Misericordia per le periferie di Roma
Un articolo di Vincenzo Luciani (AbitareARoma.net)

14 ottobre 2015 - Le cose si vedono meglio dalla periferia”. L’ha detto papa Francesco, mica noi, da 29 anni umili cronisti periferici. Quindi bisogna crederci o almeno accogliere con il dovuto rispetto questa affermazione della persona che più conta a Roma, e non solo, e che abita nel centro del centro.
Senza la presunzione di rappresentare tutte le sterminate e trascurate periferie romane, ecco il punto di vista di chi abita in una delle periferie di Roma est su quanto sta capitando nella nostra amata-odiata, esaltata-vilipesa città.
Il sindaco Marino si è formalmente dimesso e, salvo imprevedibili colpi di coda e di scena, lascerà il posto ad un commissario.
Danni per la città? Ricordando le precedenti esperienze, quasi nessuno, anzi spesso c’è il vantaggio di decisioni più sollecite e di risparmi per la collettività (basta esaminare, senza paraocchi e prevenzioni, gli atti degli ultimi commissari, quelli post-Rutelli e post-Veltroni, di cui nessuno ricorda più il nome).

Il fallimento vero è quello dei partiti e su questo non ci piove. Qui in periferia sono quasi assenti (presentissimi nelle campagne elettorali).

Ma sono solo loro oppure sono assenti anche molti soggetti che dovrebbero garantire i servizi ai cittadini?
I nostri territori sono vigilati e sicuri, puliti e decorosi, serviti bene dai mezzi pubblici? Le scuole godono di ottima salute, le strade sono in buono stato, i parchi sono puliti? I servizi sanitari sono efficienti e decorosi? Manco per sogno e non è solo colpa della politica.
C’è una categoria sociale di questa città che possa ritenersi immune dal suo attuale penosissimo stato?
Tutti vi hanno contribuito, dai giornalisti, agli ordini professionali, agli imprenditori (che parola grossa se riferita ai palazzinari, pardon ai costruttori), alle forze dell’ordine, ai sindacati, alle cooperative, ai banchieri, agli ecclesiastici che a Roma hanno un peso non inferiore a quando vigeva lo Stato pontificio.
Un esempio a quest’ultimo proposito va sottolineato.

Un certo giorno il Papa decide che dall’8 dicembre 2015 prenderà il via il Giubileo della misericordia. Senza sentire il bisogno di consultare né il Governo né il Comune che pure subiranno l’impatto, si dice tra i 15 e i 30 milioni, di pellegrini o visitatori. Dopo l’annuncio papale tutti, genuflessi e proni, a fare a gara per cogliere la straordinaria occasione, per rendere accogliente la città, costi quel che costi. E i costi, certi e pesantissimi, come i disagi? Li pagherà, che diamine!, lo Stato e il Comune (entrambi disastrati). Anche perché ci si prospettano mirabolanti vantaggi economici e si evita invece di riesaminare i reali profitti e soprattutto i costi inflitti alla città dal precedente Giubileo.
Per chi ricorda, come noi, l’altro Giubileo i vantaggi (spirituali ed economici) ci saranno senz’altro per la Chiesa e per le casse vaticane, mentre per quanto riguarda la capitale ne trarranno profitto soprattutto i soliti noti dei business epocali. Invece per le periferie ci saranno meno presenza di forze dell’ordine che saranno risucchiate per la vigilanza nelle zone centrali, meno mezzi pubblici nei quartieri periferici (solo quelli più scassati, visto la mancata fornitura di nuovi bus), metropolitane a forte rischio di funzionamento, servizio di nettezza urbana concentrato in centro, ecc.

Siamo pronti certamente a riferire di eventuali miracoli che dovessero intervenire e a smentire le nostre fosche previsioni.
Ieri notte ho fatto un sogno: papa Francesco, ribaltando, come è solito fare, ogni programma e protocollo, inaugurava l’8 dicembre il Giubileo della Misericordia nella chiesa di Dio Padre Misericordioso a Tor Tre Teste.
La folla accorsa da ogni dove era assiepata in tutte le strade e anche sul Multipiano di via Tovaglieri, non più indecente e che miracolosamente era stato ristrutturato e reso agibile.

Vincenzo Luciani (AbitareARoma.net)

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