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marzo 2016 -
Cade un albero ad Ardea che provoca morti e feriti ed ecco che, finalmente,
nella città vengono messi in sicurezza gli alberi pericolanti.
Così è accaduto a Colli Aniene per i pini posti in viale
Franceschini sul marciapiede posto davanti al Bar 66 e altre alberature
del quartiere. Ai controlli effettuati dalla ditta appaltatrice sono
seguiti gli abbattimenti dei 3 pini di cui uno solo visivamente pericolante.
Siamo in forte dubbio che fosse realmente necessario tagliare tutti
e tre i pini e ci auspichiamo che il Servizio Giardini abbia fatto
una valutazione opportuna prima di dare il via libero all’operazione.
Un albero è sempre una ricchezza per il quartiere e per la
città. Prima che accadesse il fattaccio di Ardea, le segnalazioni
relative a questi pini erano state completamente ignorate, come sono
state lasciate nel dimenticatoio le scuole che cadono a pezzi, le
strade e i marciapiedi che si sgretolano sotto le ruote e sotto i
piedi, la segnaletica stradale orizzontale e verticale, le discariche
abusive, gli arredi dei parchi fatiscenti e le aree ludiche rimosse
e mai ripristinate (almeno due casi nel quartiere). Municipio e Comune
lavorano in gran parte sull’emergenza, come se fosse un metodo di
lavoro o una prassi consolidata, mentre dovrebbe rappresentare l’eccezione
ad un serio lavoro di programmazione che è del tutto scomparso
in questa città. Lavorare sull’emergenza consente spesso alle
amministrazioni locali di by-passare l’iter burocratico e di assegnare
i lavori senza ricorrere ai bandi pubblici. Una cosa voluta o frutto
di casse perennemente vuote a causa del malgoverno della politica
locale che va avanti da decenni tra “mafie” e appalti sospetti.
La
parola “emergenza” deriva dal latino “e-mergere” che vuol dire “venire
alla superficie”, quindi anche “innalzarsi”, “risaltare”, dunque “emergenza”
è ogni fatto, avvenimento o fenomeno che era precedentemente
nascosto, sommerso, e che, per qualche circostanza, viene all’attenzione
di tutti. Nel linguaggio giornalistico indica una situazione di estrema
pericolosità pubblica, tale da richiedere l’adozione di interventi
eccezionali ossia che costituisce eccezione rispetto a una norma.
Quindi la “norma” non può essere “l’emergenza” e solo quest’ultima
può essere gestita in priorità. Solo un fatto improvviso
ed imprevisto, la degenerazione inaspettata di un fenomeno di disagio
poco conosciuto o trascurato, può costituire un’emergenza che
può richiedere un intervento rapido e sollecito tale da trascurare
le normali procedure o la prassi corrente pur di intervenire tempestivamente.
Il fenomeno attuale invece ha assunto una dimensione tale da superare
qualsiasi vincolo, comprese le leggi e le costituzioni e, soprattutto,
non ha una durata precisa che costituisce l’elemento primario dell’eccezione.
Per concludere: non si può continuare a gestire tutto in stato
di perenne emergenza. Di certo “si può e si deve fare di più
e meglio” sulla programmazione degli interventi relativi al territorio.
È arrivato il momento di dimostrarlo.
Antonio
Barcella
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