiale raccolto. Per quanto riguarda il cibo deve poter essere
consumato senza doverlo cuocere perché queste persone non ne
hanno la possibilità. Quindi latte, formaggio, scatolette di
cibo precotto, succhi di frutta, pane, pizza.
Praticamente, mi sta dicendo che queste persone non ingeriscono
cibo caldo da chissà quanto tempo?
F – In realtà, presso la parrocchia di Santa Maria del
Soccorso siamo riusciti ad organizzare una cena per loro a base di
pasta, anguria e pizza (circa 30 kg di pasta per una sola sera). Ma
a causa delle vacanze estive siamo in pochi ad occuparci di questa
emergenza e lei comprenderà che lo sforzo richiesto è
immane. Appena possibile ripeteremo questa iniziativa sociale sperando
che altri possano unirsi a noi. Intanto mi permetta di ringraziare
oltre alle strutture della Parrocchia di Santa Maria del Soccorso
e al parroco don Mario, i volontari dell’Ospedale Sandro Pertini e
il Centro Anziani Petroselli del Quarticciolo che ci hanno aiutato.
E le Istituzioni stanno a guardare?
Preferisco non parlare di questo. Il Municipio vorrebbe fare qualcosa
ma non ne ha la possibilità, il Comune su questo aspetto è
latitante. Un consigliere del IV Municipio ha comprato con i suoi
soldi cibo per queste persone ma, pur encomiabili, si tratta sempre
di iniziative personali e invece il problema è strutturale.
Come siamo messi dal punto di vista sanitario?
F – C’è un presidio medico abbastanza frequente che distribuisce
anche farmaci. Ci sono molti malati di scabbia che avrebbero necessità
di docce e servizi igienici che sono tutt’ora mancanti. Gli immigrati,
quando possono, si lavano presso i bagni della Stazione Metro di Ponte
Mammolo che sono frequentati anche dai cittadini in transito. Non
possiamo escludere che si possa trasmettere qualcosa attraverso l’uso
dei servizi igienici pubblici. Fra poco riapriranno le scuole e di
quei bagni ne faranno uso anche i nostri figli con il pericolo di
infezioni da virus.
Concludiamo raccogliendo l’appello dei volontari e invitiamo tutti
a fare un gesto semplice donando qualcosa per queste persone. Come
Associazione Vivere a Colli Aniene, oggi stesso, useremo una piccola
somma dalle nostre misere casse per acquistare latte e succhi di frutta
che, questa sera, consegneremo alla parrocchia di Santa Maria del
Soccorso. Fatelo anche voi!
Antonio
Barcella
www.collianiene.org
news@collianiene.org