23
novembre 2015 -
Ama Spa comunica di aver disposto l’interruzione del servizio di raccolta
differenziata di indumenti e accessori di abbigliamento usati sul
territorio comunale, revocando l’affidamento ai consorzi aggiudicatari
Sol.Co e Bastiani. Nei prossimi giorni, pertanto, i consorzi citati
dovranno rimuovere i circa 1.800 contenitori gialli dedicati alla
raccolta nella città di Roma. Si rende noto, inoltre, che il
Consiglio di Amministrazione di Ama ha già deciso che tale
servizio di raccolta differenziata verrà internalizzato. A
questo fine, nel 2016, sarà bandita una gara ad evidenza pubblica
per l’acquisto di cassonetti da utilizzare per il conferimento dei
rifiuti tessili e si procederà per dotare l’azienda capitolina
di strutture atte alla valorizzazione in proprio di tali materiali.
Il provvedimento,
che si inserisce nel percorso di trasparenza e legalità intrapreso
dal nuovo management di Ama, è stato deciso in quanto nell’ambito
del processo per “Mafia Capitale”, lo scorso 5 novembre è stata
resa pubblica la “Relazione sugli esiti dell’accesso presso Roma Capitale”
del Prefetto di Roma, che contiene anche un capitolo riguardante questo
servizio. All’interno del documento, si evidenziano condotte non corrette
dei due consorzi nella gestione e nella partecipazione alla gara del
2008, nonché l’esistenza di gravi infiltrazioni mafiose che
avrebbero interessato anche direttamente talune delle cooperative
esecutrici del servizio. Gli attuali vertici di Ama Spa, anche in
questo caso, assicureranno la massima collaborazione alla Procura
della Repubblica che, attraverso la Direzione Distrettuale Antimafia,
ha richiesto gli atti relativi sia all’appalto del 2008 sia a quello
risalente al 2013, riguardanti i medesimi soggetti.
Nella lettera
che l’azienda, a propria tutela, ha già inviato ai consorzi
Sol.Co e Bastiani, vengono sottolineate le “gravi ragioni di opportunità
nonché di tutela del pubblico interesse” che hanno determinato
la decisione di non procedere alla stipula dei nuovi contratti di
affidamento e di “interrompere la prosecuzione del servizio in essere”.