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giugno 2015 - Prendiamo spunto da una lettera giunta ieri
sera in redazione per riprendere la “strana” storia dell’assegnazione
del Casale della Cervelletta al fine di farne un progetto che
somiglia molto ad un agriturismo. Una storia che ha ancora tante ombre
da chiarire e sulla quale anche il Presidente del IV Municipio Emiliano
Sciascia ha espresso alcuni
dubbi che, secondo noi, non sono stati affatto chiariti. Perché
emettere un bando
di assegnazione sulla tenuta della Cervelletta se quell’area era
già ben curata dai volontari del territorio? Perché
non è stata data precedenza ai braccianti che da cinque generazioni
coltivano la tenuta? Perché ora queste persone dovrebbero lasciare
le abitazioni nel Borghetto e i propri ricordi in nome di una logica
politica spartitoria non condivisa dagli abitanti del territorio?
Perché Roma Natura e l’Associazione Insieme per l’Aniene non
hanno fatto sentire la loro voce su questo “esproprio” che avviene
su un’area “tutelata” come il Parco naturale della
valle dell’Aniene? Perché il Presidente del IV Municipio e
la sua Giunta, che ben conoscono la storia di questo territorio, hanno
permesso che accadesse tutto questo restando semplici osservatori
e confermando, di fatto, lo scarso potere decisionale che hanno sulle
questioni che riguardano direttamente i residenti di quest’area? Tante
domande e ben poche risposte che lasciano inalterate alcune ombre
che devono essere chiarite al più presto prima che si insinui
il tarlo del dubbio nella testa degli abitanti del tiburtino. Se qualcuno
ritenesse di avere queste risposte, saremo ben lieti di pubblicarle
perché noi desideriamo solo la tutela del bene pubblico
e su questo chiediamo “garanzie”.
“Buonasera, sono una cittadina di Colli Aniene e da anni seguo
le vicende
del Castello della Cervelletta, nessuno però ha mai scritto
che nelle abitazioni rurali in via della Cervelletta, quelle vicine
al castello, abitano ancora gli ex braccianti che coltivavano la tenuta
e che abitano li da 5 generazioni…. Si dice soltanto che ci deve essere
l’esproprio, nessuno dice però che alle persone che abitano
in quelle case da sempre non è stato offerto un rimborso, in
quanto le case sono diventate di proprietà del comune, e alle
famiglie che risiedono ancora li hanno offerto solo 6 anni di affitto
in altro luogo e poi niente altro! Neanche un alloggio popolare! QUESTO
NON E’ CERTAMENTE GIUSTO!
Ci sono delle persone anziane che sono nate in quelle case e che hanno
ricordi dei loro nonni che già vi abitavano e che sono stati
liquidati, dopo anni di lavoro nei campi, proprio con la casa stessa,
sulla parola però, senza un atto che avvalorasse questa parola
data! Sfruttando l’ignoranza dei poveri braccianti la proprietà
evitò in questo modo di pagare le liquidazioni, quando vendettero
la tenuta vendettero semplicemente tutto quello che c’era compresi
gli alloggi degli ex braccianti agricoli.
Allora
perché invece di pensare ad un agriturismo o ad un albergo
diffuso o altro, non si pensa a sostenere queste persone che hanno
sempre abitato quelle povere casette? Cosa si toglierebbe al parco
se quelle famiglie restassero nelle loro abitazioni? Perché
il comune non pensa ad una ristrutturazione di quelle casette, facendo
poi pagare un minimo di affitto a scopo di recupero delle spese del
restauro? Perché non si consente ai legittimi abitanti del
Borghetto di diventare proprietari effettivi delle case che abitano
da quasi due secoli?
Sarebbe giusto, se proprio non si potesse fare diversamente, assegnare
degli alloggi popolari a quelle famiglie non vi pare? Ancora più
giusto sarebbe consentire loro di restare dove sono, nelle terre che
hanno coltivato per anni, dove sono le loro radici e tutti i loro
ricordi.
Cerchiamo di immedesimarci un po’ con queste persone che negli anni
hanno visto la città crescere intorno a loro ed arrivargli
vicinissima pronta a divorarli….Quelle casette ci sono da prima che
venisse costruito Tiburtino terzo e Colli Aniene!! – Laura (P.S.:
Le cose che ho scritto non me le sono inventate, le ho sapute parlando
con gli abitanti del Borghetto”
Antonio
Barcella
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