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maggio 2015 - Sempre più gente che dorme in strada
o nel parcheggio Metro di via delle Messi D’Oro e alle prime luci
dell’alba si carica sulle spalle un materasso sudicio per nasconderlo
in un posto sicuro sperando di ritrovarlo per una nuove notte da passare
all’aperto. Sono sempre in numero maggiore e ormai non si limitano
più a tenersi a distanza da quegli italiani razzisti (pochi
in verità) che li insultano e li invitano a tornare a casa.
Hanno paura ma la fame è brutta e questo li spinge ad inoltrarsi
nei quartieri adiacenti in cerca di un aiuto e di una mano generosa.
I residenti li guardano con sospetto e sui gruppi Facebook si scatenano
i commenti allarmistici non appena qualcuno riferisce di averne visti
due o tre dormire in un giardino di Colli Aniene. Gli attribuiscono
la colpa di portare via lavoro agli italiani pur sapendo che se la
disoccupazione giovanile di questa nazione è oltre il 43 %
non è certo responsabilità di chi cerca una opportunità
di vita e non la ricchezza. Se dobbiamo trovare un colpevole per la
mancanza di opportunità di lavoro o perché lo Stato
ha tradito gli accordi sulla pensione (come nel mio caso) guardiamo
in casa nostra e non facciamo il gioco di chi scatena una guerra tra
poveri per nascondere la propria incapacità istituzionale o,
peggio ancora, la disonestà di uomini corrotti al potere. Sfido
chiunque ad ascoltare le tragedie personali di una di queste persone
e al termine del racconto, guardandolo negli occhi, provate a trovare
il coraggio per invitarlo a tornare al proprio paese di origine.
La
storia ci ricorda le nostre radici e le nostre cicatrici: «Generalmente
sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché
tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche
nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano
a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano
una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano
lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati
per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini
anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno
molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre
donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia
perché è voce diffusa di stupri consumati quando le
donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi
alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro
che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere
di espedienti o, addirittura, di attività criminali».
Fonte: Relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso
degli Stati Uniti sugli immigrati italiani, ottobre 1919.
Vi ricorda qualcosa? Solo per fornire qualche altro
dato “storico” è utile ricordare che l'Italia è stata
interessata dal fenomeno dell'emigrazione soprattutto nei secoli XIX
e XX. In particolare, dai porti del Mediterraneo partirono molte navi
con migliaia di italiani diretti nelle Americhe in cerca di un futuro
migliore. Tra il 1860 e il 1885 sono state registrate più di
10 milioni di partenze dall'Italia. Nell'arco di poco più di
un secolo un numero quasi equivalente all'ammontare della popolazione
che vi era al momento dell'Unità d'Italia (23 milioni nel primo
censimento italiano) si trasferì in quasi tutti gli Stati del
mondo occidentale e in parte del Nord Africa. Si trattò di
un esodo che toccò tutte le regioni italiane.
Alla fine di questo articolo ognuno di noi rimarrà della propria
opinione ma di una cosa dobbiamo essere tutti convinti: nessuno di
noi ha la soluzione giusta ma il problema va AFFRONTATO e
RISOLTO e invece il nostro caro sindaco continua ad ignorarlo
come se non esistesse. Il parcheggio Metro di via delle Messi D'Oro
è pieno di profughi che vi soggiornano, hanno fame e molti
di loro sono malati (come comunicato dai volontari della CRI). Sono
sempre di più e stanno diventando una vera emergenza. Abbiamo
inviato una segnalazione all'ente
internazionale UNHCR che si occupa di queste persone ma senza
ottenere alcun risultato perché nel mondo ci sono situazioni
ancora peggiori che meritano tutta l’attenzione possibile. È
tutto sulle spalle di pochi volontari che spesso fanno l’impossibile
per portare un minimo di assistenza ai profughi. Tutti noi abbiamo
una visione diversa del problema ma di una cosa siamo sicuri: DA
SOLO NON SI RISOLVE!
Antonio
Barcella
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