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ottobre 2014 – Una lapide posta in via del Frantoio
ricorda a perenne memoria il sacrificio di una mamma del nostro territorio
passata alla storia, forse, per caso: Caterina Martinelli. A lei è
stata dedicata una via di Colli Aniene che costeggia il parco naturale
della Cervelletta, uno dei luoghi più belli del tiburtino.
Una eroina, una popolana, una mamma o semplicemente una persona speciale
alla quale l’Associazione
Vivere a Colli Aniene ha dedicato un premio
letterario che sta assumendo una certa importanza a livello
nazionale con una partecipazione crescente negli anni. Nei nostri
articoli del passato, spesso, abbiamo fatto riferimento alla storia
di questa donna che ha perso la propria vita proprio nel nostro territorio
durante una guerra che oggi ci appare lontana. Per chi non la conoscesse
ancora, riportiamo di nuovo l’episodio in cui perse la vita cercando
di inquadrare il periodo storico che portò fame, violenza,
sacrifici umani in nome di una guerra che non trova ancora alcuna
giustificazione.
Durante i primi giorni di aprile del 1944, dopo il catastrofico e
lungo inverno, le condizioni alimentari si fecero intollerabili portando
allo stremo la popolazione romana. La criticità maggiore si
verificò nel settore del pane, peggiorando in modo drammatico
con l’avvicinarsi del fronte. A ridosso dei primi giorni di maggio,
a causa dei disordini creati dal conflitto e le notevoli difficoltà
di collegamento che rendeva i trasporti estremamente complessi, la
distribuzione ufficiale di alimenti subì un’ulteriore diminuzione
anche perché, nella confusione generale, qualcuno ne approfittò
facendo circolare carte false per il pane e vendendo di contrabbando
ingenti quantitativi di farina destinati alla distribuzione ufficiale.
Protagoniste di un così oscuro periodo sono le donne che da
sole, con ogni mezzo, con l’astuzia o la violenza, tentarono di sopravvivere
alle miserie della guerra. È così che avvennero i primi
assalti ai forni, destinati a diventare sempre più frequenti.
Al Tiburtino III alcune donne provarono a penetrare all’interno di
un deposito di granaglie. Un milite della Pai, preso dal panico, sparò
con la sua arma colpendo Caterina Martinelli che teneva in braccio
la più piccola di sette figli, ancora lattante, e aveva una
grossa pagnotta stretta al petto. Il luogo dell' uccisione diventò
subito meta di pellegrinaggio, un cartello recitava: "Qui
i fascisti hanno ammazzato Caterina Martinelli, una madre che non
poteva sentir piangere dalla fame, tutti insieme, i suoi figli".
Parole che furono riportate sulla lapide che ancora ricorda il sacrificio
di una delle tante mamme caduta per proteggere i propri figli da una
guerra che non comprendeva.
Antonio
Barcella
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