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aprile 2016 -
Meglio tardi che mai! È proprio il caso di dirlo dopo
che il Consiglio del IV Municipio si è finalmente espresso
su un altro degli aspetti del “pasticciaccio
brutto della Cervelletta” che, come abbiamo ribadito
più volte, non si limita solo al Casale settecentesco ma coinvolge
anche il bando pubblico per l'assegnazione di immobili rurali (il
cosiddetto Borghetto) e terreni della Tenuta della Cervelletta assegnati
al sig. A. M., concorrente classificato al primo posto della graduatoria
predisposta dalla Commissione incaricata. Un bando che non terrebbe
conto dell’impossibilità di realizzare orti urbani, agricampeggi;
l'obbligo di ripristinare la manutenzione dei canali di drenaggio
esistenti e di riqualificare la vegetazione spontanea; il divieto
di coltivazione assoluto in alcune aree e di utilizzare serre;
l'obbligo di convertire il procedimento di coltivazione "bio"
entro 3 anni; obbligo di destinare un'area a carattere multifunzionale
e didattico di concerto con le associazioni del territorio.
Noi ci siamo subito
chiesti come fosse possibile che edifici e terreni compresi nel Parco
Naturale della Valle dell’Aniene e, per questo, sottoposti a vincoli
e tutele paesaggistiche e comunque incompatibile con la peculiarità
dell'area, potessero essere assegnati ad un ‘presunto” giovane agricoltore
per il recupero produttivo agricolo dell'Agro Romano. Se il Comune
di Roma Dipartimento del Patrimonio, prima di indire la gara, si fosse
informato sui vincoli avrebbe scoperto che il progetto presentato
dal soggetto vincitore del bando sarebbe per larga parte irrealizzabile
per i seguenti motivi:
- non è dato sapere come il Lotto l potrà essere utilizzato
a finalità agricole, addirittura di tipo "bio"in
presenza di un terreno probabilmente caratterizzato da un
forte inquinamento;
- "la natura paludosa dei terreni ne comporta un periodico allagamento,
che limita l'accesso all'area per diversi periodi dell'anno ed ovviamente
limiterebbe la coltivazione nei periodi di alluvione";
- "sia il fosso della Cervelletta che il fosso di Tor Sapienza,
che insistono sull'area, in caso di piogge molto forti, non più
eccezionali negli ultimi anni, esondano portando rifiuti inquinanti
incompatibili con una agricoltura biologica";
- le aree incluse nel bando sono adiacenti al collettore fognario
dell'Acea che alimenta il depuratore di Roma Est, posto sotto sequestro
e commissariato dalla Procura della Repubblica di Roma per sversamento
nel fiume Aniene di acque non depurate: dal 2001 ad oggi è
avvenuto il graduale inquinamento delle fonti sorgive (precedentemente
potabili) e dei fossi dell'area.
Oltretutto
il Consiglio del IV Municipio dichiara: “…infine sembra che i vincitori
del bando abbiano iniziato dei lavori all'interno degli immobili,
già in loro possesso, senza le dovute autorizzazioni/nulla
osta da parte di RomaNatura.”
La pronuncia
del Consiglio del IV Municipio, a distanza di quasi due anni dalla
gara pubblica, attraverso un ODG
(n. 3 del 2016) impegna il Presidente e la Giunta ad
adottare ogni azione utile finalizzata ad accertare che i terreni
oggetto del bando di cui alle premesse non siano utilizzati per
finalità agricole di coltivazione biologica e appuri le
ragioni per le quali l’ente di controllo RomaNatura ha proceduto a
sottoporre a sequestro preventivo alcuni dei beni oggetto di bando
e, qualora venisse accertato che il soggetto vincitore abbia iniziato
alcuni lavori in assenza delle prescritte autorizzazioni amministrative/nulla
osta, o dovessero emergere ulteriori e diverse violazioni, proceda
alla rescissione unilaterale del contratto, previa
diffida al vincitore, in applicazione dell'art.7 del bando stesso
citato in precedenza.
In
un secondo ODG
(n. 4 del 2016) lo stesso Consiglio critica le
modalità di sgombero del 26/1/2016 nei confronti degli
abitanti del Casale all’interno della tenuta della Cervelletta. Si
evidenzia nel documento che organi di stampa hanno riportato le parole
di alcuni degli abitanti coinvolti dalle operazioni di sgombero: “Siamo
stati cacciati senza ricevere alcuna sistemazione alternativa. Gli
assistenti sociali ci hanno proposto un appoggio in una casa famiglia
o alla Caritas. Non sappiamo davvero dove andare. Per qualche giorno
cercheremo qualcuno a cui appoggiarci, almeno mia moglie e i miei
figli. Ma con lo sgombero di questa mattina il futuro è davvero
nero…”
Si evidenzia inoltre come l’Amministrazione Comunale abbia palesemente
violato la normativa in vigore in materia di diritto di abitazione
e le specifiche provvidenze stabilite per l’emergenza abitativa. Il
Consiglio impegna il Presidente del Municipio a garantire il
diritto di abitazione costituzionalmente tutelato e a trovare
soluzioni idonee ed adeguate tali da non condurre alla divisione dei
gruppi familiari. Il Presidente deve inoltre accertare eventuali responsabilità
di dirigenti e di altri soggetti che hanno dato seguito ai provvedimenti
di sgombero effettuati.
Il “pasticciaccio
brutto della Cervelletta” diventa sempre più ingarbugliato
al punto che il cittadino si pone l’interrogativo se non sia opportuno
che gli organi di polizia e di controllo chiariscano questo intrigo
al fine di eliminare ogni dubbio su una
storia che fa acqua da tutte le parti.