Inchiesta “Anello di fumo” e fogne a cielo aperto sono due dei volti dell’emarginazione

23 settembre 2014 Domenica scorsa, Rainews24 ha trasmesso l’inchiesta "Anello di fumo", vincitrice ex equo del Premio Morrione 2014 che svela il contagio della "terra dei fuochi" oltre i confini della Regione Campania. L'inchiesta percorre tutta la filiera della raccolta e smaltimento di rifiuti tossici nella zona est della Capitale e scopre aspetti di diffusa illegalità. Un documento che denuncia la complicità del sistema di riciclo dei metalli (ferro e rame) nel quale il 35 % della raccolta proviene dal commercio ambulante. Gli scarti di questa attività vanno ad alimentare i roghi e gli incendi quotidiani che fanno di Roma la seconda città per inquinamento ambientale. Un commercio che si sviluppa prevalentemente intorno ai campi rom e crea come conseguenza quelle immense discariche abusive, brutte a vedersi ed estremamente pericolose. Montagne di rifiuti illeciti, ignorati dalla pubblica amministrazione, che finiscono ad alimentare roghi di materie plastiche che producono diossina. Una situazione inaccettabile che fa scempio dell’ambiente e penalizza fortemente sia i cittadini e sia quei rom che esercitano lavori diversi e vorrebbero l’integrazione. L’inchiesta prova a far luce su questo fenomeno che prolifera grazie alle complicità di imprenditori disonesti che affidano i loro rifiuti allo smaltimento illecito anziché utilizzare le discariche autorizzate pagando il giusto prezzo alla comunità. Per coloro non hanno visto l’inchiesta trasmessa dall’emittente pubblica possono guardare il filmato al seguente link: “Anello di fumo - youtube”. A poche ore dalla proiezione di questo documento, una "gelida manina" - rigorosamente anonima e con evidente segno di smacco e sfida - ha dato fuoco all'area della Martora e a Via Salviati, con fiamme che hanno pericolosamente lambito, l'Ufficio Immigrazione della Polizia di Stato.
Ai disagi dei residenti dei quartieri vicino ai grandi insediamenti rom fa da contraltare la situazione dei campi rom, diventati nel tempo veri ghetti dove il sovraffollamento, le precarie condizioni igienico sanitarie e l’emarginazione regnano incontrastati grazie all’indifferenza di chi dovrebbe governare il territorio. Un esempio lampante di questo è il campo rom di via Salviati dove la situazione è al limite dell’emergenza umanitaria. Il caso più emblematico di questo problema sociale è il malfunzionamento dell’impianto fognario all’interno del villaggio rom che, ormai da anni, non regge alle presenze del campo. L'intaso della rete fognaria provoca la fuoriuscita delle acque nere. Attorno ad alcuni tombini si sono formati dei fetidi laghetti e i liquami escono perfino dai piatti doccia. La situazione è stata segnalata all'Ufficio di igiene di viale Bardanzellu, alla polizia locale del 4 municipio, all'assessore Maria Mutu, e al direttore del 5 dipartimento ma niente si è mosso palesando l'inerzia e forse l'incompetenza della nostra burocrazia. Il rischio di malattie contagiose è ovviamente incombente e non si limiterebbe a colpire gli abitanti del campo rom. Questa situazione di oggettivo intenso disagio si rovescia all'interno del campo: la tensione fatta di rabbia e disperazione cresce e si riversa in esacerbata conflittualità interna secondo il vecchio clichè della guerra tra poveri.

I problemi, di qualsiasi tipo, si risolvono affrontandoli e non ignorandoli come è prassi dell'amministrazione pubblica di questa città.

Antonio Barcella
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