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aprile 2015 - Possiamo essere d’accordo con il Sindaco Marino
in merito al recupero dei locali di proprietà di Roma Capitale,
sui quali gli inquilini non pagano gli affitti da anni oppure versano
una cifra irrisoria, ma se la delibera va a colpire il sociale c’è
qualcosa che non quadra nel provvedimento. Tagliare tutto con l’accetta
non è giustizia ma solo un atto deprecabile che può
cambiare i rapporti di collaborazione tra territorio e istituzioni.
Questo, forse, è il caso di Tiburtino III dove l’ATER ha ripreso
possesso del “sottoscala” dato per anni in affitto al locale Comitato
di Quartiere. Un “buco” umido e senza riscaldamento
che viene considerato dal Comune di Roma come un locale commerciale.
Invano il CdQ ha proposto di rinnovare il contratto alle cifre pagate
in passato ma l’ATER ha preteso “un adeguamento” intorno ai 500 €
mensili, che un ente sociale senza scopo di lucro non può di
certo permettersi, non avendo entrate sufficienti a coprire certe
somme.
Queste difficoltà non fermeranno di certo la gente del Tiburtino
nelle proprie rivendicazioni ma fa male vedere la mancanza di rispetto
dimostrata verso una cosa di pubblica utilità. Ora, più
di prima, i cittadini pretenderanno quelle risposte che sono attese
da anni: sul parco del quartiere da realizzare davanti al centro anziani,
sul mercato coperto e sui negozi da far ripartire, sul progetto Pass
da mandare in gara visto che è tutto pronto (progetto che prevede
la riqualificazione globale dei palazzi e delle strade di Tiburtino
III). Tutte le forze politiche saranno chiamate a rispondere ai problemi
di questo quartiere che, non dimentichiamolo, sono molto preoccupanti;
il commercio è in agonia e le saracinesche dei negozi che si
alzano la mattina sono di meno per ogni giorno che passa.
Antonio
Barcella
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