I migranti “invisibili” dello sgombero di via delle Messi D’Oro

18 maggio 2015 - Improvvisamente è esplosa la polemica sul modo in cui è stato eseguito lo sgombero dei rifugiati di via delle Messi D’Oro. Quasi tutti d’accordo sulla necessità di un intervento che a molti residenti è apparso tardivo (12 anni di tolleranza prima che diventasse una vera emergenza nell’ultimo anno). Le proteste si focalizzano sul gruppo nutrito di migranti che da qualche giorno sta occupando l’area del parcheggio Metro di Ponte Mammolo posto di fronte al villaggio abusivo raso al suolo.
Guardando questo fatto da osservatori esterni, con una dose di superficialità frutto della scarsa comunicazione delle istituzioni sulla questione dell’accoglienza, sembrerebbe una operazione riuscita a metà parzialmente mitigata dall’eccezionale intervento dei volontari del territorio che hanno fornito assistenza immediata ai profughi rimasti nella zona. Ma c’è una verità diversa che siamo riusciti a ricostruire grazie alle dichiarazioni di addetti ai lavori, istituzioni e volontari: le persone rimaste in via delle Messi D’Oro sono in gran parte “profughi in transito” che non vogliono essere identificati perché la loro destinazione finale è il nord Europa. Si sottraggono ai controlli delle forze dell’ordine e cercano di rendersi invisibili, evitando perfino di entrare nei quartieri, limitandosi a soggiornare presso questi centri di “transito” per breve tempo in attesa di riprendere il viaggio verso la destinazione finale. Spesso si servono di una pseudo rete di assistenza, più o meno lecita, costituita da altri migranti che li guida nel loro travagliato viaggio. Molte di queste persone hanno rifiutato di essere condotti presso i centri di accoglienza.
"Posso assicurare che le 150 persone di Messi D'Oro sono state correttamente allocate". Così il prefetto di Roma Franco Gabrielli in merito alla questione delle persone sgomberate dall'insediamento abusivo di via Messi d'Oro. "Messi D'Oro era un insediamento caratterizzato dalla più assoluta variabilità dei soggetti che vi facevano riferimento - ha precisato Gabrielli nel corso del suo incontro con i comitati cittadini del V municipio - Lo sgombero era stato programmato da tempo, erano state verificate le persone e il numero delle persone verificate all'interno hanno trovato una soluzione. Sono scandalizzato dal fatto che ci sia una società, comprese le istituzioni, che consente quello che era consentito a Messi D'Oro - ha ribadito Gabrielli - Io credo che sia immorale che si faccia dello scandalismo per una ipotetica risposta non adeguata".
L’assessore al Sociale, Francesca Danese, in merito allo sgombero, ha dichiarato: "L’assessorato non è responsabile dei tempi e delle modalità dello sgombero. Anzi è intervenuto più volte per diluire le tensioni prima e durante l’operazione".
Quello che invece osservano ancora i residenti del Tiburtino sono le numerose persone che ancora vivono in condizioni estremamente precarie e al limite dell’emergenza umanitaria, spostate solo di alcuni metri dall’ex villaggio abusivo di cui sono ancora visibili le macerie.

Antonio Barcella
www.collianiene.org

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