25
febbraio 2015 – “Tra i progetti che abbiamo nel
Municipio Roma IV questo è quello che più rispecchia
il valore della legge 328: la completa realizzazione dell’individuo
attraverso un sostegno delle politiche sociali che non punti soltanto
a garantire all’individuo un sostegno, ma che lo inserisca nel contesto
più ampio di una comunità. Una comunità che deve
dare sostegno all’individuo, ma anche una maggiore consapevolezza
di quelli che sono i propri diritti, e quindi un rafforzamento del
suo rapporto con le istituzioni” Così Emiliano Sciascia,
Presidente del Municipio Roma IV, ha iniziato il proprio intervento
nell’ambito della presentazione del Progetto Well-Fare | Tra mediazione
e comunità, costruire il welfare locale, realizzato in ATI
da Eureka Primo, Parsec e Metropolis Europa e finanziato dal Municipio
Roma IV, avvenuta ieri presso il Centro Culturale “Aldo Fabrizi” di
San Basilio, a Roma. “Il Progetto è anche un importante
esperimento di rafforzamento delle reti sociali: in un momento di
forte criticità e di forte difficoltà dal punto di vista
economico-finanziario, mettere insieme diverse realtà che agiscono
ognuna per proprio conto e in una direzione ben precisa, permette
di rafforzare ancora di più il sostegno alle singole persone.
È importante che questo avvenga in due quartieri, come San
Basilio e Pietralata, che manifestano un’esigenza maggiore da questo
punto di vista, e a cui, come Municipio, abbiamo voluto garantire
un’attenzione particolare”.
“Costruire
il welfare locale attraverso il lavoro di comunità è
la specifica caratteristica del nostro progetto ed è l'innovazione
che il Municipio, prevedendo un intervento del genere, ha voluto dare
al proprio Piano Regolatore Sociale” ha spiegato Antonio Antolini,
Responsabile del Progetto Well-Fare | Tra mediazione e comunità,
costruire il welfare locale. “Fare lavoro di comunità significa
innanzitutto avere come scopo quello del potenziamento della capacità
di agire della comunità territoriale. A differenza del lavoro
sociale tradizionalmente inteso, qui si identifica nella comunità
il fattore protettivo delle tante fragilità e criticità
che contraddistinguono un territorio. Se una comunità è
coesa, ha un senso di appartenenza e una percezione di sé positiva,
sa di cosa è capace e riesce ad assorbire meglio il disagio.
Una comunità territoriale coesa è quella in cui ogni
persona sente di avere una rete di solidarietà, di opportunità
e di servizi a cui rivolgersi: servizi non solo istituzionali, ma
anche dell'associazionismo, del volontariato, oppure forme di solidarietà
spontanee, vicino e sotto casa, nel palazzo e nel vicinato”.
Il Progetto
agisce attraverso vari strumenti. Uno è quello delle social
street, esperienze spontanee di associazione tra cittadini di una
stessa strada o di uno stesso quartiere. Un altro sono i laboratori
nelle scuole, che spesso dicono ai bambini cosa c’è di bello
nel loro quartiere. Un altro ancora sono i laboratori di pratiche
artistico-terapeutiche, che usano tutto quello che è arte,
o vicino all’arte, per approcciare l’essere umano. “Lavoriamo
in piccoli gruppi, dove fare insieme, costruire insieme” ha spiegato
Anna Catalano, Responsabile dell’Area Welfare di comunità del
Progetto. “Si parte da dove si è per costruire qualcosa
insieme. Quel fare insieme che per forza costruisce regole: regole
di comportamento, regole che sono dettate dall’acquisire la competenza
di quel fare. Spesso sono linguaggi assolutamente integrati. Non miriamo
a costruire una compagnia di danza o di teatro, o un’orchestra. Usiamo
tutto quello che è possibile usare per costruire insieme un
racconto che spesso non è verbale, è più corporeo,
è quel piccolo tesoro che c’è in ognuno di noi. In nodo
che ognuno si renda conto di averlo, capace di percepire che è
capace. In poche parole, si costruisce fiducia. Fiducia nei confronti
degli operatori, fiducia in se stessi, fiducia l’uno con l’altro.
E questo produce cambiamento. Tutto questo non accade dall’oggi al
domani, ma con grande sacrificio”. Il Progetto ha anche un sito
web, www.well-farecomunita.it,
che non parla solo del proprio lavoro, ma valorizza tutte le attività
della associazioni del territorio, che troppo spesso non stanno in
relazione tra loro, non si conoscono e non sono conosciute.
Il Progetto
Well-Fare | Tra mediazione e comunità, costruire il welfare
locale è importante perché costituisce un nuovo modello
di welfare. “Questo progetto ci interroga e risponde ad un’innovazione
sociale che come Comune stiamo cercando”, ha dichiarato Erica Battaglia,
Presidente della Commissione Politiche Sociali del Comune di Roma.
“Quello di cui abbiamo bisogno è un nuovo modello di welfare,
perché quello costruito anni addietro, anche con generosità,
è superato e non risponde ai nuovi bisogni. Non abbiamo bisogno
più di un welfare chi si rivolge alla persona, ma un welfare
diffuso, che riesca ad arrivare anche a quelli che non ne hanno bisogno,
ma che si arricchiscono comunque attraverso pratiche che diventano
di quartiere e che portano un beneficio per tutti”. “Il momento
di oggi è importante perché nella costruzione della
rete di quartiere avete messo in campo quello che è il professionismo
del Terzo Settore” ha continuato Erica Battaglia. “È
un mondo che ha delle grandi professionalità, e voi siete stati
capaci di valorizzarle, ma anche di valorizzare il volontariato puro.
Mi piace pensare che oggi sia l’occasione per rilanciare un modello
di welfare rigenerativo verso tutta la città, che possa tirare
fuori il meglio di noi. Come persone e come cittadini consapevoli
dei nostri bisogni e delle risorse per superarli”.
La presentazione è stata introdotta da Gabriella Paolino, Direttrice
del Centro Culturale Aldo Fabrizi. “Il Centro Culturale Aldo Fabrizi
è un seme gettato insieme a tutti voi” ha dichiarato.
“Quando siamo venuti qui la prima cosa che abbiamo cercato di fare
è stato entrare in contatto con tutte le realtà del
territorio: abbiamo trovato molte realtà che lavoravano già
in rete. Dobbiamo continuare sulla linea della partecipazione, il
Centro Culturale deve essere un luogo aperto a tutti, un incubatore
di idee e progetti. L’augurio è che testimonianze come queste
e quelle di tante altre buone prassi presenti sul territorio, possano
diventare una contaminazione positiva in grado di attirare nuovi “adepti”
e diffondere l’esempio anche in altri contesti cittadini, a conferma
che stiamo lavorando tutti nella giusta direzione”.
Antonio
Barcella
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