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marzo 2015 - Ad integrazione dell'articolo di ieri, oggi
vogliamo presentarvi la struttura del Museo del Pleistocene situato
a pochi passi da Colli Aniene. Il deposito pleistocenico di Rebibbia
Casal de’ Pazzi si trova tra la via Nomentana e la via Tiburtina,
non lontano dal fiume Aniene e dai numerosi altri siti paleolitici
che ne costellavano in passato l’ultimo tratto.
Esso fu identificato accidentalmente durante la costruzione della
strada prevista nel piano di zona. Lo scavo stratigrafico, che ha
interessato un'area di oltre 1200 mq., fu eseguito dalla Soprintendenza
Archeologica di Roma dal 1981 al 1986 ed ha messo in luce l'antico
alveo di un fiume, databile a circa 200.000 anni fa, costituito da
ghiaie e sabbie, all'interno del quale sono stati raccolti complessivamente
oltre 2.000 resti ossei ed oltre 1.500 reperti litici che, per la
natura fluviale del deposito, si trovavano in deposizione secondaria.
Dopo
lo scavo l'area archeologica è stata ricoperta con uno strato
di argilla espansa ed uno di gesso per evitarne il naturale degrado.
E' stata poi coperta da una struttura provvisoria in legno ed ondulato
plastico.
Nasce
negli anni '80 il primo progetto di copertura permanente del deposito.
La struttura, progettata da G. Morganti (Soprintendenza Archeologica
di Roma), fu concepita in funzione della primaria necessità
di proteggere il deposito dagli agenti atmosferici e dagli atti vandalici.
Secondo quanto previsto dal progetto iniziale tra il 1987 ed il 1989
furono eseguiti i primi lavori, finanziati dalla Provincia di Roma.
Nuovi e parziali interventi edilizi furono eseguiti a più riprese
negli anni successivi, intervallati da lunghi periodi di abbandono.
Le numerose sospensioni di cantiere hanno poi provocato un notevole
degrado del manufatto edilizio parzialmente costruito.
Nel
dicembre del 1996, la gestione del sito fu affidata al Comune di Roma
(Sovraintendenza Comunale BB.CC.), che nella fase preliminare di ripristino
dell'area ha utilizzato le figure professionali e le maestranze del
Progetto POLIS (Progetto Interregionale di Lavori Socialmente Utili
per Disoccupati di Lunga Durata).
Oltre ad una generale pulizia dell'area si è intervenuti liberando
il deposito dai detriti accumulati nel corso degli anni e dalla originaria
protezione ormai distrutta.
Il restauro
del giacimento si è svolto dal marzo al settembre del 2001
a cura della PROGECOR s.r.l., secondo il progetto appositamente redatto
in collaborazione con l'Istituto Centrale per il Restauro.
I materiali presenti nel deposito sono essenzialmente lapidei: blocchi
di tufo rosato più compatto e blocchi di deposizione fluvio-lacustre
di colore grigio-giallo.
Quest'ultimi presentavano problemi di conservazione più severi
imputabili a decoesione e frammentazione delle superfici.
Sono presenti, altresì, appositamente lasciati in situ, alcuni
" testimoni" delle stratificazioni alluvionali di ghiaie
e limi ed alcuni resti di faune pleistoceniche.
Tra il
2007 e il 2010 sono state eseguite le seguenti opere: copertura della
scala che dà accesso alla grande sala espositiva da cui è
possibile vedere il giacimento pleistocenico dall’alto di una passerella;
realizzazione di una struttura in vetro e ferro per la copertura dell’area
antistante l’ingresso principale, dove sono installati alcuni pannelli
didattici.
Sono stati inoltre eseguiti lavori di adeguamento per l’abbattimento
delle barriere architettoniche.
In una seconda fase di lavori, è stato realizzato l’allestimento
museale della sala prospiciente il giacimento; qui sono state montate
“vetrine” di varie dimensioni e tipologie, che contengono reperti
provenienti da scavi effettuati in loco tra cui: ossa fossili di elefanti,
bue, rinoceronte, ippopotamo, cervo, lupo, iena etc; parte delle selci
rinvenute scheggiate dall’uomo, un frammento di cranio umano, e una
grande zanna di Elephas antiquus, nonché resti fossili di piante.
E’ stato creato inoltre un articolato spazio didattico esterno con
esposizione di pannelli illustrativi.
Dal 2012 al 2013 sono stati realizzati i seguenti interventi esterni:
creazione di un giardino tematico, dove sono piantumate essenze che
ripropongano, almeno in parte, quello che poteva essere l’habitat
del periodo pleistocenico, attraverso un percorso che rappresenti
un unicum con le sale interne del museo; un percorso pedonale; tre
spazi attrezzati formati da gradonate che potranno essere utilizzati
sia per la sosta dei visitatori, che per lo svolgimento di lezioni
e laboratori didattici all’aperto.
In questi
ultimi mesi sono stati ultimati gli interventi interni relativi all’adeguamento
dei locali per la proiezione dei filmati multimediali.
Antonio
Barcella
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