17
marzo 2016 -
L’ex
fabbrica abbandonata di penicillina, posta sulla tiburtina nei pressi
di San Basilio, rappresenta da molti anni una vera “bomba ecologica”
e un mostruoso residuo in cemento simbolo del fallimento dell’industrializzazione
del territorio. Sono metri cubi infiniti che potrebbero essere utilizzati
per tante di quelle esigenze mancanti in questo Municipio. Con progetti
adeguati non ci sarebbe bisogno di andare a cementificare altre aree
del tiburtino perché lì dentro ci possiamo mettere ciò
che vogliamo facendo un’operazione straordinaria di rigenerazione
urbana dal punto di vista architettonico. Rigenerazione urbana significa
"rinnovamento urbano", "rinascita urbana", "riuso
urbano", o abbattere e ricostruire, su un’area già edificata.
Sono operazioni di tutela del territorio utilizzate in tutta Europa.
Lo stabilimento della Società industrie chimiche farmaceutiche
LEO venne inaugurato il 21 settembre del 1950 da Sir Alexander Fleming,
lo scopritore della penicillina, come il più grande polo di
produzione della penicillina in Europa, per coprire il fabbisogno
nazionale e permetterne l’esportazione su vasta scala. La fabbrica,
è stata poi ceduta nel 1971 alla ISF s.p.a., rimanendo operativa
fino alla prima metà degli anni novanta. In quegli anni la
ISF cessò la sua attività e l’edificio venne abbandonato
entrando a far parte degli scorci panoramici di relitti urbani che
rendono brutta la città e nulla mantengono dello splendore
di un tempo. Negli anni duemila il fabbricato sarebbe dovuto diventare
un albergo a quattro stelle ma purtroppo i lavori non vennero mai
iniziati per motivi ancora oggi ignoti.
Oltre alle condizioni di fatiscenza e abbandono, l’ex fabbrica rappresenta
un elevato rischio geologico dovuto alla presenza di resti di materiali
altamente tossici che venivano prodotti o trattati all’epoca: confezioni
di collirio, rifiuti speciali e bidoni dal contenuto incerto. È
frequentata come riparo notturno da persone senza fissa dimora e spesso
è stata oggetto di occupazioni abusive.
Il
17 aprile 2014 il Presidente del IV Municipio Emiliano Sciascia, in
risposta al servizio di Striscia la Notizia di pochi giorni prima,
rilasciava una dichiarazione alla stampa: “Come ha sottolineato
l’Assessore Marino, verranno attivate tutte le procedure necessarie
per la bonifica dell’area, nella quale sono state anche rilevate le
tracce della presenza di persone. Lo stabile dell’ex fabbrica farmaceutica
è una presenza costante negli anni per chiunque come me è
cresciuto e vive in questo quartiere, ma non possiamo accettare che
questi orribili e pericolosi esempi di architettura industriale ormai
fatiscenti e a rischio di crollo, continuino a imbruttire la nostra
città. Per questo sono soddisfatto del sopralluogo di oggi
che si è concluso con l’apposizione da parte del Comando dei
Carabinieri dei sigilli, per impedire l’accesso a chiunque, in quanto
area sottoposta a sequestro penale. Nel pomeriggio incontrerò
l’Assessore Caudo e porterò sul tavolo della discussione anche
questo argomento, perché l’iter che riguarda questo stabile
proceda velocemente. Abbiamo già aspettato troppo tempo.”
Inutile dire che tutto è rimasto come allora: “passata
la festa, gabbato lo Santo”.